Hey, Lord, you know I'm fighting

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Hey, Lord, you know I'm tired

Hey, Lord, you know I'm tired

Hey, Lord, you know I'm tired of tears

Hey, Lord, just cut me loose


Taylor Ladner era seduto a terra, immortalato al picco della sua giovinezza. Sorrideva sornione con lo sguardo puntato verso l'obiettivo, le lunghe gambe distese sull'erba appena tagliata. Aveva un'aria compiaciuta, serena, di chi ottiene sempre ciò che vuole.

Seduta tra le sue gambe c'era una bambina.

Sulla sinistra, c'era un piccolo Chris Ladner, seduto a gambe incrociate accanto al fratello, non abbastanza da toccarlo, una tacita distanza tra i loro corpi, una distanza che sapevo essere stata imposta proprio dal maggiore.

Nonostante la giornata luminosa ritratta in quella foto, sul paffuto viso di Chris Ladner si trascinava un'aria malinconica, le sue sopracciglia erano aggrottate e le labbra piegate in una piccola smorfia scontenta. Un bambino con il broncio.

Agli occhi di un esterno doveva apparire come un nostalgico ricordo di un'estate fatta di giochi, giornate assolate e risate serene.

C'era una bambina, seduta tra le gambe dell'adolescente.

Ed io la conoscevo molto bene, era sempre rimasta in qualche angolo della mia mente. Potevo intravederla se mi sforzavo, nel punto più estremo del mio campo visivo, dove stanno le visioni, gli spettri. Mi aveva accompagnato per tutta la vita, il suo fantasma.

Nella foto era avvolta in un fresco abito estivo, sorretto da spalline sottili, perfette per giocare nonostante l'afa estiva. C'erano dei piccoli usignoli stampati che volteggiavano sulla stoffa bianca, liberi.

Gli occhi della bambina fissavano un punto lontano, oltre l'obiettivo, in cerca di qualcosa. 

Una via di fuga.

Dio, neanche ricordavo quel giorno, non ricordavo di essermi mai messa in posa per nessuna fotografia, ne chi l'avesse scattata, ne cosa fosse successo prima o dopo. La mia infanzia era sempre stata una marasma di piccoli ritagli, un collage imperfetto dove qualcuno aveva rimosso dei pezzi appena prima che si asciugasse la colla, lasciando al loro posto solo colla secca.

Ricordavo però quel vestito, quel graziosissimo vestito che non avevo più voluto indossare.

Avevo supplicato mia madre di comprarmelo, innamorata di quei piccoli uccellini colorati, di come la stoffa prometteva di farmi sentire una piccola creatura appartenente ad un mondo di favole e principesse. Sentivo che l'avrei amato per sempre, ma il mio affetto trovò presto la sua fine.

In un pomeriggio a casa Ladner.

Fiumi di complimenti erano scivolati dalla bocca di Taylor quando mi aveva vista solcare la porta di casa sua con quel vestito e vorrei poter dire che si fosse fermato lì, a dei complimenti un po' invadenti per una bambina. Vorrei davvero poterlo dire.

Tornata a casa avevo cercato di gettarlo nella spazzatura, di liberarmene, come un assassino che si libera dell'arma del delitto, ma mia madre mi aveva scoperta e a nulla erano valse le mie lacrime, il mio feroce rifiuto anche solo di toccarlo o vederlo.

Alla fine lo avevo dovuto indossare per tutta l'estate.

Un fremito percorse la mia schiena, come se qualcuno avesse acceso un interruttore nella mia testa, come se una bomba avesse iniziato a ticchettare il suo conto alla rovescia, ma questa volta non stava in uno zaino, ma nella mia testa.

Little Nightingale - Simon Riley "Ghost" (Call Of Duty) x reader CivilianDove le storie prendono vita. Scoprilo ora