song 14: alone, naked

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A Jimin girava la testa. O forse era il movimento accelerato del mondo. O forse fluttuava nel vuoto e, senza gravità, non avrebbe mai smesso di ruotare nel firmamento. Baciare Yoongi gli dava alla testa, gli faceva divenire le ginocchia molli e gli mandava una serie di scosse elettriche per tutto il corpo, come stesse attraversando una nuvola di tempesta. Non c'era stato mai, in tutta la sua scarna esperienza in ambito amoroso, nessuno che lo aveva baciato con tanta passione, tanto trasporto, tanta dedizione. Yoongi baciava come fosse l'ultima cosa che avrebbe fatto al mondo, come non ci fosse fretta ma neanche tempo, come avesse fra le mani la terra, rinchiusa fra lo spazio delle sue dita e le gote di Jimin. E Jimin si sentiva annegare, come fosse nel mezzo di una bufera e non vedesse dove i piedi affondavano nel terreno. Erano famelici, e Jimin si sentiva come divorare da Yoongi, che lo rincorreva quando prendeva fiato e giocava con maestria con la sua lingua, girando a suo piacimento il suo volto per riuscire a mandargli con più facilità in pappa il cervello. Quando si staccarono, Jimin restò a guardare Yoongi e le sue deliziosamente rosse labbra, il respiro di entrambi accelerato.

«Casa... casa tua?»

«Sicuro?»

«No. Ma non voglio smettere.»

Yoongi lo guardò un'ultima volta, come a scrutare nei suoi occhi un dubbio, e poi gli stampò un altro bacio sulle labbra, girandosi velocemente per prendere il casco e metterlo sulla sua testa. Il castano lo guardò aggiustarlo, concitato, e assicurarsi che fosse ben allacciato, prima di salire sulla moto e girarsi a guardarlo, impaziente, già le mani sul volante. Jimin rimase fermo, accigliato.

«E tu?»

«Io cosa?»

«Il casco.»

«Prometto che lo metterò la prossima volta. Ora sali su. Per favore?»

Jimin respirò profondamente e poi lasciò che una sua gamba scavalcasse la mole della moto per potercisi sedere sopra, le gambe che premevano vicino a quelle di Yoongi e le braccia che trovarono velocemente posto intorno al suo torso, dove il corvino arrivò con le mani per stringerle un po' di più. Jimin poggiò leggermente la testa sulla sua schiena e Yoongi fece partire il motore, il cui rombo fu succeduto presto dal movimento delle ruote. Jimin ne era, in verità, un po' spaventato. Aveva visto come Yoongi guidava la sua moto e, per quanto attraente fosse, non gli era piaciuta l'idea di poter sbattere a quelle velocità e farsi male, se non peggio. Così serrò gli occhi e si strinse di più alla schiena di Yoongi. Ma si rese presto conto che il maggiore doveva star tenendo una velocità mantenuta per lui, perché, aperti gli occhi, stavano viaggiando tranquilli nella notte, quasi in silenzio, la moto che camminava senza sfrecciare per le strade della città. Jimin si godette quindi il vento, la libertà che la moto dava in confronto alla macchina, e si rese conto di quanto più giusto gli sembrasse essere avvinghiato a Yoongi, sulla sua moto, che seduto di fianco a Siwoo, nella sua macchina. Sentiva un leggero senso di colpa nei suoi confronti e si diede mentalmente il compito di chiamarlo il prima possibile e spiegargli che la situazione non era mai partita, dal suo canto, e che non poteva andare avanti. Il profilo della casa di Yoongi si avvicinò sempre più, fino a quando non furono nel parcheggio lì vicino e Yoongi spense il motore. Picchiettando sulla sua gamba, gli fece segno di scendere, guardandolo con un sorriso, poggiato al manubrio mentre Jimin si toglieva il casco.

«Cosa?»

«Cosa?»

«Mi stai fissando.»

«Sei meraviglioso.»

Jimin alzò gli occhi al cielo e si girò per posare il casco solo per poter nascondere il rossore sulle sue gote. Yoongi smontò dalla moto e mise a posto il casco, guidandolo verso casa sua, una casa che Jimin ricordava da quando erano bambini, di cui riusciva ancora a vedere gli angoli se sforzava la memoria. Aperto cancello e portone, Yoongi non fece in tempo neanche a chiudere la porta di legno perché Jimin fu di nuovo su di lui. Le sue labbra lo accolsero con facilità, mentre Jimin si spalmava su lui come in cerca di un punto a cui potersi attaccare per non cadere. Yoongi lo prese senza esitazione, facendo collidere i loro corpi quasi con violenza, un contatto che fece gemere Jimin quando i loro bacini si toccarono, entrambi già eccitati. Il moro tirò leggermente i capelli della sua nuca per farlo staccare e Jimin mormorò un gemito, guardando come Yoongi lo scrutasse, evidente la voglia che gli ardeva il corpo nel volto.

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