«Devo dire a mia madre perché non sono a casa...»
«Le ho scritto che sei da Taehyung.»
Yoongi spostò delle ciocche che coprivano gli occhi di Jimin, nascosto nello spazio delle sue braccia attorno ai suoi fianchi. Jimin si appoggiò a una sua spalla, tentando di tenersi sveglio nonostante il leggero movimento cullante di Yoongi e il profumo della sua pelle nuda.
«Con il mio telefono? Spione.»
Sporgendosi oltre la sua testa, Yoongi gli morse leggermente una guancia, gesto a cui Jimin rispose con una linguaccia. Il moro gli sorrise e baciò lì dove aveva morso la sua pelle.
«Ho anche detto a Taehyung se poteva coprirti. Dal tuo telefono, ovviamente. Crederà che sei con Siwoo, immagino.»
Jimin trattenne un respiro e lasciò che l'anidride carbonica uscisse poca alla volta. La sua mente era così piena di pensieri che pulsava, informazioni nuove che aprivano la porta a nuove domande e, soprattutto, a diversi percorsi. Cosa sarebbe successo se Yoongi non avesse mai smesso di parlargli? Come sarebbero stati ora? Diversi? E perché Taehyung aveva agito così alle sue spalle?
«Ti sento far girare le rotelle da qui, Jiminie. A che pensi?»
«A tante cose. A Taehyung. A noi due. A tutto il tempo in cui ho pensato il peggio di te.»
Le sue mani sulla pelle di Yoongi sembravano tentare di scavare dentro di lui, cercare di comprendere cosa di quella persona la testardaggine di Jimin aveva lasciato passare sotto il naso senza acciuffare nulla. A cosa aveva rinunciato per tanto tempo senza motivo, a ciò che era stato Yoongi e come era adesso. Dove nascondeva il bambino che era un tempo e se era ancora lo stesso, forse più alto, un po' più bello, un po' più pieno di cerchietti di metallo.
«Che hai pensato di me, stellina? Spero altro oltre a tutti gli insulti che già mi hai detto, così puoi sorprendermi ancora.»
Jimin fece una smorfia. Yoongi gli sorrise, ma il castano sapeva che colpiva con precisione dove era consapevole che Jimin avrebbe accusato meglio il colpo. Era una piccola vendetta per tutto il tempo in cui Jimin lo aveva insultato ingiustamente.
«In mia difesa, dal mio punto di vista eri uno stronzo coi fiocchi.»
«Aggiudicato.»
«Ho pensato tante cose. Che eri stronzo, per prima cosa.»
Yoongi lo guardò con un sorriso, i suoi occhi curiosi, con una scintilla di sfida dentro, brillanti sotto le lunghe ciglia. Jimin fece passare lo sguardo per un attimo sulle sue labbra e Yoongi gli baciò il naso, che il castano arricciò come schifato, solo per vedere Yoongi che corrugava le sopracciglia e sorridergli subito dopo, curando la sua malefatta con un bacio. Yoongi sorrise di nuovo e Jimin pensò a tutto quello che di lui aveva pensato negli anni.
«Poi che dovevi essere cambiato davvero tanto se dal bambino timido che si nascondeva dietro sua mamma alle feste sei diventato il playboy della scuola.»
Yoongi strabuzzò gli occhi, una risata che non riuscì a trattenere nel petto.
«E chi l'ha detto scusa?»
«Che eri timido o...?»
«Che sono un playboy.»
Jimin inclinò la testa da un lato, il palese sarcasmo che gli tirava la bocca in una linea sottile.
«Eddai. Serio? Tu non sei un playboy?»
«No.»
«E io sono la fata turchina.»
«Ce l'hai con questa fata turchina.»
«È un esempio, idiota. Hai capito.»
«Non sono un playboy.»
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heartthrob
Fanfiction𝖒𝖎𝖓 𝖞𝖔𝖔𝖓𝖌𝖎 + 𝖕𝖆𝖗𝖐 𝖏𝖎𝖒𝖎𝖓 Non ci vuole un genio a capire perché l'intera scuola sbavi dietro Min Yoongi, a questo arriva anche Jimin. Sarà lo stile da fuckboy, il fatto che abbia quei piercings agganciati alla pelle, i capelli sbara...