God, tell me why did he hurt my girl?

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It wouldn't be so bad
It wouldn't hurt the world
Look what you did
Now in my sleep I am a murderer

It doesn't happen to women I know
I put it in a box in a TV show
It doesn't happen to women I know
God, tell me why did he hurt my girl?


La strada principale brulicava di persone in costante movimento che, come piccole formiche operaie, si affannavano sui marciapiedi, ignare. Simon le osservava dal suo piccolo angolo di oscurità, con la schiena poggiata contro l'umido muro in mattoni, lontano dalla ressa, in uno dei tortuosi vicoli che si snodavano dalla via principale.

Stringeva compulsivamente un logoro accendino rosso nella mano destra, un piccolo memento di suo fratello Tommy. Ultimo baluardo di un'adolescenza ormai sbiadita nella memoria, di serate passate a sgattaiolare fuori da quel claustrofobia appartamento delle case popolari per fumare qualche sigaretta rubata al padre di nascosto, per sentirsi adulti, per diventare grandi in fretta e scappare da quella merda che chiamavano vita.

E quelle sigarette avevano davvero esaudito il suo desiderio, ma a quale costo.

Ogni volta che era nervoso stringeva quell'accendino ormai vuoto, il meccanismo era così arrugginito che gli ingranaggi si muovevano faticosamente sotto le sue dita. Di solito lo aiutava, lo calmava, lo aiutava a tenere i piedi ben piantati a terra e la testa dritta verso l'obiettivo, ma non questa volta.

Questa volta no. Era semplicemente troppo, persino per un uomo come lui, che era andato all'inferno e ne era uscito.

La fiducia era un bene di lusso per lui, qualcosa che le sue tasche vuote non potevano davvero permettersi.

E se fidarsi degli altri era un lusso, amare era semplicemente impossibile. Richiedeva un prezzo che lui non poteva pagare, neanche dandosi in pasto agli usurai e agli strozzini.

Eppure... Aveva indugiato, quando aveva stretto tra le sue mani quel piccolo uccellino. Si era concesso per quel breve ed effimero momento di pace di aprire quel polveroso sacco raggrinzito che chiamava cuore.

Si era condannato da solo e questo non poteva perdonarselo.

Forse i suoi compagni lo avrebbero accusato di essere un paranoico, di aver avuto una reazione sproporzionata, ma non per lui.

No, lui aveva messo in scena l'ultima prova, l'ultima trappola e lei aveva fallito così miseramente sotto i suoi occhi. Era stato doloroso, perché aveva pregato, sperato, che lei fosse reale.

Il lampo di luce che aveva invaso il suo studio quella notte, quel dannato flash della fotocamera, era stato il proiettile che aveva trafitto il suo torace e le bugie del mattino successivo, uscite con così tanta semplicità da quella bocca piena e gentile erano state una lama piantata nella sua giugulare.

Perché una ragazza che portava con sé l'estate avrebbe dovuto avvicinarsi ad un uomo in decomposizione? Perché insistere in una relazione destinata a renderla infelice?

Finalmente Simon aveva ottenuto la risposta che cercava.

Non si era dato il tempo per soffrire, in una sorta di masochistica punizione non si era concesso neanche quello. Perché ad essere stati così stupidi non meriti neanche di avere tempo per elaborare un tradimento.

Ora doveva rimediare ai suoi errori, ai suoi peccati, perché il costo era troppo alto: la missione, la sua squadra, il mondo che conosceva, erano appesi ad un filo sottile che lui, con la sua stupidità aveva aiutato ad assottigliare.

-Certo che potevi darmi appuntamento in un posto più carino Ghostie-

Simon non si scomodò a voltare la testa, aveva sentito il delicato e ritmico movimento degli stivali della donna che lo aveva raggiunto nel vicolo. Si limitò a grugnire, ma non potè non corrucciare le sopracciglia.

Little Nightingale - Simon Riley "Ghost" (Call Of Duty) x reader CivilianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora