song 12: new beginnings

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Fu alla fine del mese che Jimin ripensò davvero al biglietto di Siwoo. Era stato nel momento in cui Yoongi aveva girato per la prima volta a scuola con una ragazza sotto il braccio. Jimin non sapeva chi fosse e non gli interessava. Non doveva interessargli cosa facesse Yoongi, non erano amici, non erano fidanzati, Jimin non considerava neanche di essere un suo lontano conoscente. Erano e non erano, un confine che avevano sorpassato e cancellato molte volte ma che poi avevano e, sempre fragile ma onnipresente. La notizia che Yoongi si fosse fidanzato era corsa veloce e Jimin aveva verificato con i suoi occhi. Con quegli occhi grandi e quel sorriso timido, era facile capire perché piacesse. Era una bella ragazza, tranquilla. Probabilmente migliore di Jimin in molte cose. Il castano fingeva di non vedere nessuno dei due nei corridoi. Non gli serviva a nulla, quindi perché preoccuparsi di interessarsi quando poteva morire dentro da solo e in silenzio? Così, ricomparve nella sua mente il biglietto con il numero di Siwoo.

Pesava nella sua mano come un macigno, eppure era leggero come una piuma. Era il significato che lo rendeva quasi bollente, e Jimin lo posò sulla scrivania. Quanto tempo era passato? Forse troppo. Forse Siwoo si era stancato di aspettare o forse neanche aspettava. Magari era già impegnato nuovamente. Magari non si ricordava neanche di Jimin. Nonostante i suoi dubbi, Jimin compose sulla tastiera del suo telefono il numero, nella speranza che quella serie di numeri prendesse magicamente vita per rispondere ai dilemmi della sua testa.

Salvò Siwoo come contatto. Scrisse e cancellò più volte messaggi stupidi, banali, come "Hey!" e messaggi complessi, come "Ciao, ricordi Jimin, quello della serata al club? Beh, ho ritrovato il biglietto..." e così via. I tasti della sua tastiera venivano ripetutamente premuti e poi martoriati dalle parole cancellate, fino a che Jimin non decise che un semplice messaggio stupido e banale (Hey, sono Jimin) era l'unica via per non morire d'imbarazzo se non avesse risposto. Quasi gettò il telefono a terra quando le spunte che stava avidamente fissando divennero blu. Siwoo rispose subito. Si ricordava chi era Jimin.

17:27

hey Jimin!

ce ne hai messo di tempo ahah

non preoccuparti, sono felice che tu ci abbia pensato bene ;)

Jimin non ci aveva pensato bene. Non ci aveva pensato e basta, in realtà, aveva solo fatto ciò che il suo cuore ferito diceva fosse meglio. E poi, qual era il problema? Era adulto, era solo e svagarsi un po' con qualcuno che non aveva nessun precedente nel suo libretto dei torti subiti gli avrebbe fatto bene. Cosa importava se era per amicizia o per altro. Adulti e vaccinati che si incontrano in maniera civile con chiaro in mente cosa vogliono dalla vita. Più o meno.

17:29

scusa ahahah

ho avuto alcuni contrattempi

17:30

nulla di preoccupante, spero

17:32

no, tutto bene

ah, meglio così

ti va di conoscerci? :)

Siwoo era sfacciato ma chiaro. Jimin acconsentì ad un'uscita e sgattaiolò fuori di casa vestito in abiti casual ma eleganti, un po' di trucco e i capelli acconciati. Era una prima uscita, no? Vestirsi bene era importante. Era nervoso, ma null'altro. Non sentiva l'anticipazione, non sentiva l'aspettativa, sentiva un quieto nervosismo che sfociava nel nulla più assoluto. Era contento, mediamente. Sicuramente era contento. Era nervoso, contento. Un po' annoiato, forse, dal fatto che fosse in un caffè qualsiasi, con cose qualsiasi, chiacchiere qualsiasi. Siwoo apparve nella sua visuale quando girò l'angolo. Ora aveva i capelli corti e brizzolati di platino. Gli stavano bene, ma Jimin pensò che preferiva i capelli rossi. O i capelli più lunghi in generale. Un flash di capelli mori, morbidi e lunghi si sovrappose a Siwoo. Lo scacciò, sorridendo leggermente al ragazzo davanti a lui, che ricambiò apertamente. Quello di Siwoo sembrò un sorriso leggermente più vero.

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