Il rientro a scuola non è stato traumatico come pensavo, nonostante siamo tornati tardi dalla festa mi sono svegliata abbastanza bene e di buon umore. Non ho più visto Nina al locale, in verità dopo il bacio di quello sconosciuto ho incontrato mio fratello al bar e siamo andati via con Teresa.
Lei ha il coprifuoco, suo padre non le avrebbe perdonato un ritardo.
Certe volte penso che la opprima troppo, anche papà vuole che torniamo a casa presto, ma non ci sta con il fiato sul collo come il padre di Teresa.
Ci credo che lei non lo sopporti.
Meno male che ha mio fratello, lui le vuole veramente bene.
Ho indossato il mio paio di jeans preferito, camicetta bianca e anfibi scuri, sulle spalle una giacca in pelle.
Ciro ha avuto da ridire sul mio make up anche se a scuola non esagero mai, dice però che oso troppo, eppure ho solo messo un pò di eye liner, del mascara e un rossetto.
Gli occhiali scuri coprono i miei occhi, sbadiglio leggermente, in macchina Ciro ha la radio accesa, muovo un piede quando passa una canzone di Geolier, alzo un poco il volume.
-Comm maj Eduard nun è venut cu nuj?- Dico a mio fratello.
Solitamente Edo viene a scuola insieme a noi, le volte in cui dorme a casa nostra oppure siamo noi a passare da casa sua.
-A ritt ca venev alla seconda ora-
-A fatt tard eh?-
-O saj commè...avrà fatt matin cu coccrun-
Rido pensando alle volte in cui la madre di Edoardo le ha date al figlio, per il suo comportamento sconsiderato.
-Eduard nun cagn maj-
-E tu invec?- Dice Ciro guardandomi per un istante, prima di riportare gli occhi sulla strada davanti a noi.
-Ij che cos?- Gli dico un pò confusa.
-Teresa ma fatt na cap accussì...- Ciro mima il gesto lasciando per qualche secondo il volante, ma rimette subito dopo le mani su di esso.
-Vulev sapè si e truvat chill ca tenev o stess nastr tuoj-
-Ah chill...no, nun l'aggio truvat. Ma figurati, nun so ghiut cu chella cap-
-L'amica toj invec agg saput ca truvat cumpagnia-
Non rispondo a mio fratello.
Mi lascio scivolare contro il sedile incrocio entrambe le braccia, non so cosa pensare di Nina.
Quando è entrata a far parte del nostro gruppo vedevo le occhiate che gli lanciava, ma lei mi diceva sempre che non dovevo preoccuparmi, i tipi come lui non le piacevano.
E ci ho davvero creduto, perchè mi sono fidata di lei.
Ma adesso che sono tornata scoprire che Nina prova dei sentimenti, per niente poco di meno che Di Salvo, mi scombussola.
Ho cercato di tenerla lontana da lui, solo perchè sapevo che l'avrebbe trattata come fa con tutte le ragazze, dopo che ottiene quello che brama.
Sono stata via troppo, ho lasciato che lei si perdesse, che lui la catturasse e sappiamo tutti come finirà.
-Rò a che pienz?- Dice Ciro vedendomi taciturna.
-Nina a perz a cap p' Di Salvo...ma chest o sapiv, è over?-
Ciro non mi guarda, continua a guidare ma appena si ferma ad un semaforo è costretto a farlo.
Lui annuisce. -O sapev...te da fastidio?-
-Pcchè messa da fastidio?-
-Vuo fa fess a me Rò? Ij te so frat e t' capisc...meglj e chiunque altro-
-Nun me da fastidio...è sol ca nun me l'aspettavo. Pensav ca ess era chiù inteligent-
-È pccerell e Di Salvo è comm Eduard, o sap buon comm se fa-
-Pur tu ir accussì primm e Teresa...ma nun ir strunz comme lor-
Ciro mi lancia un occhiata prima di ripartire.
Entrambi sappiamo come era prima di fidanzarsi, Teresa non gli ha tarpato le ali, ma ha smesso di infilarsi sotto le gonne di ogni ragazza del liceo.
Il cortile è pieno di ragazzi e ragazze, io e Ciro camminiamo vicino e diversi occhi si girano a guardarci. Probabilmente sono anche sorpresi dal fatto che sono tornata, magari non pensavano lo avrei fatto.
Sei mesi fa la situazione era molto diversa, io lo ero principalmente, e nonostante le mie amiche e mio fratello cercò di aiutarmi, nessuno di loro ci riuscì.
Ma adesso è tutto diverso, quest'anno farò in modo di non ripetere gli sbagli dell'ultima volta.
-Guard stann tutt' quant là...Totò fa semp o' scem-
Mio fratello indica una zona del cortile, prima delle scale d'ingresso, appoggiati al muretto ci sono i nostri amici.
L'unica voce più alta di tutti è quella di Totò, è un amico di Edoardo, sta sempre a fare battute sceme e crede di essere divertente.
Tante volte ci ha provato sia con Silvia che con Gemma, ma solo una gli ha dato corda.
-È semp o stess, nun a capit ca nu fa rirer a nisciun-
Ciro arriva alle sue spalle, alza la mano e lo colpisce alla nuca, lui bestemmia massaggiando la parte colpita.
-Ma che cazz Cirù...-
Si gira indicando mio fratello, poi vede me e mi prende in braccio facendomi volteggiare.
-Lassm primm ca te rong nu cavec- Gli dico colpendolo alla spalla con un pugno.
-Oh, ma tu e fratet sit proprj cecazz- Dice lasciandomi scendere, recupero il mio zaino per abbracciare Gemma che corre verso di me.
-Rosa finalmente sei tornata, non ci speravo più-
-Mi stai stritolando...- Le dico fingendo di soffocare.
-Oh, scusa...- Dice lei mortificata, ma poi vede il mio sorriso e sbuffa.
-Tien semp a cap e pazzià-
-E ja che scialat senza e me, tutt' chistu tiemp-
-Ma c' dic? M' si mancav verament- E torna ad abbracciarmi.
Gemma la conosco dal primo anno, lei è una delle poche persone la quale puoi raccontare ogni cosa, perchè sai di certo che non andrà a raccontarle in giro.
Lei è dolce e buona, è introversa e sta sempre con la testa sui libri, ma quando usciamo il sabato sera, abbandona le vesti da brava studentessa e diventa una ragazza più sfrontata.
E mi piace.
-Che hai combinato in America?- Chiede Gemma quando ci sediamo entrambe sul muretto.
-Niente di che...ho studiato, ho visitato il posto, ho fatto amicizia con due ragazze nonchè mie compagne di stanza e poi...studiato ancora-
Ma Gemma mi da uno spintone scherzoso, però per poco rischiavo di cadere dal muretto se non mi fossi tenuta.
-Ma che fai?-
-Rosa Ricci che studia e basta? Ma a chi vuo piglià p' cul?-
-È vero, principalmente stev là p' studià-
-Vuoi dire che sei andata via da Napoli, per fare la santa?-
-No, lo sai perchè l'ho fatto-
Io e Gemma ci guardiamo.
Lei conosce il vero motivo per cui sono partita, non mi piacevo come stavo diventando, dovevo staccare un pò dalla mia famiglia, dai miei amici e da...lui.
In cortile poco distante da noi vediamo arrivare Viola, i suoi capelli rossi e ricci sono inconfondibili, ma è il suo sguardo a far si che la gente la riconosca. Dietro di lei arriva anche Carmela, mentre Silvia continua a stare distante.
Qualche mese prima che partissi stavano sempre insieme, Silvia non ha mai voluto dirci il motivo per cui non è più amica loro, ma non credo sia difficile capirlo.
È risaputo che Viola ha degli atteggiamenti sadici verso le altre persone.
Prima di Teresa, mio fratello ne era affascinato.
Non capivo cosa ci vedesse in lei, è sempre stata arrogante e vendicativa. Lei riuscì a sottometterlo e a manipolarlo, mio fratello diventò un altro, quasi stentavo a riconoscerlo.
Viola lo usava e Ciro non capiva, poi incontrò Teresa, lei riuscì a strapparlo alle mani di Viola.
L'unica cosa che disse era che mio fratello è un debole.
Ma Viola non lo conosceva veramente, non ha mai imparato a farlo, lei non vuole degli amici, vuole dei sottomessi come lo era Silvia.
Viola sorride nella nostra direzione, dice qualcosa all'orecchio di Carmela e si allontanano entrambe.
-Lasciala stare quella...è rimasta la stessa di sempre- Dice Gemma riferendosi a Viola.
-Figurati, stavo solo pensando a Ciro. A fatt buon a sa luà a tuorn a chell-
Gemma annuisce, poi la campanella suona e noi dobbiamo entrare.
Con lo zaino in spalla, entriamo nell'edificio.
Io e Gemma non stiamo in classe insieme, infatti nel corridoio ci dividiamo, e appena vedo la prof lei mi accoglie con un sorriso e un bentornata.
Un pò imbarazzata cerco il mio banco, ma sembra che sia occupato infondo dovevo immaginare che qualcun altro se ne sarebbe appropriato, per cui non mi resta altro da fare che sedermi all'ultimo banco.
Silvia è in classe con me, c'è anche Luigi che tutti però chiamano Cucciolo. Ha lunghi capelli biondi e mossi, come faccia a tenerli così in ordine non saprei, ma me lo chiedo tutte le volte che incontro.
Alza il pugno quando passo accanto al suo banco, premo il mio contro il suo e vado a sedermi.
Appoggio lo zaino allo schienale della sedia accanto alla finestra così da essere coperta anche per le interrogazioni.
Prima ero più esposta e i prof beccavano sempre me, quando c'era da interrogare qualcuno, ma adesso non possono vedermi facilmente.
La lezione inizia ed io prendo appunti sul mio quaderno immacolato, un messaggio sul mio telefono attira l'attenzione della prof che si gira, dicendo di spegnere subito i telefoni se non vogliamo una nota.
Mi do mentalmente della stupida per non aver inserito la vibrazione, non voglio che mi sgridino il primo giorno.
Poi bussano alla porta e la prof interrompe la lezione, lei odia chi disturba le sue lezioni anche se è il bidello a farlo, nel momento in cui alzo lo sguardo vedo l'unica persona che speravo di non rivedere così presto.
Insomma avrei dovuto rivederlo prima o poi, ma speravo più tardi possibile, soprattutto dopo che Nina mi ha detto cosa prova nei suoi confronti.
-Ma insomma è questa l'ora di arrivare?-
-Mi dispiace...non ho sentito la sveglia-
-Si, si la solita scusa, adesso vai a sederti prima che ti spedisca dal preside-
La sua voce, da quanto tempo non la sentivo, torno a guardare il mio quaderno pregando che non si sieda accanto a me.
Anche il posto vicino a Silvia è vuoto, infatti con la coda dell'occhio vedo lei indicare il suo banco, tipico, non se ne lascia sfuggire uno.
Rispondo al messaggio di Nina dicendole che ci vediamo più tardi a pranzo, al solito bar in cui ci fermiamo dopo scuola.
-Posso sedermi quì?-
-No...- Rispondo senza pensarci, finisco di scrivere e invio il messaggio.
La sedia striscia sul pavimento produce un rumore fastidioso, dei libri e un astuccio vengono posati sul banco accanto al mio, un forte profumo entra nelle mie narici.
Mi impongo di concentrarmi solo sulla lezione e non sul mio compagno di banco, che nonostante il mio rifiuto si è seduto lo stesso.
Un soffio leggero sposta i miei capelli, premo la matita sopra il foglio e la punta salta per la troppa forza esercitata, sbuffo per aver bucato il foglio, e adesso devo ricominciare da capo.
Lui sorride ma io continuo a fare finta che non sia seduto accanto a me, quant'è fastidioso.
Non mi è mancato per niente questo suo lato.
-A Tarantella mij è turnat finalment...- Muove le labbra contro il mio orecchio, avevo spostato i capelli dietro di esso scoprendolo, deglutisco e alzo gli occhi solo per vedere se qualcuno ci sta guardando, ma la prof sta scrivendo alla lavagna e i nostri compagni sono occupati a prendere appunti.
Mi giro lentamente ritrovando il suo viso ad un passo dal mio, il suo sorriso provocante e i suoi occhi magnetici, subito la mia testa mi riporta a sei mesi prima a l'ultima volta che ho parlato con lui, quando ci siamo gridati contro cose che forse nemmeno pensavamo, ma che in quel momento mi sembravano così giuste.
-Ti sono mancato?- Sussurra ancora lui, di tanto in tanto guarda verso la cattedra.
-Manc nu poc...- Sussurro a mia volta, piano, quasi come se le parole non volessero uscire dalla mia bocca.
Le sue labbra si aprono in un sorriso prende la mia matita e inizia a temperarla, girandola piano per non far spezzare la punta.
Lo osservo infastidita, non sopporto quando qualcuno tocca le mie cose, soprattutto se è lui a farlo. Estrae la matita dal temperino, soffia sulla punta spargendo la polvere nell'aria e poi me la porge.
-Nun si maj stat brav a dicer e bugie- Continua a sorridere prendendosi gioco di me, riprendo la matita spostandomi verso la finestra creando tra di noi una certa distanza.
Lui scuote la testa e inizia a sfogliare il suo libro fino alla pagina interessata.
Quant'è strunz.
Comm fa a piacè a Nina, nu tip accussì.
Per tutta la lezione non faccio altro che pensare a prendere appunti, ignorando Di Salvo e i suoi tentativi di provocarmi, devo resistere fino al suono della campanella, al cambio d'ora andrò sulle scale antincendio a fumare insieme a Gemma o a Nina, come facevo prima. Certe abitudini non cambiano mai.
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E poi...mi innamorai di te [Piecurosa]
FanfictionRicci e Di Salvo, sono sempre stati dalla stessa parte, fin dall'inizio per far funzionare tutto il sistema. Mio padre e Pietro Di Salvo, sono amici da adolescenti, i loro genitori erano alleati hanno costruito un impero con la speranza che i loro...