34 (prima parte)

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‼️presenti scene di violenza esplicita‼️

L'inferno.

Così veniva chiamato quel posto chi ne uscì a testa alta e privo di anima, un edificio costruito appositamente dalla mafia e non per uno dei loro scopi.

No, veniva chiamato anche "d'educazione dell'erede"

Venivano spediti lì ragazzi di ogni età e origini, un posto che li avrebbe rimessi nella giusta strada, quella della mafia.

Ed quel posto stava ospitando l'erede della mafia spagnola, che secondo le parole del padre aveva perso la testa e non sarebbe stato in grado di prendere il suo posto in quello stato, non degno il figlio di diciott'anni nemmeno di uno sguardo mentre fu portato via di forza dopo avergli iniettato un tranquillante.

Infatti il ragazzo non aveva preso bene la cosa che aveva aggredito ogni uomo che provava a sfiorarlo soltanto.

Ormai erano sei mesi che si trovava lì e non seppe mai dire se fosse giorno oppure notte, chiuso in una mini stanza e legato a una sedia, non dormiva quasi mai e mangiava raramente.

Infatti l'educazione dell'erede consisteva in un duro lavoro di sopportazione del dolore, lucidità e sopravvivenza.

Quando apri gli occhi si guardò intorno con gli occhi che gli bruciavano i quei mesi i suoi occhi erano stati messi a dura prova stando quasi sempre al buio ed ora alla luce gli procuravano molto fastidio.

Ma dalle sue labbra non uscì un solo suono, né un lamento, niente di niente.

Gli uomini che lavoravano lì anche se pagati bene non potevano fingere di non avere paura di lui, legarlo a quella sedia è stato davvero duro e ogni volta che provano la sopportazione del dolore dovevano stare attenti che non si liberasse.

"Mendoza!" disse uno degli uomini entrando in quella stanza.

L'avevano lasciato in quella sudicia stanza al buio per quasi una settimana senza portargli da mangiare, solo un bicchiere d'acqua alla mattina e uno alla sera, anche se avevano dei metodi feroci non potevano permettere che uno degli eredi morisse per mano loro.

"Figlio di puttana" disse Jared stringendo i denti nel vedere cosa avesse nella mano.

Oh come odiava quell'uomo, aveva sognato più volte di ucciderlo mani nude,oppure usando tutti gli attrezzi che lui usava per imporgli quella maledetta educazione malata.

Un lungo bastone con dei chiodi incastrati, fissò negli occhi l'uomo sfidandolo di avvicinarsi e colpirlo, infatti non tardò il primo colpo sulla schiena, senti il suo stesso sangue colare, nemmeno in quel momento nessun suono lascio le sue labbra strette con forza tra loro.

Fissava davanti a sé mentre i colpi continuavano e poteva vedere sotto i piedi una pozzanghera di sangue ingrandirsi sempre di più, a un certo punto è in quel momento che la vide.

Davanti alla porta c'è il suo piccolo angelo che lo guardava con gli occhi dolci ma pieni di lacrime, le sue labbra si muovevano lentamente ma non sentì nulla, cerco di allungare una mano verso di lei.

Aveva bisogno di toccarla, di sentila per non impazzire completamente.

Ma lei si allontanò di un passo guardandolo terrorizzata nell'esatto momento in cui un uomo si avvicinò alla porta, Jared perse quel minimo di controllo che teneva con forza dentro di sé, iniziò a strattonare le catene intorno ai polsi e cercò di alzarsi il più possibile.

"Ti ammazzo!" urlo così forte da vedere le vene del collo gonfiarsi.

Gli uomini presenti si bloccarono di scatto guardandolo con occhi spalancati, sapevano che era fuori controllo ma in questo istante ai loro occhi era un vero fuori di testa, un psicopatico, l'uomo vicino alla porta guardò allarmato le catene saldamente attaccate al muro iniziare a cedere.

Per sempre miaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora