Sixteen.

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«Parlami di lei».

«Lei è rara».

«Spiegami a parole tue, cosa racchiude questo termine che rivolgi a lei, per te?».

«Lei è ciò che si potrebbe definire l'arcobaleno durante la pioggia, ma visto che a me piace la pioggia e mi calma a parole mie la definirei la pioggia nella mia giornata di sole. È quella cosa a cui penso quando mi perdo nel vuoto, quando mi chiedono di pensare a qualcosa che mi faccia stare bene, oppure quando vedo qualcosa che so che potrebbe piacerle, è lei che mi viene in testa. Lei è sempre, nella mia testa». Continua.

«Ma queste sono cose superficiali, se dovessi spiegare al meglio ciò che lei è per me probabilmente non ci riuscirei, però potrei sicuramente dire che lei è il mio posto sicuro, quel posto in cui voglio stare quando sto male, quando sto felice, quando ho paura o quando mi sento il mondo crollare addosso. Credo sia una certezza, quando lei è davanti a me, tutto sparisce insieme al mio dolore, lei è la mia più grande debolezza».

«Ma io in questo momento non posso andare da lei, adesso è tutto strano, è complesso, forse la mia è proprio lei e la debolezza che crea dentro di me. Io odio me stessa, la mia testa mi fa del male, stare insieme porterebbe alla mia autodistruzione».

Un sospiro fa eco nella stanza, lo segue un silenzio, colmo di pensieri e istanti di riflessioni.

«Perché pensi questo Charlie?».

«Perché ho così tanto malessere addosso che intraprendere qualcosa con lei, qualcosa di grande, che diventerà sempre più grande di me, alla fine mi ucciderà. La mia testa è una stanza in cui si aggirano paranoie, paure, pensieri continui senza un fermo, insicurezze, instabilità emotiva, difficoltà su difficoltà che mi stanno rendendo la vita impossibile. I miei problemi, mi rendono la vita impossibile e fin quando non saprò tenerli a bada io non potrò essere felice con lei, né in nessun altro modo».

«E se stessi perdendo qualcosa di bello e te ne pentirai?».

«Preferisco pentirmi di aver perso questo che essere un peso da trasportare per la ragazza che possiede il mio cuore». Alza la testa con gli occhi rossi e le guance rigate dalle lacrime.

«Soffrirò in silenzio messa in un angolo, a gioire per le sue vittorie e a sostenerla nelle sue sconfitte, in silenzio, così soffrirò ma lei, lei vivrà bene, lei andrà avanti e diventerà una donna eccezionale ed io non potrò fare altro che gioire, mentre credo che il mio cuore apparterrà sempre a lei, anche se lei un giorno dovesse scordarsi di me». La psicologa la guarda provando dolore nel sentire queste parole piene di consapevolezze. Consapevolezze perché sa che così facendo potrebbe perdere il suo amore perché è chiaro che lei sia innamorata anche se forse la ragazza stessa ancora non lo ha capito.

«Charlie, anche tu dovrai realizzati, essere felice e vivere finalmente in modo più sereno». Le risponde.

«Quando vedrò la mia famiglia finalmente sistemata e lei che continua ad essere felice, probabilmente non avrò più bisogno di fare nulla». La dottoressa si ferma, sapendo cosa intende anche se spera di sbagliarsi.

«Cosa intendi, Charlie?». La guarda attentamente, la ragazza fa un sorriso.

«Non si preoccupi, intendo dire che non avrò altri obbiettivi, loro devono stare bene, il resto non conta». Spiega.

«Loro anche vogliono vederti felice, e lo sarai. Per quanto riguarda la ragazza, se tu non ti ritieni pronta allora parlale, aspetta, e prova a vedere come andrà, ma purtroppo più i sentimenti crescono più è difficile staccarsi da una persona, e questo tu lo sai».

«Si dottoressa, lo so». Sussurra la ragazza.

«Ci rivedremo tra una settimana Charlie, va bene? E prenditi presto altri giorni di malattia, non mi piace come stai per adesso, hai bisogno di riposo tesoro». Sospira togliendosi gli occhiali.

Until the last breathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora