Twenty-nine.

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«Amore». La guarda la ragazza.

«Amore? Amore un cazzo!». Urla prendendola per la maglietta e iniziando a strattonarla, la castana insieme alla famiglia che le sta raggiungendo si bloccano a questa reazione.

«Che cazzo ti è saltato in testa? Sparire per tutto quel tempo, senza avere tue notizie e quando le abbiamo avute ti abbiamo dovuto anche pregare per farci dire dove cazzo eri e hai il coraggio di chiamarmi amore?!». Urla ancora mentre la più grande resta paralizzata, ma alla fine, non ha torto.

«Hai la minima idea di quanto la tua famiglia fosse preoccupata? Di quanto io lo fossi?!». La guarda in lacrime.

«Billie tesoro, calma. Andiamo a parlare da un'altra parte». Si avvicina Karen, dopo guarda la figlia.

«Ciao amore». Si avvicina e le prende il viso tra le mani.

«Ciao mamma, perdonami tanto». Sussurra lei.

«No amore, va bene. Dove possiamo parlare?». Chiede visto che sono nel corridoio.

«Nella mia stanza». Risponde lei per poi fare qualche passo entrando subito dopo nella sua stanza, poi guarda sua madre e la sua ragazza.

«Mi dispiace, vi devo delle grosse scuse, ma non ero più me stessa dopo quello che è successo. Non sentivo più nulla, mi sentivo senza emozioni, vuota. Ho bisogno di stare bene, ho bisogno di guarire e vivere la mia vita, sto perdendo tutto per colpa del mio malessere». Inizia la ragazza guardandole.

«Non mi sto godendo neanche te Billie, ma voglio farlo per questo voglio stare finalmente bene. Ti amo da impazzire e non voglio che finisca o che io rovini tutto di nuovo». La guarda in lacrime.

«Perdonatemi vi prego, è solo che non volevo darvi altre preoccupazioni ma alla fine è successo lo stesso». Abbassa la testa tristemente. La madre si avvicina sedendosi accanto a lei nel letto e le prende la mano, poi le alza il viso per guardarla.

«Va tutto bene amore, ma lo dovevi dire così ti saremmo state vicine. Ti avremmo supportata, avremmo accettato la tua idea di andare in una clinica, lo sai questo tesoro». Le fa una carezza.

«Lo so, è che sono stanca di creare problemi e rovinare tutto».

«Non hai mai rovinato nulla». Afferma di scatto Billie, la castana la guarda.

«Ma è stato da stupidi partire così lontana, da sola, senza dire nulla. Avremmo risolto le cose insieme, come sempre». La rimprovera seriamente.

«Mi dispiace».

«Come facciamo adesso? Sei molto lontana da casa». Continua la madre.

«La clinica originale è questa ma ha fatto anche delle strutture sparse nel tempo, c'è anche a Los Angeles. Potrei chiedere di essere trasferita».

«Perfetto, fai la domanda allora». Risponde la madre.

«Già fatta dopo avervi chiamate, lo hanno accettato subito».

«Perfetto, sono molto fiera di te bambina mia». La abbraccia la madre.

«Non dovresti».

«Si che dovrei, tantissimo». Le bacia la testa.

«Adesso, si risolve tutto, va bene amore?». Guarda la figlia sollevata, sapendo che sta bene.

«Va bene mamma, grazie». Accenna un sorriso.

«Vado a parlare con la dottoressa, okay?». Si alza ed esce dalla stanza così da lasciarle sole e vedere la situazione di Charlie dalla dottoressa. Nel frattempo, tra le due ragazze c'è un silenzio da tomba.

Until the last breathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora