song 1: eavesdropping from the other side

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«Non so se lo voglio fare.»

Yoongi sospirò, una mano che, sulla schiena di Jimin, che sostava davanti alla casa di Taehyung con una faccia afflitta. Jimin si grattò con l'unghia del pollice una pellicina che spuntava dal suo indice. Yoongi abbassò lo sguardo, seguendo con gli occhi il movimento della mano di Jimin. La afferrò con delicatezza, lasciando che le loro dita si intrecciassero, timide, nella frescura della sera. Jimin prese un grosso respiro.

«Non lo voglio fare comunque.»

«Non lo metto in dubbio. Ma devi. Hai promesso, ricordi? E ti eri anche offeso quando avevo osato insinuare che non avresti rispettato i patti.»

Alzando gli occhi al cielo, con il cuore che faceva capriole nel petto e la pancia in subbuglio, Jimin strinse un po' di più le dita di Yoongi. Cosa poteva andare storto?

Tutto. Però doveva pensare positivo. Non era Taehyung lo stesso che diceva di voler andare avanti? Di sicuro avrebbero chiarito. Anche se Jimin ancora non era sicuro di volerlo fare. Una parte di lui, quella più testarda, e in fondo anche codarda, voleva fare sì di avere ragione ancora una volta. Era un desiderio bambinesco, e immaturo, e faceva più male a lui che a Taehyung, proprio come diceva Yoongi. Cosa ci guadagnava?

«Non mangia, sai?»

«Magari si inventa cannibale. Non puoi mai sapere. Da quello che ha cacciato da quel forno, poteva esserci di tutto nelle teglie. Era così carbonizzato che non c'era rimasto neanche uno spazio di colore per capire la provenienza della pietanza.»

Yoongi ridacchiò, scuotendo la testa. L'azione distrasse Jimin, che si lasciò trasportare per qualche passo in avanti, prima di fermarsi sul posto. Yoongi si girò a guardarlo interrogativo, inclinando il sopracciglio come a chiedergli spiegazioni.

«E se poi non mi piace la sua risposta?»

«In che modo?»

«Non lo so, magari mi dice che lo ha fatto a posta perché vuole darti in sposo ad una principessa, strapparti alle mie grinfie e renderti il suo lasciapassare per le ricchezze reali.»

Con la mano stretta alla sua che vacillò, Yoongi tirò le labbra in una linea dritta per non sospirare. Jimin sapeva che erano scuse stupide, ma era a corto di scappatoie ed ora bisognava arrangiarsi con le idiozie per rendere il tutto molto più facile di quanto non fosse, per lui, accettare la realtà. Calciò un sassolino, e l'impatto della suola della sua scarpa con il pavimento fu più duro del dovuto, lasciandolo con una pianta del piede dolorante. Cercò di trattenere una smorfia di dolore, ma lo sguardo di Yoongi gli disse che aveva visto tutto.

«Guarda che non ti risparmio solo perché ti fa male un piede, ora.»

«Non l'ho neanche chiesto!»

«Conoscendoti.»

Alzando lo sguardo al cielo, Jimin gli fece il verso, e Yoongi si avvicinò per stampagli un bacio sulle labbra e zittirlo in quella maniera. Jimin non fece in tempo a chiudere gli occhi per godersi quel momento perché Yoongi già lo stava trasportando verso la porta, sempre più vicina, della casa di Taehyung. Jimin puntò i piedi a terra fino a che non riuscì a fermare Yoongi, che si girò per prendergli il volto fra le mani. A distanza di un respiro dalle sue labbra, Yoongi squadrò il suo viso, un piccolo broncio sui suoi boccioli rosacei.

«Tesoro, ora noi entriamo, tu e Taehyung fate pace, anche per la mia pace mentale, e poi andrà tutto bene, Taehyung metterà uno di quei film inguardabili francesi che gli piace guardare e saremo tutti felici e contenti. Okay?»

Jimin lo osservò con le labbra che sporgevano all'infuori, schiacciate in quella posizione assurda dalle mani di Yoongi, che adesso lo guardava, speranzoso e, all'apparenza, leggermente disperato. Annuì, leggermente, ancora non proprio convinto dell'idea.

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