song 18: best friends' betrayal

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Per il resto della giornata scolastica, Jimin continuò a rimuginare su Yoongi e le sue labbra, ma anche sul fatto che ora era fidanzato. Non era cambiato molto da quando si era alzato quella mattina, nulla di diverso nel suo aspetto fisico, ma aveva una tempesta di emozioni che gli giravano per la testa e lo rendevano assente nelle lezioni. Avrebbe voluto parlarne con Taehyung, confidargli i suoi dubbi e le sue paure così come le cose belle, il cuore che gli batteva nel petto impazzito e il sorriso che Yoongi gli faceva nascere sul volto. Eppure, c'era un acido reflusso alla bocca del suo stomaco solo al pensiero di Taehyung che gli rendeva difficile respirare. Ancora frullavano nella sua testa le parole di Yoongi, la confessione del fatto che fosse stato Taehyung a mischiare le carte sul tavolo e farli allontanare. Perché? Come? Quando? Il suo comportamento quando Jimin gli aveva confessato di aver baciato Yoongi aveva senso, adesso, quel nervosismo che lo aveva accompagnato per i giorni che avevano seguito la litigata, anche quando avevano fatto pace. Jimin sentiva di poter vomitare solo al pensiero di rivederlo e dover scoprire che era vero, che era stato lui. Da una parte, sarebbe stato rassicurante perché avrebbe voluto dire che Yoongi non mentiva. Dall'altra, Jimin sentiva già di avere un coltello conficcato nella schiena, proprio nel mezzo delle scapole.

Uscì dalla scuola quando il cielo aveva oramai solo poche striature d'ambra nel mezzo di un viola scuro dipinto di stelle. Cominciò ad incamminarsi, rabbrividendo leggermente, il buio che lo avvolgeva sempre più man mano che la sera avanzava.

«Stellina, psst.»

Jimin quasi saltò sul posto. Girando lo sguardo verso un vicoletto scuro, individuò Yoongi, un sorriso sbarazzino sul volto, sempre mozzafiato con i capelli mossi dal vento e le braccia incrociate sul petto, il peso poggiato alla moto. Sorrise leggermente, senza rendersene conto, e si avvicinò a lui. Non prima di aver controllato che non ci fosse nessun altro sulla strada. Gli sembrò che il sorriso di Yoongi si affievolisse, ma non ebbe tempo di pensarci prima che Yoongi si sporgesse per stampargli un bacio sulle labbra.

«Hey, tu.»

«Hey, tu. Mi hai aspettato?»

«Ovvio. Devo pur fare una bella impressione sul mio ragazzo, no?»

Sorridendo leggermente, Jimin giocherellò con l'orlo della maglia del corvino, non incontrando i suoi occhi. Sentiva di poter vomitare da un momento all'altro. Deglutì con forza, lasciando che Yoongi alzasse il suo volto con le dita e incontrasse i suoi occhi.

«Cosa c'è?»

«Devo parlare con Taehyung.»

Yoongi annuì, continuando a scavare nei suoi occhi, l'espressione preoccupata che cresceva nelle sue iridi scure. Jimin voleva solo dormire, magari di nuovo fra le sue braccia. Era una sensazione familiare, un ricordo lontano che si infiammava e diveniva solo più concreto, strappato alle memorie per divenire di nuovo presente.

«Te la senti?»

Jimin prese un grosso respiro e negò con la testa, debolmente. Yoongi gli carezzò una gota, ma non disse nulla. Aspettava in silenzio che continuasse.

«Sento di poter vomitare da un momento all'altro.»

Sperò che il sussurro fosse arrivato, e dal modo in cui il volto di Yoongi si corrucciò ancora di più dalla preoccupazione, capì che era così. Sospirò di nuovo, poggiando la sua fronte contro quella del corvino, assorbendo il suo calore e il suo odore. In minima parte, lo rilassò.

«Vuoi che resti con te mentre ci parli?»

Jimin ci pensò su. Voleva la sua presenza, ma voleva anche parlare con Taehyung da solo, affrontare il discorso di petto e accettare qualsiasi risposta fosse quella che proveniva dal suo migliore amico, che la colpa fosse davvero sua o Yoongi si fosse inventato tutto. La seconda opzione sembrava così improbabile che Jimin dovette reprimere un conato.

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