Jimin non ricordava in quale momento si era lasciato andare ed era crollato fra le braccia di Yoongi, esausto dal suo piangere e singhiozzare. Yoongi lo aveva lasciato fare, gli aveva lasciato bagnare la sua maglia e lo aveva cullato lentamente e con pazienza, le sue braccia l'unica cosa che Jimin trovava nella tempesta delle sue emozioni.
Quando riaprì gli occhi, Jimin sentì che erano gonfi e che il suo volto era segnato dalle lacrime, le loro striature salate che tiravano leggermente la pelle. Sbattendo le palpebre per ricapitolare gli eventi della sera prima, Jimin individuò facilmente Yoongi, un suo braccio ancora allacciato alla vita di Jimin e il volto sereno nel sonno, le labbra leggermente schiuse da cui leggeri respiri uscivano intermittenti. Si permise un minuto per guardarlo, le ciocche disordinate sul cucino e sulla fronte che quasi coprivano gli occhi chiusi, l'ombra delle ciglia lunghe sugli zigomi. Sembrava più giovane di quanto non fosse, come fossero tornati indietro a quando erano bambini.
Allungò una mano per tracciare i suoi lineamenti, tenendo la punta delle dita distanti abbastanza per non toccarlo ma vicine abbastanza per sentire il leggero calore della sua pelle candida. Stava spostando leggermente i ciuffi che coprivano i suoi occhi quando Yoongi si mosse leggermente, il naso che si arricciava. Jimin dovette trattenere una risatina quando Yoongi lo tirò leggermente più verso di lui.
«Hey.»
La risposta di Yoongi fu solo un grugnito e poi il tirarlo ancora di più verso di lui, fino a che non fu incastrato fra il suo collo e il suo petto. Sentì il respiro leggero di Yoongi fra i capelli quando strofinò con delicatezza il naso fra i suoi ciuffi.
«Sei sveglio?»
«No.»
Ridacchiando, Jimin si permise di socchiudere gli occhi, inglobato dal suo odore e dal suo calore e dall'affetto che sentiva emanare dalle carezze che Yoongi, nonostante ancora assonnato, gli stava dedicando. La leggera pressione delle sue labbra sulla sua fronte e i suoi polpastrelli che disegnavano figure astratte sulla sua schiena gli fecero passare un brivido in tutto il corpo.
C'era ancora tempo. Jimin sentiva che, rinchiuso in quella bolla di tranquillità familiare, c'era tutto il tempo del mondo. Non passavano minuti, non passavano neanche i secondi, il mondo si poteva fermare per aspettare loro due. C'era tempo per affrontarlo, il mondo, se lì, rinchiuso fra le braccia di Yoongi, il mondo non girava più.
«Torna a dormire.»
«Faremo tardi.»
«Oggi è sabato.»
Yoongi, gli occhi socchiusi solo il giusto per osservarlo oltre le ciglia, si separò da lui per far scorrere sul suo viso le iridi. Jimin non staccò dal suo sguardo intenso gli occhi, sostenendo a fatica il suo sorriso delicato.
«Ciao.»
«Ciao.»
«Sei sempre così bello la mattina? È ingiusto.»
Jimin roteò gli occhi, ma non riuscì a non arrossire leggermente delle sue parole, soprattutto quando era appena mattina e aveva quella voce bassa e roca, il sonno a graffiargli le corde vocali.
«Dobbiamo alzarci. Non so che ore siano, ma mia madre verrà a svegliarmi prima o poi.»
Yoongi richiuse gli occhi, strofinando leggermente la guancia contro il cuscino e alzando le spalle.
«Non mi importa. Mi manca tua madre. E i suoi muffin. Faceva dei muffin buonissimi. Li fa ancora?»
Ridacchiando, Jimin vide un occhio di Yoongi che si apriva leggermente, speranzoso.
«Sì, li fa ancora. Ma meno spesso.»
Yoongi sorrise, quasi fiero.
«Certo che meno spesso. Li faceva per me, quindi ha senso.»
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heartthrob
Fanfiction𝖒𝖎𝖓 𝖞𝖔𝖔𝖓𝖌𝖎 + 𝖕𝖆𝖗𝖐 𝖏𝖎𝖒𝖎𝖓 Non ci vuole un genio a capire perché l'intera scuola sbavi dietro Min Yoongi, a questo arriva anche Jimin. Sarà lo stile da fuckboy, il fatto che abbia quei piercings agganciati alla pelle, i capelli sbara...