"Eccoci, miei cari."
Il cielo azzurro si aprì sopra di loro, esplodendo con tanta forza dopo la notte buia che al Berto e alla Caterina mancarono le parole. Alle loro spalle, la scura foresta sembrava chinarsi umile sotto tanta magnificenza. La casetta di pietra li guardava con la bocca spalancata. Dalla stalla, fecero capolino Cenere e Lucerna, che gli corsero incontro.
"Oh! Che splendore di animali!" fece il vecchio.
Tirò fuori due piccole mele dalla bisaccia per offrirle ai due ronzini, che si profusero di affetto nei suoi confronti, come se fosse il loro padrone da lungo tempo. Dalla criniera di Lucerna saltò fuori l'Ercole.
"Siete tornati!"
"Avevi qualche dubbio? Anche i tuoi compagni sono prodi guerrieri" sorrise il Polo Creanza.
Quindi si rivolse al Berto e alla Caterina.
"Fioi, vi ringrazio per l'ospitalità che mi avete accordato, e la piacevole compagnia."
"Ve ne andate, signore?" chiesero i due quasi all'unisono.
"Eh sì, sono un viandante io. E se i viandanti non viandano, dove finirebbe il mondo? No no, certe cose devono rimanere un riferimento."
Era estremamente bonario, come se la luce del sole gli fosse entrata nel cuore.
"Signore, mi piacerebbe accompagnarvi un pezzo, visto che il mio padrone non è tornato" si intromise Cenere, tutta educata.
"Mi faresti un favore, mia cara. Sai, le mie povere ginocchia."
Le saltò in groppa con una agilità che le sue povere ginocchia non avrebbero dovuto permettergli, e il grande cappello di paglia gli cadde indietro. Se lo sistemò con cura. Il Berto e la Caterina si sentirono entrambi come persi, al realizzare che il vecchio Polo se ne stava andando. Come se lo conoscessero da sempre, come se non avessero passato assieme solo una notte attorno a del fuoco e a del formaggio.
"Ma noi come faremo, senza di te?" chiese il Berto, "perché sento che se te ne andrai, noi ne soffriremo, anche se ti conosciamo appena?"
"Vuol dire che è stato un buon incontro allora, di quelli che dovevano succedere. Anche voi mi mancherete, ma sono piuttosto sicuro che ci rivedremo."
Tirò fuori da una tasca un foglietto piegato, e lo porse al Berto.
"Una pagina, dalle Cronache delle Domande Sciocche" disse sorridendo.
"Ma è chiusa. La posso aprire?" chiese il Berto con gli occhi lucidi.
"Certo, è la tua! Saprai benissimo quando aprirla, al momento giusto!"
Quindi si rivolse a Cenere.
"Che dici mia cara, hai voglia di farti una bella corsa? Guarda che prati meravigliosi!"
"È dal risveglio che non aspetto di fare altro!" rispose la cavalla fremendo di eccitazione.
"Andiamo allora, a Oriente! Addio miei cari, e non temete l'oscurità!"
Cenere si impennò, come se finalmente si sentisse davvero libera di correre dopo tanto tempo. Divorava la strada come un affamato la minestra, lasciandosi dietro un cappello di paglia e una grassa risata.
Lucerna si portava appresso il Berto e la Caterina di mala lena. Andava al passo e al massimo al trotto, inutile correre, pensava, in una giornata così bella.
"Beh, come mai non sento nessun battibecco oggi? Sembra che abbiate visto un fantasma" chiese la cavalla.
"Non ne sono sicuro" rispose distrattamente il Berto.
STAI LEGGENDO
Nel cuore e nella pietra
Fantasy"Sta nascendo, sta nascendo!" Alla cava, il grande Berto posò la mazza e si tolse il fazzoletto dagli occhi, scuotendosi di dosso le schegge e la polvere del granito con le manacce callose. "Sta nascendo?" chiese agitato il gigantesco tagliapietre. ...