song 24: what I didn't become

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Jimin si sentì trascinato da Yoongi verso la sua moto, i suoi piedi che si muovevano lontani dal suo controllo. Non piangeva, ma le lacrime restavano sul letto morbido delle sue palpebre spalancate, mentre il respiro entrava e usciva dai suoi polmoni in lenti e agonizzanti rantoli, come avesse appena finito di correre una maratona senza meta. Perché si sentiva così. Un corridore che non sa dove andrà a tagliare il traguardo, sprovvisto di sicurezze e strisce da strappare sulla vittoria.

Le mani di Yoongi lo portarono verso la motocicletta parcheggiata nel piazzale davanti la casa di Taehyung. Jimin si sentì mettere un casco sugli occhi, mentre il suo sguardo registrava distratto dei pezzi di quello scenario che conosceva a memoria. Un cancello, un albero alto e dalle foglie grandi, la breccia per terra, vicino alla curva della strada. Si chiese cosa avevano significato per lui gli anni passati a memorizzare cose che adesso sembravano fantasmi pronti a soffocarlo. Yoongi entrò nel campo visivo dei suoi occhi, oscurando il paesaggio oltre la visiera del casco pesante.

Sembrava preoccupato, il piercing che ballava leggermente, spinto dalla lingua, mentre i denti torturavano il labbro inferiore. Lo osservò un secondo, ma Jimin non ebbe il coraggio di fare altro che guardarlo negli occhi, sperando e pregando che capisse il bisogno che aveva di rannicchiarsi sul suo petto e farsi male con tutte le lacrime che non aveva ancora versato. Yoongi spostò con un dito un ciuffo stretto sotto il casco dai suoi occhi, prima di mettersi il proprio e montare sulla moto. Jimin seguì i suoi movimenti con gli occhi fino a che Yoongi non lo guardò, aspettando che salisse dietro di lui sulla sella.

Il viaggio fu veloce abbastanza da portarli subito a casa ma non troppo da far stare male Jimin. Come al solito, Yoongi faceva le cose esattamente come Jimin avrebbe voluto, anche senza bisogno di chiederlo. Yoongi aiutò Jimin a togliersi il casco, poggiandoli entrambi sulla moto prima di spostare i suoi ciuffi dagli occhi con un movimento della testa e cominciare a pettinare con delicatezza quelli di Jimin. Godendosi la sensazione dolce delle mani di Yoongi che affondavano nei suoi ciuffi per districare i nodi creati nel tragitto, Jimin riuscì solo a guadare i suoi occhi, cercando un pizzico, un barlume, anche solo un briciolo di quella pietà che ci aveva visto dentro a casa di Taehyung. Eppure, li trovò solo dolci, gentili, privi di malizia, uno specchio d'acqua dolce in cui potersi guardare riflessi più limpidi di quanto non sia nella vita vera.

Jimin aspettò che Yoongi finisse il suo lavoro nel cercare di rimettere a posto i suoi capelli prima di stringersi a lui. Le sue mani trovarono un senso nell'avvolgersi attorno ai suoi fianchi, il lato della sua testa trovò il suo posto quando si poggiò al suo petto, appena sotto le clavicole. Yoongi lo raccolse nei pezzi che Jimin aveva affidato alle sue braccia, avvolgendolo a sua volta in un abbraccio stretto quasi a togliere il respiro. Jimin chiuse gli occhi, forte, fortissimo. Cercò di imprimere nella memoria la forma che le braccia di Yoongi assumevano attorno a lui.

«Non vuoi entrare, Jiminie?»

Serrando le mani attorno a lui, Jimin ispirò forte, aspettando che l'ossigeno raggiungesse ogni angolo del suo corpo fragile prima di avere il coraggio di scollare le palpebre l'una dall'altra, impaurite da ciò che il mondo celava a solo un passo da loro, a uno sguardo confuso.

«Sì. Un attimo solo. Dammi sono un attimo»

Sentì Yoongi che annuiva, cullandolo sul posto mentre le sue labbra si poggiavano soffici sulle ciocche più esterne dei suoi capelli. Piano, come a non voler disturbare la piccola fetta di vita in cui Jimin navigava, affondando più di quanta acqua riuscisse a cacciare dall'opera viva della sua barca a vela, Yoongi cominciò a camminare verso la porta di casa sua, i suoi piedi che procedevano al contrario, seguiti da quelli svogliati di Jimin. Ancora avvolti in quello strano incrocio di gambe e braccia, entrarono in casa, dove Jimin sentì di essere portato verso la camera di Yoongi. Spiò dal suo petto, e su quel letto, che ora sembrava come richiamarlo, vide due diversi loro. I loro bambini, che leggevano storie di paura con il lenzuolo sopra la testa a mo' di tenda. I loro adulti, nascosti sotto le coperte a ridacchiare e scambiarsi baci più e meno casti.

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