My body is a cage

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My body is a cage
That keeps me from dancing with the one I love
But my mind holds the key


Dita gentili si insinuarono tra i miei capelli, grattando delicatamente il mio scalpo. Mi strinsi nelle coperte in cui Andrew mi aveva avvolto dopo che ero scoppiata di nuovo a piangere, non ricordavano neanche di come fossi arrivata in quel letto. Quando le emozioni si facevano troppo forti semplicemente spegnevo la luce della mia coscienza e scivolavo nell'oscurità, mi chiesi se non fosse un altro dei souvenir della mia infanzia.

-Tesoro... Come stai?-

La voce dolce di Rosalie era bassa, un sussurro sulle mie orecchie, sapeva di conforto.

-Non lo so-

Ammisi realizzando che ancora una volta mi sentivo come un vaso vuoto, inutile e immobile. La tristezza camminava a braccetto con la mia frustrazione, non avevo avuto nessuna parola, non avevo potuto prendere parte alla decisione, perché Simon aveva scelto per me.

Rosalie annuì e una volta stesasi accanto a me riprese ad accarezzarmi la testa, come una madre con il proprio bambino ed era così che mi volevo sentire, una bambina, i cui problemi potevano essere solo dei brutti incubi tra una sessione di gioco e un pisolino.

-Avresti dovuto chiamarmi-  Quando Rosalie usava quel tono sconfortato sembrava davvero una madre. -Non credo di aver mai visto Andrew così nervoso, neanche dovesse disinnescare una bomba-

Quello riuscì a strapparmi un sorriso e Rosalie si strinse a me, premendo il suo petto contro la mia schiena, condividendo un po' del suo calore con me.

-Disinnescare una bomba non è poi così difficile-

Scherzai, cercando di riempire quei piccoli attimi con qualcosa, qualsiasi cosa: parole, battute, sciocchezze, prima che la realizzazione di ciò che era successo tornasse a piombare sulla mia mente.

-Comunque lo sai, sei già abbastanza impegnata di tuo, non hai bisogno di una che fa un piagnisteo sul proprio cuore infranto- Aggiunsi poco dopo, voltandomi su un fianco, per guardarla negli occhi.

Rosalie mi guardò ed alzò gli occhi al cielo.

-Sempre brava a sminuire i tuoi problemi, eh?- Abbassai lo sguardo a quelle parole, sentendomi un poco colpevole, ma Rosalie non sembrava decisa a fermarsi. -Non puoi fare sempre così-

-Così come?-

Chiesi con un filo di voce, le mani si Rosalie mi massaggiarono dolcemente la nuca, ma i suoi occhi avevano un'espressione severa.

-Finché si tratta di piccole cose... delusioni e così mi chiami, ma quando arrivi sul punto di avere davvero bisogno, ti isoli-

-Ho chiamato Andrew...- Ribattei stringendomi nelle spalle.

Rosalie sospirò piano. -Andrew, già, il tuo capo? Che conosci quanto? Non siete mai stati così intimi-

-E' più facile- Ammisi con un filo di voce, mi avvicinai ancora a Rosalie, finché le nostre fronti non si toccarono e potei sentire il suo respiro caldo sul mio viso. -Posso sopportarlo, se lui mi vede come un peso, una fatica-

Una vocina nella mia testa continuava a ripetermi che stavo esagerando, che la mia era tutta una reazione spropositata. Stavo facendo perdere tempo sia a Rosalie che Andrew. C'erano cose più importanti, rispetto al mio cuore spezzato.

C'era sempre qualcosa di più importante, in realtà.

Mi lasciai coccolare fino al giorno successivo, in cui mi ritrovai costretta a tornare al mio appartamento, improvvisamente più freddo. Riabbracciai Colonnello, aggrappandomi a lui con forza e lui, stranamente, mi lasciò fare. 

Little Nightingale - Simon Riley "Ghost" (Call Of Duty) x reader CivilianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora