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Lucilla.

Ho completamente il busto attaccato contro il legno ruvido del tavolo e a ogni suo affondo violento sento l'osso del bacino sbattere contro di esso, non mi lamento anzi, il piacere mischiato con il dolore mi faceva impazzire.

Vorrei potermi girare e posare le labbra contro le sue per la prima volta dopo anni di conoscenza, non me l'ha mai concesso e quando ci provavo di mia spontanea volontà mi scansava malamente e poi guardavo disgustato.

Eppure io lo amo con tutta me stessa e spero sempre un giorno di restare al suo fianco per sempre, magari un giorno di essere sua moglie e dargli dei figli.

Potrei dargli la mia stessa vita se solo lo chiedesse.

"Putta" ringhia tirando uno schiaffo sulla natica.

Ogni volta che parlava in spagnolo mi faceva perdere la testa.

L'impatto è violento e la pelle prende a bruciarmi, invece che urlare dal dolore, gemo solo sempre di più chiedendogli di non fermarsi e di continuare sempre più forte.

Le sue mani allargo le natiche e sento il suo sguardo addosso facendomi sorridere tra le lacrime di piacere e dolore che mi stava causando.

Non ero vergine e non è stato il primo eppure non mi aveva mai presa in quel modo, i nostri rapporti erano sempre anali e violenti, non che mi sia mai lamentata, quel poco che mi dava mi bastava e avanzava, con il pensiero che un giorno mi avrebbe scelta.

A un certo punto esce così velocemente da me da causare il primo lamento di solitudine, mi volto guardandolo confuso mentre lui mi fissa stranito e il suo sguardo cambia, si addolcisce quasi.

Mi avvolge il collo con una mano e mi fa sedere sulla scrivania e con una spinta dolce che non gli appartiene per niente, entra dentro di me e giurerei di sentire i brividi per tutto il corpo mentre le sue labbra si posano per la prima volta contro il mio petto.

Lecca, morde e succhia con passione crescente mandandomi in estasi.

"Piccolo angelo" sussurra contro il mio seno.

Mi irrigidisco di scatto e afferro il suo volto tra le mani mentre una lacrima mi riga la guancia, non mi aveva mai dedicato nemmeno un soprannome, per lui ero solo Lucilla Williams la cugina di Nathaly Williams.

"Oh Jared" sussurro commossa.

Si allontana di scatto e torna ad avere quello sguardo freddo da mettere i brividi di terrore, disgustato si tira su i pantaloni eleganti che indossa quasi sempre sotto il mio sguardo allucinato, non mi copro con nulla mentre corro verso di lui intento ad accendersi una sigaretta dopo essersi allacciato la cintura.
"Che succede?" domandai afferrandolo dal braccio.

MI allontana come se fossi una mosca insignificante e non mi guarda nemmeno troppo occupato a digitare qualcosa nel suo cellulare, attendo che finisca e nel frattempo indosso solo una vestaglia semitrasparente nera.

I minuti passano e io ancora non mi sono mossa dal letto con lo sguardo fisso su di lui che ogni tanto alza l'angolo delle labbra, come se ciò che sta leggendo lo rendi davvero felice.

Non l'avevo mai sorridere...

"Jared" dico sensuale cercando di attirare la sua attenzione.

Finalmente alza lo sguardo freddo su di me e rimette il cellulare in tasca, sorrido sicura che ora vega e che finisca ciò che ha lasciato a metà, sono ancora bagnata e vogliosa di lui, non posso farne a meno, ogni giorno ne voglio sempre di più, anche se lui mi considera davvero poco.

"Non scoperemo più" dice serio aspirando il fumo della sigaretta.

Il mio sorriso sparisce lentamente sotto le sue parole che le sento al rallentatore, mi alzo di scatto dal letto mi aggrappo al suo braccio quasi disperata mentre lui mi guarda dall'alto con indifferenza.

Per sempre miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora