20. Briciole

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I medici a volto coperto sciamarono dalla città tutto attorno al carretto. I guardastrada ne avevano rotto le ruote e si erano portati a generosa distanza, da dove non si erano più mossi.

"Brutto, brutto affare" aveva commentato il vecchio medico, rinfagottando la sua borsa in fretta e furia.

"La peste? Stiamo scherzano? Mica ci vorrete lasciare qua!" commentò il Flavio pieno di apprensione.

"Avviso subito il Capitano. Comunque, non preoccupatevi. Dovreste essere abbastanza lontani. I guardastrada abbatteranno istantaneamente chiunque provi ad allontanarsi dal carretto. Arrivederci."

"Dovreste? Dovreste?" gli urlò dietro il Berto.

"Ma stiamo scherzano? Io mi tolgo i ceppi" disse il Cosimo, armeggiando con i pioli.

"Non vorrai disattendere le disposizioni del tuo Capitano, Cosimo."

"Io me ne frego!" rispose quello, ma non finì la frase come una delle ombre si materializzò nella esile figura del Pièbisulco.

"No, chiaro che non disattenderei mai gli ordini del Capitano. Parlavo per rabbia. È che questa cosa delle peste mi mette un po' di apprensione, sapete" rispose il Cosimo sudando.

"Ci mette!" gli fece eco il Flavio.

"Non preoccupatevi. Non è peste" rispose il boia.

"Non è peste?" disse il Berto mordendosi le labbra come si rese conto di ripetere.

"Come fate a saperlo?" chiese il Flavio.

"Dal colore."

Si infilò dei guanti scuri, e si dissolse nelle ombre.

"Quel tipo mi mette i brividi" osservò il Berto, ansimando per il dolore.

"Non che quelli che sciamano attorno al carretto siano molto più rassicuranti" osservò il Flavio.

"Decisamente no" concordò il Cosimo.

Diverse figure vestite di nero, con maschere e cappelli simili a corvi, si erano attrezzate con tende e tavoli vicino al carro. Dei bracieri erano stati sistemati tutti attorno, come volessero fare la guardia a qualche male invisibile. Il Pièbisulco stava fra di loro, parlando come se fosse un loro pari. I corvi quindi si consultarono a lungo, con i lunghi becchi che annuivano e disapprovavano. Dopo una lunga discussione, si tolsero le maschere, e ripresero a consultarsi col Pièbisulco. In poco tempo, dalla porta della città uscì uno sciame di monache e preti con barelle, incensieri pacchi di panni. Si consultarono a loro volta con i medici, e dopo lungo disquisire caricarono delicatamente gli occupanti del carretto verso la città.

"Li stanno legando?" chiese il Berto.

"Come mai i dottori si tolgono le maschere?" chiese il Cosimo.

"Che ci fa lì quel viscido del Pièbisulco?" concluse il Flavio.

"Sicuramente non siete un trio di faine, voialtri. Cosa vi hanno detto prima? Non è peste" si intromise Caterina.

"Non è peste? Come fai a dirlo, porca miseria?" le chiese il Berto tutto arrabbiato.

"Dall'odore" osservò la volpe, muovendo il naso nell'aria.

Il suono squillante di una tromba si alzò dal campo, e le campane della città presero a suonare l'allarme. Il campo si movimentò improvvisamente, mentre sugli spalti delle mura presero a muoversi osservatori e vedette.

"L'all'arme!" constatò il Cosimo preoccupato.

"No, questo è l'all'erta" lo corresse il Flavio.

Nel cuore e nella pietraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora