As the world caves in

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And here it is, our final night alive

And as the earth burns to the ground


Plic. Plic.

Aprii gli occhi, piccole gocce rosse cadevano sulle mie ginocchia, assorbite dalla stoffa dei miei pantaloni.

Plic. Plic.

Ancora altre gocce dense e scure.

Attorno a me il buio, il vuoto.

Poi l'ombra di un uomo che si stagliava alta e minacciosa sopra di me.

-Davvero... Speravo in qualcosa di più sai? Invece sei solo un danno collaterale-

Strizzai gli occhi, gonfi e pesanti, mentre tutto il lato destro del mio volto gemeva di dolore, bruciava come se vi avessero passato dei tizzoni ardenti. Chris Ladner mi osservava a pochi passi, con un'espressione sorniona dipinta sul volto e le braccia conserte.

-É quasi patetico a pensarci bene-

Gli avevo detto tutto.

Prima di essere trascinata fuori dal bagagliaio ero certa che sarei stata in grado di resistere, che avrei preso tempo, avrei raccontare qualche bugia.

Quanto mi ero sbagliata.

Nessuno mi aveva mai preparata alla paura che ti scava nelle ossa, nella cartilagine, né alla violenza che mi sarebbe stata riservata. Davanti alla morte non c'è nobiltà d'animo, solo un nudo desiderio di sopravvivere a tutti i costi.

Credevo di sapere cosa fosse il dolore, avevo preso una piccola dose di botte, calci e pugni nella mia adolescenza, ma nulla era comparabile alla foga con cui un uomo come Chris Ladner potesse colpire, furioso per avergli impedito di portare a termine la sua "missione". Così aveva chiamato, mentre mi interrogava, il suo tentativo di far saltare in aria la stazione metropolitana.

Ero crollata al primo gancio arrivato dritto sulla mascella. Lo scricchiolio dei denti, il formicolio sordo e poi il lampo di dolore lancinante mi avevano aperto gli occhi su quello che sarebbe successo in quel vecchio edificio abbandonato.

C'eravamo solo io e lui, il suo complice era rimasto in macchina, incitandolo a fare presto, perché non avevano tempo da perdere. Ai loro occhi non ero altro che un disturbo, una cosa di scarso valore.

Mi aveva portata in una piccola stanza buia, in cemento vivo, dai soffitti alti e il tetto in lamiera sostenuto da arrugginite travi d'acciaio. Doveva essere stata una fabbrica un tempo, o un capannone mai completato. La natura lentamente si stava riprendendo lo spazio a lei sottratto, persino i cavi della luce, abbandonati a prendere dal soffitto erano stati fagocitati dall'edera rampicante.

Quando mi aveva bruscamente gettata su una polverosa sedia in plastica avevo capito che con le mie sole forze da lì non sarei mai uscita.

Così avevo abbandonato ogni resistenza e con gli occhi ricolmi di lacrime gli avevo detto tutto, ogni cosa, di Simon, del fascicolo su di lui.

La vergogna mi aveva inondata, mentre dalla mia bocca uscivano fiumi di parole. Simon me lo aveva detto, di non cercare di resistere. Lui sapeva che ero solo una ragazza di città, non un soldato. Nessuno mi aveva mai preparato ad un simile orrore. Nonostante ciò mi sentivo umiliata ad aver venduto così facilmente l'uomo che amavo.

E mentre il sangue colava lento dalla mia bocca mi chiesi se ne fosse valsa la pena. Perché più andava avanti quell' interrogatorio, più iniziavo a pensare che Chris Ladner non avesse davvero interesse ad ottenere tutte quelle informazioni. C'era qualcosa nei suoi occhi. Uno scintillio ogni volta che le sue mani calavano violente su di me.

Little Nightingale - Simon Riley "Ghost" (Call Of Duty) x reader CivilianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora