Capitolo 23

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Insieme a papà e Ciro siamo entrati ed usciti dal tribunale, il processo è durato per due settimane fino alla sentenza finale.
Colpevole.
Era inevitabile dare un giudizio diverso.
I nostri avvocati hanno tirato fuori prove importanti, mentre quelli della difesa non sono riusciti a controbattere per far si che Nina venisse scagionata o avesse una riduzione di pena.
In aula sua madre era seduta ai banchi opposti ai nostri, non ci siamo guardate nemmeno una volta, ha tenuto il capo chino per tutto il tempo.
Nina invece che era seduta accanto alla giuria, guardava spesso nella nostra direzione, soprattutto quando anche Carmine era presente.
Il suo odio verso di me si poteva tagliare come la lama di un coltello, mi incolpa per avergli portato via una persona che non è mai stata sua.
Rivivere i momenti di quel giorno mi ha scombussolata, in questi mesi ho voluto dimenticare tutto non solo l'incidente ma anche le conseguenze che sono arrivate dopo.
Come per la mia convalescenza in ospedale, i giorni passati con Fabio mi piacevano, lui mi stava aiutando cercava si di farmi tornare a camminare ma voleva anche altro.
Non ho creduto a Carmine quando mi diceva che in Fabio vedeva qualcosa di strano, pensavo che fosse solo geloso del tempo che sottraevo a lui per guarire, e invece ci vide bene.
Per due settimane ho dovuto rivivere tutto dal principio, in aula mi mancava l'aria, mi sentivo irrequieta e una volta fuori tornavo a respirare aria pulita.
Ho sempre pensato che una volta trovato il colpevole del mio incidente, mi sarei sentita meglio, invece sento il vuoto dentro. Ho rischiato di morire, ma allo stesso tempo una parte di me è morta quel giorno. 


Dal frigo prendo una bottiglia di the freddo alla pesca, nella dispensa trovo patatine al formaggio e poi due bicchieri di vetro. Facendo attenzione a non far cadere niente dalle mani salgo le scale, mi appoggio al muro quando sto per perdere l'equilibrio.
Mi sembra un sogno l'aver abbandonato il bastone, Magda lo ha messo nel ripostiglio dicendo che non vuole più vedermi con quell'oggetto.
È contenta che mi sono ripresa bene, nessuno di noi aveva grandi certezze, la speranza c'era ma le certezze poche, di tanto in tanto sento dolore alle gambe e di ballare non se ne parla ma io sono felice ugualmente.
Appoggio tutto sopra la scrivania, Carmine sta finendo alcuni compiti io i miei li ho già fatti, lascio un bacio contro la sua guancia mentre verso il the dentro i bicchieri.
Lui sorride con la mano accarezza il mio sedere da sopra il tessuto della canottiera lunga, gli dico di non distrarsi e lui torna con lo sguardo sopra i libri.
Prendo la busta di patatine dopo averne versate un pò nella ciotola accanto al suo bicchiere, mi stendo sopra il letto disfatto a pancia in giù le gambe piegate verso su torno a guardare la rivista di moda che avevo iniziato a sfogliare.
Siamo soli a casa, Pietro resterà fuori per due giorni papà non è andato con lui a detta sua ha degli impegni in città, mentre Wanda è uscita per delle commissioni.
In verità Carmine non sa dove è andata di preciso, quando siamo venuti quì dopo la scuola lei non c'era ha solo lasciato un biglietto attaccato al frigo, con su scritto che sarebbe rimasta fuori casa tutto il giorno.
Giro la testa sentendomi osservata, becco Carmine a fissare il mio sedere.
-Smettila...- Gli dico mangiando le patatine.
-Ti si vedono le mutandine...mi distraggo- Sbuffa coprendo gli occhi, la sedia gira e lui dice che
non riesce a concentrarsi.
-Mi metto i pantaloni allora...-
Lui mi ferma e mi giro dicendogli che non deve rompere le scatole.
-Finisci i compiti e poi mi raggiungi- Rispondo sorridendo mentre porto alla bocca un altra patatina.
-O' vir ca si tu?-
-Ij nun agg fatt nient...-
Gattono sopra il suo letto per sistemare i cuscini e poi appoggiarci la testa, lui mi fa notare che la canottiera è salita sopra alla pancia, non gli do retta prendo il mio telefono sopra il comodino.
-Tua madre era strana ieri- Dico di punto in bianco, ho dormito quì quando siamo tornati a casa.
Aveva un aria di mistero mentre preparava la cena, il suo telefono vibrava più del dovuto e Pietro era uscito qualche ora prima.
-Ultimamente lo è...forse ha le sue cose- Dice Carmine senza pensare alle sue parole.
-Ma c' dic? E cos soj?- Rido appena si gira a guardarmi.
Carmine alza le spalle scrive qualcosa sopra il quaderno e pochi minuti dopo lo chiude, e così anche i libri.
Alza le braccia in alto stiracchiandosi, indossa una canottiera leggera sui toni del grigio, i muscoli si contraggono.
-È strana da quando ha confessato che abbiamo un fratello-
-Fratellastro...- Preciso corrucciando la fronte.
-Cosa cambia?- Dice Carmine guardandomi.
-Non voglio sentirmi una sorella per te-
-Tranquilla non lo sei...- Risponde lui accarezzando la mia guancia.
-Bene, perchè non riuscirei ad esserlo-
Carmine sorride, mi attira tra le sue braccia circondando i miei fianchi.
-E tuo padre?-
-Mio padre cosa?-
-Deve essere stato difficile anche per lui-
-Non riesco ad immaginare quanto-
-È a casa adesso?-
Scuoto la testa, in effetti non ha risposto alle mie chiamate ne ai messaggi quando gli ho scritto che restavo a dormire a casa Di Salvo, è stranissimo, lui mi risponde sempre.
Io e Carmine restiamo per dei minuti in silenzio, poi ci guardiamo e ridiamo dei nostri pensieri.
-Dai...non è possibile questo-
-Si, forse mi sono lasciato prendere dalla situazione, però...-
-Cosa?-
-Vieni con me-
-Dove?-
Carmine non risponde, esce dalla sua stanza e percorre il corridoio fino alla camera dei suoi genitori. Lo seguo chiedendomi cosa voglia fare, il letto è in ordine come se nessuno ci avesse dormito, l'aria è fresca e vi è un buon profumo.
Mi guardo in giro non riuscendo a capire cosa ci facciamo quì, lui guarda nel comodino di sua madre.
-Cosa cerchi?-
-Settimana scorsa ho visto un opuscolo in questa stanza, era di un hotel-
-Magari è di tuo padre...- Gli dico pensando alle volte in cui dormiva fuori casa con papà mentre erano in viaggio.
-No, non credo...è un hotel a Fuorigrotta-
Carmine apre l'armadio di sua madre, sposta alcuni vestiti e finalmente trova l'opuscolo dell'hotel. Si chiama "la rosa dei venti" affaccia sul mare, gli chiedo cosa ne facciamo.
-Semplice, ci andiamo-
-Per quale motivo?-
-Ho una teoria, voglio vedere se mi sbaglio-
Lo seguo in camera sua in silenzio, l'opuscolo tra le mani, si siede sopra il bordo del letto, lo guardo indossare pantaloni di una tuta e poi le scarpe dopo aver preso un paio di calzini puliti da dentro un cassetto.
Resto ferma accanto alla porta indecisa se vestirmi e seguirlo oppure lasciare che faccia tutto da solo.
-Tarantè, crè?-
-Carmine tu...cosa pensi di trovare quì?- Indico l'opuscolo che ho tra le mani. Lui si avvicina racchiude il mio viso tra le sue mani, dice che non devo preoccuparmi.
-Comm facc?- Sposto la testa di lato, corruccio la fronte gonfiando le guance.
Lui ridacchia guardando la mia buffa espressione, mi bacia e poi appoggia la sua fronte contro la mia, mi chiede se mi fido di lui, la mia risposta è ovvia.
Certo che mi fido di lui, nonostante abbiamo avuto i nostri screzi, è l'unica persona di cui mi fido. 

E poi...mi innamorai di te [Piecurosa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora