song 6: clumsy starboy

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Jimin non ebbe il tempo neanche di poggiare il telefono sul lavandino che una chiamata illuminò lo schermo. Il numero era stranamente, peculiarmente simile a quello di un certo moretto che Jimin conosceva da un po'.

«Sì...?»

«Jimin, cazzo

La voce di Yoongi era distorta dallo speaker del telefono di Jimin, ma si riusciva a cogliere con chiarezza il respiro pesante che la portava ad essere roca, quasi grezza. Gli fece salire un brivido per la schiena e lo eccitò un po' troppo rispetto a quanto necessario. Arpionò il bordo del lavandino.

«Cazzo... sei fottutamente...»

Ispirò forte e Jimin desiderò ardentemente averlo di fronte a sé e poterlo vedere. Magari anche altro.

«Cosa, hyung?»

La sua voce uscì un sussurro, forse più provocante di quanto avesse inteso. Sentì un suono basso, direttamente proveniente dal petto di Yoongi, attraversare la cornetta e infiammargli la pelle.

«Dimmi qualcosa, Jimin-ah.»

«Che cosa?»

«Non lo so, Jimin-ah. Dimmi qualsiasi cosa, parlami.»

Jimin si sedette vicino alla vasca, l'erezione nei suoi pantaloni che pulsava insistente e dolorosa. Chiuse gli occhi al contatto fra la sua pelle bollente e la ceramica fredda. La voce di Yoongi nel suo orecchio ebbe effetto istantaneo e trattenne a fatica un gemito alle immagini nella sua testa mischiate al respiro pesante di Yoongi dalla cornetta.

«Dimmi cosa vuoi, hyung, e lo farò.»

In risposta al suo sussurro, un gemito roco si propagò direttamente nelle sue orecchie e Jimin dovette appoggiare la nuca alla vasca. La mano libera si avviò, traditrice, non frenata da alcun filtro, verso il suo membro. Jimin la fece scivolare sulla propria lunghezza, dura e pulsante. Gli occhi chiusi fornirono l'immagine di altre mani, più grandi e venose, che probabilmente avrebbero fatto un lavoro migliore, e Jimin non riuscì a trattenere un gemito basso, flebile, ma sicuramente più acuto di quelli di Yoongi.

«Jimin-ah, se mi dici queste cose non so come potrò trattenermi la prossima volta che ti ho fra le mani. Non so se risponderò delle mie azioni.»

Jimin afferrò appieno la propria erezione attraverso il pantalone, gli occhi arpionati al cielo, come febbricitante sotto l'effetto di quella voce che sembrava quasi sofferente, come Yoongi si stesse trattenendo.

«Non voglio... mghh...»

«Cosa non vuoi, Jimin-ah?»

«Non trattenerti.»

Jimin sentì un cazzo, un gemito roco e poi la linea si interruppe. Fu così inaspettato che si fermò dal lavoro che stava compiendo sul suo membro e fu costretto ad aprire gli occhi. Sbatté un paio di volte le palpebre e riprese coscienza del proprio corpo nel proprio bagno. La doccia, ancora aperta, probabilmente aveva sprecato l'acqua che gli sarebbe servita per tre diverse docce. Jimin allungò un braccio tremante e chiuse la manopola. Il leggero ticchettio delle gocce restanti che scivolavano nella vasca lo tennero legato al presente.

Guardando verso il basso, Jimin scoprì una macchia della sua stessa eccitazione sul pantalone. Con le mani che tremavano ancora leggermente, un'erezione ancora viva nella stoffa dei pantaloni e il respiro spezzato, Jimin stette fermo, aspettando di calmarsi da quello che era stato il suo mezzo-toccarsi più intenso della sua vita.

Il suo telefono vibrò da dove lo aveva abbandonato a terra e lui lo raggiunse per poi accenderlo.

19:37

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