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Niall's POV

Marzo 2021

Quel messaggio, ricevuto da Ale, mi ha fatto andare in panico.
Due semplici parole: sono incinta. Dopo settimane in cui ha ignorato i miei messaggi e le mie chiamate dopo ciò che avevo fatto.
Ci ho messo più di un quarto d'ora a riprendermi, il respiro mi mancava mentre continuavo a leggere quella breve frase. Era una bella notizia, certo, ma mi spaventava a morte la situazione. Non sapevo minimamente cosa volesse fare Ale, se tenere o meno il bambino, l'avrei supportata in entrambi i casi, non sapevo se mi voleva al suo fianco oppure no. Sono preso dai dubbi e dall'ansia, e se non sono in grado di fare il padre?

Quando ho chiamato Ale, dopo quel messaggio, lei mi ha risposto in lacrime, dicendomi che aveva bisogno di qualche giorno per processare tutto e che avrebbe preferito parlare di persona. Quindi le ho prenotato un volo per New York e circa una settimana più tardi è arrivata qui.
La aspetto con ansia nella mia camera d'albergo, sono nervoso. Primo perchè la rivedrò dopo quasi un mese e mezzo, mi manca terribilmente e spero di poterla stringere di nuovo fra le mie braccia. Secondo perchè non sapevo cosa aspettarmi. Dopo averle dato il numero della stanza, aspetto che bussi alla porta, mentre cammino avanti e indietro.
Appena la vedo, noto subito il suo cambiamento. Gli occhi completamente spenti, leggermente rossi e gonfi, segno che ha pianto. È visibilmente dimagrita ed i suoi capelli sono un po' più corti rispetto a prima. Nonostante questo però rimane sempre bellissima.
-Ciao- la saluto accennando un piccolo sorriso -come stai? Come è andato il viaggio?- chiedo
-ciao- anche lei sorride leggermente e subito distoglie lo sguardo -il viaggio tutto ok. Io sto...bene- le temperature qui a New York sono ancora abbastanza rigide e la guardo mentre si toglie il cappello, la sciarpa e la giacca. Il mio sguardo poi finisce subito sulla sua pancia, anche se al momento è inesistente, ma ancora non riesco a credere che lì dentro ci sia nostro figlio. -tu come stai? Come va il tour?-
-il tour va bene, siamo quasi alla fine della leg Americana, mancano pochi spettacoli- dico -io sto bene, credo-
-cosa vuol dire credo?- Ale mi guarda seria mentre aggrotta le sopracciglia
-i miei attacchi di panico sono tornati- ammetto -sono un po' in crisi onestamente, ma passerà, spero. Non preoccuparti per me, ormai ci sono abituato- Ale non mi ha mai visto affrontare un attacco di panico e sono felice di questo. Spesso divento ingestibile, nessuno riesce a calmarmi se non dei tranquillanti. Anni fa ho passato mesi a convivere con questa situazione ed i momenti peggiori erano quando mi ritrovavo da solo, rapito dai miei pensieri negativi. Non riuscivo nemmeno a muovermi da dove mi trovavo, quindi raggiungere i tranquillanti era davvero complicato. La terapia mi ha aiutato molto, ma ora con il tour, tutto programmato al minuto, non ho tempo da prendermi. Finiti i concerti non vedo l'ora di stendermi sul letto e dormire.
-io...non lo sapevo, mi dispiace- dice facendo un passo verso di me, guardandomi con occhi preoccupati.
-come ti ho detto non preoccuparti per me, me la cavo- sorrido e le accarezzo delicatamente il braccio, in segno di conforto. Ci sediamo al tavolo presente nella stanza, le offro da bere e posiziono al centro il cestino di snack di cui mi hanno omaggiato. Per un momento cala il silenzio, l'unico rumore Ale che deglutisce l'acqua che sta bevendo. Perchè ci stiamo comportando come se fossimo due cazzo di estranei?
-okay- è proprio Ale a spezzare il silenzio, prende un respiro profondo ed inizia a parlare -sono spaventata, non è una notizia che mi aspettavo ad essere onesta- la vedo mentre nervosamente gioca con le sue mani -sono combattuta perchè da una parte penso di non sentirmi all'altezza, penso che non sarò una buona madre, che essere madre non mi si addica. Dall'altra parte invece vorrei provare ad essere ciò che mia madre non è stata per me. Vorrei che questo bambino abbia una figura materna su cui contare, che non lo abbandoni-
-io non ti impongo nulla, rispetterò la tua decisione. Ma sono sicuro che oggi o in un futuro prossimo, sarai sicuramente un'ottima madre. Su questo non ho assolutamente nessun dubbio- dico sorridendo
-tu come ti senti a riguardo?- chiede
-mentirei se ti dicessi di non essere spaventato anche io. Ad un certo punto della mia vita ho immaginato di mettere su famiglia, di diventare padre, quindi se deciderai di portare avanti la gravidanza, sappi che avrai il mio aiuto, ti supporterò e ti starò accanto- sorrido -ce la caveremo- dico. Ci guardiamo per qualche secondo negli occhi, poi Ale si alza per prendere la sua borsa, da cui tira fuori un quadernetto ed all'interno prende la sua ecografia, allungandomela. Prendo tra le mani quella sequenza di foto in bianco e nero, in cui si intravede la minuscola figura di un bimbo, gli occhi mi si riempiono subito di lacrime, non pensavo di emozionarmi così tanto solo nel vedere questo. Cosa avrei fatto quando per la prima volta avrei tenuto fra braccia mio figlio?
Sento lo sguardo di Ale su di me -di quanto sei?- chiedo
-tra due settimane saranno tre mesi- risponde ed inizio a fare mente locale, anche se poco mi importa di quando è successo. So che in quel momento ci stavamo amando -probabilmente è successo nel periodo in cui sono venuta a Los Angeles per il nuovo anno- mi legge nel pensiero.
-sai già se è un maschio o una femmina?- scuote leggermente la testa prima di rispondere -forse alla prossima ecografia-
-Ale, io...voglio chiederti nuovamente scusa per quello che è successo. Credimi, non volevo ferirti-
-Niall ti prego, non voglio parlare di questo ora, ancora non credo di poterti perdonare-
-però sappi che davvero sono dispiaciuto. Non era mia intenzione, ho sbagliato ma non voglio perderti- non posso perderla.

Must be Love [2] | Niall HoranDove le storie prendono vita. Scoprilo ora