Capitolo 19

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Aprile è iniziato da pochi giorni, parlando con papà e con il nuovo fisioterapista hanno deciso che posso tornare a scuola, dovrò utilizzare il bastone per camminare, e se dovessi stancarmi tornerò a casa, però sono anche contenta di poter rivedere tutti.
Magda mi ha preparato lo zaino con i libri, e i vestiti da indossare la sera prima, per il pranzo le ho detto che non c'è da preoccuparsi, con le ragazze saremmo andate a mangiare fuori.
E che sarei stata attenta, lei si preoccupa sempre per me, soprattutto quando ho avuto l'incidente.
-Mi raccomando per qualsiasi cosa chiamami, io corro- Magda mi fa un ultima raccomandazione, un bacio sulla guancia e lascia il mio zaino tra le mani di mio fratello.
Guarda anche lui che sospira e alza lo sguardo.
-Non ti preoccupare, starò bene-
-Adesso andate che farete tardi-
Seguo mio fratello nel vialetto, mi siedo davanti accanto a lui, prima di partire manda un messaggio a Teresa.
-Oggi con la scuola va al museo dei treni-
-Ah, bello. E noi che gita faremo prossimamente?-
Solitamente ad inizio primavera la nostra scuola organizza una gita fuori Napoli oppure nei dintorni.
Lo scorso anno siamo andati a Rimini per sei giorni, e l'anno prima ancora siamo stati in Salento.
Quest'anno non so se organizzeranno qualcosa, ci sono stati un pò di problemi tra gli insegnanti, il preside ha sorpreso la prof di ginnastica e il prof di matematica insieme nell'aula di lui, è andato su tutte le furie.
E questo perchè sulla sua scrivania gli è arrivato un biglietto con su scritto un orario e la classa in cui doveva presentarsi, lui l'ha fatto e li ha beccati in flagrante.
Con la vice preside ha cercato di capire chi ha potuto lasciare quel messaggio tra i suoi documenti, fino a pensare che magari sia stato uno studente e se è così, dovranno scoprire chi è stato.
-Non lo so sorellì, forse l'orto botanico-
-Ma pcchè...pensavo saremmo andati in Sardegna-
-No, la Pisani ha detto quest'anno se facciamo la gita andremo quì vicino, e ci dobbiamo pure accontentare-
-Allora ci andiamo da soli appena arriva l'estate-
-Affittiamo la barca come l'estate scorsa, ci divertiamo-
Annuisco mordicchiandomi l'unghia del pollice, Ciro accende la radio mentre guida verso la scuola. 


Tornare a scuola mi fa un certo effetto, in questi mesi ho immaginato come mi avrebbero guardata i miei compagni, e adesso che sono fisicamente quì sembra che nessuno mi fissi come pensavo.
-Bentornata- Gemma mi abbraccia da dietro, si sbilancia e devo tenere la mano sopra il muretto
per non cadere in avanti.
-Anche io sono felice di vederti- Le dico ridendo.
-Non sapevo che venissi, ma sono contenta-
-Non l'ho detto a nessuno, perchè se papà avesse detto di no, mi sarebbe dispiaciuto-
-Capisco, ma però sei qui e ci divertiremo-
Dopo poco arrivano anche Silvia e Serena, oltre i ragazzi. Ciro saluta Edoardo, restano in un angolo per fumare, quando arriva anche Carmine lui lo ignora come credo stia facendo dalla loro rissa alla caffetteria.
Non viene più nemmeno a casa nostra, è diventata più silenziosa da quando lui non c'è, è tutto diverso.
Ci guarda ed è sorpreso di vedermi, nemmeno lui si aspettava che sarei tornata a scuola, passa accanto a noi senza dire una parola, ha ancora qualche livido sul viso per i cazzotti che gli ha dato mio fratello.
Tengo lo sguardo basso ma il suo profumo lo sento benissimo, la sua mano sfiora la mia quasi subito la ritiro come se avessi preso la scossa.
-Tutto bene?- Chiede Gemma osservando la mia reazione.
-Si, va bene...a proposito tu non devi dirmi qualcosa?-
-Del tipo?-
-Beh del ragazzo che ti piace-
Serena e Silvia ridacchiano, lei arrossisce svia la mia domanda dicendo che non c'è nessun ragazzo, e appena Silvia fa il suo nome lei la spinge. Le dice che non è vero niente di quello che ha appena detto, e poi la campanella suona e tutti dobbiamo entrare nell'edificio. 


Il banco di Viola è vuoto.
Ancora non ci credo che sia stata lei a provocare il mio incidente.
Sapevo che fosse perfida, ma non fino a questo punto.
Di certo la sua presenza non mi mancherà, e non solo a me.
Prima di entrare a scuola ho visto Carmela e Nina al solito posto, quello che è successo alla festa è arrivato alle orecchie di tutte le nostre compagne, da quel momento mormorano appena la vedono girare nei corridoi.
A lezione di ginnastica Serena ha sentito che delle nostre compagne le hanno dato della poco di buono, il termine non era proprio questo ma non voglio ripeterlo.
Adesso tutte fanno le carine con me, quando fino a poco tempo fa non ci avrebbero pensato due volte prima di saltare addosso a Carmine.
Anzi, quando eravamo solo amici mi chiedevano cosa piacesse a lui, se preferisse un film al cinema o andare al fast food.
Volevano essere qualcosa in più per lui, non solo da una notte. Però Carmine non era interessato ad avere una relazione lunga, voleva solo divertirsi, come tutti del resto.
Mi siedo al mio solito banco accanto alla finestra, il posto vicino viene presto occupato da Gemma che mi sorride e prende i libri e l'astuccio dallo zaino.
Io l'ho già fatto, il libro aperto e accanto il quaderno per prendere appunti, l'astuccio rettangolare e morbido di un colore chiaro poco sopra. La cerniera aperta in modo da poter facilmente prendere una penna o una matita, oppure la gomma per cancellare eventuali errori.
Il telefono rigorosamente sotto le prime pagine del libro, per nasconderlo agli occhi della prof, modalità silenziosa, per non farsi beccare a messaggiare.
Tornare così di punto in bianco è stranissimo per me, più di quando sono tornata dall'America.
Ma poter sentire sotto il sedere la rigidità di queste sedie così scomode, da far indolenzire il sedere, il banco che se indossassi un paio di calze me le smaglierebbe in un attimo. E poi ancora il rumore del gesso che stride contro la lavagna e del cancellino, ogni volta che viene usato la persona di turno si ritrova sempre le mani sporche.
In altre classi invece dell'ultimo anno nel secondo edificio, usano un altro tipo di lavagna, più moderna, pennarelli e un cancellino il quale non ci si sporca.
Però a me, tutto questo piace.
Nina entra in classe si siede al banco di Viola, nel posto vacante che lei ha lasciato.
Si gira verso di me e io guardo fuori, non ho voglia di vederla ne sentire le sue banali scuse.
Anche in cortile ha tentato di avvicinarsi, Carmela però l'ha trascinata via.
Vorrebbe forse dirmi che alla festa è stato uno sbaglio?
Che lei era troppo ubriaca, per accorgersi che il ragazza che si stava scopando era il mio?
Oppure voleva restituirmi il male che io per prima le ho fatto?
Probabilmente la terza domanda, ha una risposta affermativa.
Si è voluta vendicare togliendomi il mio ragazzo, il mio migliore amico, il mio...tutto.
Gemma mi tocca il braccio con il suo gomito per richiamare la mia attenzione, la guardo corrucciando la fronte, e lei mi dice di guardare la cattedra.
La prof è accanto ad essa, sta guardando verso di me.
Cazzo, ero talmente assorta nei miei pensieri che nemmeno mi sono resa conto che lei, fosse entrata.
-Signorina Ricci, mi fa piacere che sia tornata tra di noi. Si sente bene?- Chiede lei con premura, non ricordo fosse diventata così gentile, forse è solo cortesia.
-Sto migliorando, e sono felice di essere tornata-
-Mi fa piacere, e credo anche ai tuoi compagni-
Con un cenno del capo siede dietro la scrivania, apre il registro per fare l'appello, segnare i presenti e anche chi non lo è, e quando arriva al cognome di Viola sospira e scuote la testa.
Dopo il suo arresto i corridoi a scuola non hanno fatto altro che parlare di lei, e poi i soliti che spettegolando dicevano di aver sempre saputo che è stata opera sua.
I soliti idioti direi, coloro che sbavavano dietro di lei.
Non ha mai avuto dei veri amici, solo persone che tormentava e i quali per restare invisibili chinavano la testa al suo passaggio.
Non mi dispiace per niente, si merita quello che le sta capitando.
Giocare con il fuoco non fa sempre bene, alcune volte si può arrivare a scottarsi veramente. 

E poi...mi innamorai di te [Piecurosa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora