Twenty-six.

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«Charlie svegliati, Charlie svegliati, Charlie svegliati». Lo ripete da tempo, un tempo indefinito mentre appoggia la sua fronte al vetro della stanza in cui si trova la ragazza, disperata, spaventata, con le speranze sotto i piedi.

«Billie ti prego, resta lucida». Le prende la mano suo fratello che appena ha saputo la notizia è corso in ospedale, dove ci sono anche la madre e le sorelle di Charlie.

«È colpa mia, è colpa mia ho dato io la canzone a Mark». Si mette le mani in testa.

«Billie non ti permettere a ripeterlo, non hai colpe». La guarda lui serio e subito dopo, viene affiancato da Karen proprio perché vede Billie così.

«No tesoro, non è colpa tua, ti prego non incolparti». Le prende la mano.

«Karen se non avessi fatto nulla-.»

«No, Billie ti prego. Volevi solo aiutarla, far valere la sua musica perché come tutti sai che vale parecchio e credimi, lo avrei fatto anche io al tuo posto». La blocca subito.

«Basta sensi di colpa». Le fa una carezza.

«Starà bene, promesso». Afferma poi e lei annuisce di poco.

Le ore passano, lentamente, logorando tutti mentre aspettano una sola risposta che non arriva mai. Sono arrivati in ospedale anche i genitori di Billie, che hanno dato supporto alla figlia e alla famiglia di Charlie, purtroppo non si erano ancora conosciuti e di certo non era la circostanza migliore per farlo, ma purtroppo non si può cambiare.

«I parametri sono stabili, le analisi sono buone». Più tardi la madre parla con il medico nella stanza della figlia.

«Dovrà restare qui?».

«Magari per stanotte si, giusto per tenerla sotto controllo».

Voci confuse, lontane che affermano parole quasi incomprensibili ma che lentamente iniziano ad essere chiare, poi un bagliore bianco riempie la stanza o meglio, quel poco che riesce a vedere per adesso.

«Dove.. dove sono?». Cerca di parlare anche se ciò che esce è un sussurro, nonostante abbia utilizzato tutte le sue forze.

«Oddio, Charlie». Sua madre si avvicina di scatto al letto seguita poi dal medico.

«Charlie sei sveglia, sei sveglia amore..». Le accarezza il viso in lacrime. La castana la guarda confusa, poi si guarda intorno e si blocca notando la stanza d'ospedale, diversi macchinari attaccati a lei e anche un ago nel braccio. Improvvisamente delle scene della sera prima le vengono in mente, il crollo, la disperazione, le pillole, tutto. Guarda sua madre sentendosi in colpa.

«Mamma mi dispiace, non so cosa mi sia preso». Sussurra.

«No amore, no, va tutto bene. Sei sveglia, sei viva, questo è l'importante». Le sorride tra le lacrime.

«Charlie, ci hai fatto spaventare, fortunatamente ti abbiamo presa in tempo». Le sorride la dottoressa.

«Intervenendo subito abbiamo evitato un coma e la perdita di molto sangue». Indica i suoi polsi fasciati, lei abbassa la testa e li guarda. Non ricordava neanche di averlo fatto.

«Charlie, ti prego curati perché non voglio vederti sempre qui in punto di morte». La guarda tristemente la dottoressa Morrison, ed è vero, è sempre stata lei a soccorerla per qualsiasi cosa successa in passato.

«Ci proverò dottoressa». La guarda consapevole.

«Starai qui oggi e stanotte, voglio mandarti a casa del tutto sana, va bene?».

«Va bene, grazie». Lei sorride ed esce, subito dopo però entra Billie con le sue sorelle.

«Charlie, Charlie stai bene». Le prende il viso in lacrime.

«Stai bene Charlie». Sussurra disperata.

«Scusami, non credevo di arrivare a tanto». Chiude gli occhi.

«No, no va bene, non scusarti. È tutto finito». Sussurra mentre poi le sue sorelle la abbracciano piangendo, la paura di perdere la loro sorella maggiore è stata davvero tanta.

«Deve restare qui?». Chiede Billie.

«Si, la dottoressa vuole essere sicura di tutto». Risponde la madre.

«Bene, starò con te tutto il tempo». Si siede sulla poltrona accanto al letto.

«No, andate a riposarvi tutti quanti, per favore». Le guarda Charlie sentendosi in colpa.

«No amore, io resto». Le sorride la madre.

«Billie, tu va, riposati un po'». La guarda dolcemente poi Karen.

«No, riposerò con lei appena esce». Risponde accennando un sorriso e lei annuisce.

«Ragazze, andiamo vi porto a casa, più tardi tornate okay?». La madre esce con le più piccole che salutano la sorella per poi uscire dalla stanza. Dopodiché entrano i genitori di Billie insieme al fratello per vedere Charlie, non vogliono stare molto volendo far riposare la ragazza e sicuramente Billie vuole parlare con lei.

«Charlie, mi dispiace, è colpa mia. Non avrei dovuto fare niente». Si siede nel letto con lei dopo che i suoi genitori sono andati via, mentre le lacrime continuano a rigarle il viso.

«Ti prego smettila, non dirlo neanche. La colpa è mia che non riesco più a controllare i miei attacchi». Passa una mano sul viso stanca.

«Non hai colpe. Da oggi, io e te lavoreremo insieme per farti stare meglio, va bene? Non voglio vederti più stare male, non voglio più avere la paura che la notte mi chiami tua madre per dirmi che sei morta o di trovarti morta io quando vengo in camera da te. Chiaro?». La guarda e lei annuisce.

«Mi dispiace Billie». La guarda asciugandole le lacrime.

«Dio Charlie ho avuto paura di averti pesa per sempre». Si appoggia al suo petto scoppiando in un pianto liberatorio che tratteneva forse da quando l'ha trovata priva di sensi in camera sua.

«Ho avuto così tanta paura di doverti venire a trovare alla tua tomba, di non poterti più abbracciare o baciare o vederti sorridere». Singhiozza mentre la castana la stringe.

«Ho avuto paura Charlie, ho avuto tanta paura». Qualche lacrima scende anche alla più grande, pentita di tutto e odiandosi per ciò che sta facendo passare a tutti.

«Mi dispiace Billie, mi dispiace davvero tanto». Sussurra chiudendo gli occhi.

«Non lo farei mai più, mai più Charlie». Sussurra stringendosi a se.

«Mai più amore». Le risponde cercando di farla calmare.

Le due rimangono abbracciate in quel letto d'ospedale, una ringrazia mentalmente che la sua sia salva, l'altra continua ad odiarsi per ciò che è successo, convinta di voler guarire per potersi godere tutte le persone che hanno avuto paura di perderla oggi.

«Charlie?». Entra sua madre.

«Mamma, dimmi». La guarda.

«C'è qualcuno che è venuto a trovarti». Sorride e le due ragazze si guardano confuse per poi vedere la figura di Kim entrare in stanza.

«Kim». Sorride subito la castana vedendo la sua amica entrare.

«Charlie, ma che combini?». Si avvicina e la abbraccia forte, hanno davvero un bel rapporto le due.

«Che testa di cazzo che hai». Sospira stringendola mentre lei sorride.

«Hai ragione Kim, è bello vederti». Sorride Charlie.

«C'è qualcuno che è voluto venire con me». Sorride la ragazza mentre dietro si lei appaiono alcuni suoi colleghi. Charlie li guarda contenta, non credeva di avere questa importanza, non si aspettava di vedere tutta questa gente e Billie lo capisce dal suo sguardo sorpreso, questo le fa sorridere il cuore, vederla felice e soprattutto vederla viva.

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Sappiate che vi è andata bene.

Per ora;)

Until the last breathDove le storie prendono vita. Scoprilo ora