song 5: pretty boys

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Jimin passò i giorni seguenti in un turbinio confuso. Yoongi era, a quanto pare, partito per Daegu e ci sarebbe restato la settimana intera. La casa era di nuovo sua e di Taehyung, che si divertirono a godersi quella libertà limitata, come fossero finiti agli arresti domiciliari e facessero marachelle alle spalle della guardia fuori la porta. C'era una parte di Jimin che era contenta per la forzata lontananza, perché gli dava del tempo per pensare. Un'altra, invece, era indecisa sul da farsi e continuava a scivolare in un limbo di immagini che il castano avrebbe preferito non avere in testa di fronte a Taehyung, mentre stavano praticamente incollati sul divano.

Il film alla TV (Jimin non aveva neanche avuto la decenza di capire di che parlasse) continuava a mostrare gente che camminava, che parlava, colpi di scena, una sparatoria, qualche ferito. Jimin non riusciva a smettere di pensare a due occhi felini e un profumo intossicante. E soprattutto, non riusciva a non pensarli in situazioni sconvenienti, come le aveva lui stesso nominate con Yoongi. Il moro sembrava essere un pensiero costante anche in un'altra città. Taehyung aveva un braccio attorno alle sue spalle e mangiava popcorn a pugni dalla ciotola che Jimin aveva in grembo, nel mezzo delle sue gambe incrociate, gli occhi spalancati e bene intenti a guardare il film. La ciotola era molto utile per nascondere movimenti nelle zone basse di Jimin, ma quando cominciò ad immaginare il suo nome sussurrato da un certo moro con lo sguardo provocante, non seppe più come fare a nasconderlo.

«Bagno. Non mettere in pausa, torno subito.»

Jimin praticamente volò via dal divano, così veloce che anche se Taehyung lo avesse degnato di uno sguardo non avrebbe visto nulla. Salì le scale a due a due, il telefono che rischiava di scivolargli fuori dalla tasca dei pantaloni larghi della tuta. Quando la porta del bagno si chiuse alle sue spalle, Jimin ci si appoggiò con un sospiro. Aprendo gli occhi, notò che era forse stata una brutta idea: i ricordi di ciò che era successo in quello stesso bagno pochi giorni prima peggiorarono la situazione e quasi gemette, la sensazione delle dita di Yoongi sulle sue labbra vivido.

«Cazzo...»

Guardando giù, appurò che decisamente era la parola giusta. Grugni, infastidito. Aprì il getto freddo del lavandino e quando appurò che l'acqua era gelida se la gettò sul viso. Guardando le sue guance rosse attraverso lo specchio, seppe che ci voleva più di quello. Chiuse gli occhi e respirò, pensando a quei gattini appena nati che gironzolavano nel suo quartiere. Stava funzionando e le gocce ghiacciate che scendevano per il suo collo aiutavano. La sua sessione terapeutica con i gatti venne interrotta da una notifica. Jimin pescò dalla tasca il telefono e arrossì di nuovo.

18:12

ti sono mancato questi tre giorni, jiminah?

Il numero era sconosciuto, ma c'era una sola persona che lo chiamava così e che somigliava incredibilmente tanto a quella foto che apparve subito dopo il messaggio. C'era Min Yoongi, i capelli neri spettinati sulla fronte sotto il cappello nero, guardava la camera con gli occhi aperti il giusto per rivolgerle uno sguardo provocante, un sorrisetto quasi consapevole sulle labbra dal riflesso argenteo e una mascherina bianca che gli copriva il mento. Jimin non seppe cosa fare di se stesso per un po', gli occhi fissi su quella foto e la saliva che continuava a essere troppa e troppo difficile da buttare giù. Okay, piano bagno fallito. Ed ora?

18:16

no.

18:17

che hai fatto tutto questo tempo online, jiminie?

Non aveva nulla di meglio da fare che mandargli foto del genere e creare bordello nella sua testa?

18:18

so che sembrerà strano

ma anche io conosco delle persone

non solo min yoongi può avere qualcuno ai suoi piedi

heartthrobDove le storie prendono vita. Scoprilo ora