song 11: cherry tomatoes

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Ovviamente Jimin si aspettava che Yoongi lo evitasse. Si aspettava che gli fosse concesso anche del tempo per evitarlo, perché era ancora confuso di suo e sicuramente non era la migliore delle idee correre da Yoongi e chiedergli qualcosa, cosa Jimin non sapeva. Si aspettava di essere ignorato per un po' e poi Yoongi lo avrebbe cercato come sempre succedeva e avrebbero litigato un po' e si sarebbe risolto tutto.

Beh. Beh. Un mese era un tempo lungo. Un mese in cui Jimin quasi non vide neanche un ciuffo di quei capelli neri era un tempo lungo. Un mese era un tempo lungo a prescindere, ma se ti accorgi che chi stai aspettando sta attivamente cercando di evitarti, diventa un tempo interminabile. Ogni giorno che Jimin passava ad aspettare riduceva la sua pazienza ad una sottile striscia che andava sempre più ad assottigliarsi, e ben presto sarebbe stato stanco. Evitarlo a scuola era facile, pensava Jimin, era facile cambiare corridoio e sapere in che classi sarebbe stato per non finirci in mezzo. Era facile sapere dove non mettersi la mattina, dove non andare in bagno. Evitarlo a casa sua, o meglio, di Taehyung? Lo sforzo e l'impegno dovevano essere molti, visto che Jimin ci passava ogni giorno della sua vita.

Avendo fatto pace con Taehyung, che adesso lo trattava come di cristallo (Jimin si chiedeva perché, alla fin fine era stato lui a trattarlo in modo piuttosto brusco), le sue visite erano ricominciate, ed era stato palese allora che il moro lo stesse evitando. Jimin non voleva neanche provare nulla. Non chiedeva niente di eclatante. Voleva solo parlare.

Fu chiaro che Yoongi non voleva parlare.

Jimin aveva passato la prima settimana a pensare e ripensare al modo migliore per chiedere a Yoongi di parlare. Ogni mattina si immaginava di camminare, incontrarlo per caso nei corridoio e, casualmente, appoggiarsi all'armadietto vicino al suo e impressionarlo con un "Hey, cowboy, possiamo parlare?", seguito da un'espressione superba. Poi l'idea l'aveva disgustato così tanto (forse era il fatto che si era immaginato vestito effettivamente da cowboy, cappello in testa e frangette ai pantaloni) che aveva deciso di abbandonarla. Ogni pomeriggio viveva la casa di Taehyung pensando ai migliori posti dove casualmente lasciargli un biglietto in codice, con lettere tagliate dai giornali, dove chiedeva un incontro privato per parlare di argomenti di segretezza nazionale. Poi aveva pensato che sarebbe stato possibile per Taehyung stesso trovarlo e aveva desistito (non importava il fatto che non sapesse come ritrovare giornali per farlo, ma probabilmente la signora anziana che viveva vicino casa sua ne aveva, li vedeva venir recapitati ogni mattina alla sua porta). Infine, aveva passato le serate, gettato nel suo letto e arrotolato nelle lenzuola, a dibattere con se stesso e l'idea di inviargli un semplice messaggio, un "Ci saresti per un caffè? Vorrei parlarti", ma era una cosa banale e aveva scartato l'idea (era terrorizzato dall'idea di non ricevere alcuna risposta e fare la figura dell'imbecille).

Finite le opzioni, si ridusse a dover affrontare l'ardua verità, che era il dover presentarsi davanti a lui per potergli parlare. Si svegliò più di mezz'ora prima del suono della sua sveglia, l'ansia mista al leggero fastidio di non aver ancora acciuffato il moro che gli rimestava le budella. Aprendo gli occhi, il cervello gli concesse cinque secondi di serena tranquillità, in cui non esisteva nulla, niente scuola, niente Yoongi, niente approccio amichevole. Poi, con il cuore che aveva fatto su e giù nel petto, aveva realizzato che non poteva più rimandare la cosa. Preparandosi meccanicamente e cercando una maglia comoda e calda in cui poter affondare in caso di pericolo e nascondersi, aveva cominciato a camminare verso scuola nel clima rigido della mattina ancora non iniziata. Il sole era così timido che anche i guanti di Yoongi non bastavano a riscaldargli abbastanza le mani.

Arrivato davanti ai cancelli, restò fermo un paio di secondi a vedere le nuvolette del suo stesso respiro condensarsi e dissolversi nell'aria fredda. Raccolse coraggio e salì i gradini, un respiro di coraggio e freddo inverno nei polmoni.

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