song 7: cookie's recipe

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«Prendimi un po' di latte, per favore, Jimin.»

«No.»

Jimin prese il latte dal frigorifero e lo passò a Taehyung. Lasciò una serie di impronte di farina sulla bottiglia, ma dato che il biondo davanti a lui ci lasciò metà dell'impasto sopra, non se ne preoccupò.

«Non sono sicuro che usciranno davvero biscotti. O che non saranno radioattivi, per lo meno.»

«Sei così pessimista, Taehyung. Impasta e basta.»

La brillante idea era frutto della noia e ne erano entrambi terribilmente consapevoli. Mai avevano imparato davvero a fare biscotti, ma si erano reinventati provetti pasticceri e adesso si trovavano nel mezzo di una cucina in cui sembrava essere esplosa una bomba di impasto e farina. Jimin si stava concentrando sulla ricetta, lasciando che la sua mente mettese da parte i pensieri che gli affollavano il retro delle palpebre ogni volta che chiudeva gli occhi. Era passato troppo poco per scordarsi degli avvenimenti del giorno prima e le garze sul suo ginocchio glielo ricordavano ogni volta che stendeva o piegava la gamba. Il pantalone di Yoongi restava celato nella sua cartella, pulito e profumato, un peso leggerissimo nella realtà ma imponente nella mente di Jimin.

«Non è che non sto impastando, è che è diventato un mattoncino. Non c'è nulla da impastare, qui ci vorrebbe un'affettatrice per tagliare in piccole palline di circa 5 centimetri

Taehyung fissò con odio la pagina del libro di ricette abbandonato sul bancone, la fatica che era evidente nei movimenti sotto sforzo delle braccia. Jimin rise e si appoggiò con le mani al marmo per non cadere. Il movimento gli fece piegare le gambe e gli provocò una fitta al ginocchio.

«Ahia.»

«Non hai ancora cambiato la fascia, Min? Dovresti.»

«Non mi va, onestamente. Non ho dei pantaloni larghi.»

«Prendi i miei. Ti obbligo a cambiarti quella garza. Su. Quando sarai tornato, avrò già infornato, stanne certo.»

Taehyung era così concentrato che la sua lingua faceva leggermente capolino dalle labbra, mentre le sopracciglia erano arcuate come fosse arrabbiato. Jimin gli sorrise e gli scompigliò i capelli tirati su da una bandana. Lavò le mani nel lavello della cucina prima di imboccare la porta. Zoppicò leggermente verso le scale e, proprio mentre passava davanti alla porta di ingresso, quella si aprì per rivelare null'altro che Min Yoongi, in tutta la sua gloria, chitarra dietro la schiena fasciata dalla giacca di pelle. Dietro di lui, la sua gang di amichetti parlottava amichevolmente, probabilmente di qualche fatto musicale. Yoongi alzò lo sguardo, che finì dritto su Jimin. Sorrise, strafottente come al solito.

«Stellina.»

«Idiota.»

«Stai salendo? Aspetta, ti aiuto.»

Yoongi si avvicinò velocemente, togliendo dalla schiena la chitarra e poggiandola poco cerimoniosamente sul divano. Jimin cercò di zoppicare via, un misto di testardaggine e imbarazzo che lo spingevano, ma il moro gli fece passare un braccio intorno alle sue spalle e gli afferrò la vita prima del previsto.

«Oh, ciao Minnie!»

«Ciao, Hoseok. Puoi dire al tuo amico idiota che non mi serve il suo aiuto?»

Hoseok rise di cuore. Jimin a volte si chiedeva come e perché uno dei ragazzi più popolari della scuola si fosse preoccupato abbastanza da diventare suo amico. A differenza di Yoongi, Jung Hoseok era famoso per essere solare, divertente, amichevole, gentile e, in tutto e per tutto, un angelo. Non c'era una singola anima che non sorridesse solo a vederlo sorridere o non fosse coinvolto dalla sua risata a ridere con lui. Educato, sensibile e disponibile. Unico problema? Così come era amico di Jimin, Hoseok era anche parte della cerchia di amici di Min Yoongi.

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