Thirty.

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«Charlie, sono qui». La ragazza si gira sentendo la sua voce, quando poi la vede si dirige subito verso di lei salendo in macchina subito dopo.

«Ehi».

«Amore, tutto bene?».

«Si tutto okay, tu? A lavoro a posto?».

«Si, tutto bene. Com'è andata la seduta oggi?». Chiede la nera mentre guida verso casa sua.

«È andata bene, mi ha detto che questa nuova cura non ha molti effetti collaterali e i miglioramenti inizieranno a vedersi a giorni». Spiega la casta, dopo essere tornata da New York e dopo che la clinica ha fatto il trasferimento a Los Angeles ha iniziato il percorso nella sua città, i medici le hanno fatto iniziare una terapia e anche un nuovo ciclo di farmaci, per adesso sembra andare bene visto che in questi giorni gli attacchi sembrano diminuiti notevolmente.

«Bene, benissimo. Infatti ho notato che i tuoi attacchi sono meno pesanti». Risponde la nera.

«Si è vero. Purtroppo mi ha spiegato la dottoressa che essendo genetica non guarirò mai del tutto, nel senso che i miei disturbi restano ma con la giusta cura e terapia sarà come se non ci fossero perché imparerò a domarli».

«È questo l'importante amore, che tu doma questi disturbi, che la tua testa finalmente abbia pace e di conseguenza la abbia anche tu». Le prende la mano sorridendo poi seguita da lei. Le due dopo essere arrivate a casa della nera si sistemano e iniziano a preparare la cena insieme.

«Mi sembra assurdo sapere che c'è una speranza di stare bene e che forse la sto raggiungendo». Afferma la più grande mentre cenano.

«A me non sembra assurdo perché ho sempre creduto che ce l'avresti fatta. Tu non hai mai mollato Charlie, hai sempre continuato a fare di tutto nonostante il tuo malessere. Lavorare, aiutare la tua famiglia, farli felici, far felice me, mentre il tuo peso aumentava». La guarda.

«Si ma ho fallito Billie, ho anche tentato di farla finita».

«Non è fallire, eri stanca e lo capisco, lo sai. Ma ti sei fatta forza anche la Charlie, e guarda dove sei ora». La guarda qualche secondo prendendole la mano.

«Grazie a te, alla mia famiglia anche ma soprattutto a te, sei stata sempre il mio punto di riferimento. Mi alzo la mattina pensando a te, ho sempre continuato grazie a te». Le due si guardano qualche secondo.

«Senza te non ci sarei stata più Billie, mi hai dato la forza e lo sai. Quello che sei per me non lo posso spiegare». Conclude seria.

«Però sai, io posso capirlo. Ciò che sono io per te, lo sei tu per me e non lo vuoi capire».

«Mi sembra solo assurdo».

«Lo so, perché hai una testa di cazzo assurda». Si lamenta la nera facendola ridere.

«Sapevo lo avresti detto». Risponde, stavolta però ride anche la ragazza.

«Tu come stai Billie?». La guarda.

«Sto bene, sono contenta che finalmente non avrò paura di svegliarmi una mattina e leggere che non sei più qui con me». La guarda sincera, lei la guarda qualche secondo.

«Dio, quanto mi dispiace». Scuote la testa nervosa con se stessa.

«No, basta pensarci okay? Basta, su sistemiamo e guardiamoci un film a letto okay?». Le prende la mano e la fa alzare insieme a lei cercando di farla distrarre.

«Mi stai fissando Smith». Sorride la nera sentendo il suo sguardo addosso mentre si cambia.

«Non è colpa mia se sei bella». Fa spallucce la castana facendola ridere.

Until the last breathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora