«Okay, allora fammi vedere se ho capito bene. Yoongi, tuo cugino, in possesso di una sua casa, ha bisogno di venire ad abitare con te perché sua madre è a Daegu?»
Jimin tentò di tenere la voce ferma e priva di emozioni mentre si sistemava con la schiena sulla testiera del letto e le gambe allungate sulla coperta. Taehyung socchiuse la porta, mettendosi vicino a lui.
«Sì. Problemi familiari, tipo. E la madre, cioè mia zia, non vuole lasciarlo solo ma non può neanche portarlo a Daegu, perché ora va qui a scuola e non avrebbe senso fargli cambiare di nuovo.»
Tirandosi senza forza i capelli per vedere quanto lunghi erano diventati, Jimin contemplò le nuove informazioni. Non solo adesso i suoi pomeriggi di tranquillità con Taehyung a fare quello che volevano erano interrotti da un'altra presenza, questa novità si rivelava essere ancora peggiore nel momento in cui si personificava in Min Yoongi. Il castano si chiese quanto a lungo avrebbe retto la costante influenza di Yoongi nella stessa casa senza far trapelare l'astio nei suoi confronti. La sua mente formulò una serie di piani che finivano con l'accidentale scomparsa di Yoongi ma nessuno sembrava scagionarlo come colpevole.
«C'è qualche problema, Min? Siete amici, no?»
Jimin resistette all'impulso di urlare che no, dal momento in cui Yoongi aveva deciso di non farsi sentire per sette anni con lui non lo erano più e non lo erano di sicuro diventati di nuovo dopo. Non quando Yoongi aveva deciso di provarci spudoratamente con lui. Però si trattenne, perché Taehyung pensava che le persone a cui teneva di più al mondo erano evidentemente buoni amici. E per lui, Jimin poteva fingere.
«Sì. Non il "viviamo insieme" tipo di amici, ma sì.»
Taehyung giocherellò con la fine della sua manica, pensieroso.
«Mi manca un po', sai?»
Sapendo dove stava andando a parare, Jimin storse un secondo il naso, sperando di passare inosservato. Anche a lui mancava, ma il tempo passava per tutti. E le persone cambiavano. E le cose cambiavano. E non sempre si poteva tornare a come si era prima, perché il passato restava.
«Cosa?»
Chiese, conoscendo la risposta. Sperava di sbagliarsi e di non dover sostenere quella conversazione. Sapere che Yoongi, quel Min Yoongi che era stato il suo migliore amico da bambini e ora era una fastidiosa spina nel fianco, era nella stessa casa, a pochi passi di distanza, lo rendeva nervoso e infastidito.
«Quando eravamo bambini. Quando stavamo sempre insieme e sembrava ci avessero attaccato per le mani con la supercolla. Mi piace pensare che potremmo esserlo di nuovo. Una cosa sola, intendo.»
Non che Jimin non lo volesse. Per anni aveva sperato che Yoongi tornasse e spiegasse, chiarisse tutto ciò che il castano aveva chiesto alla luna e semplicemente lo abbracciasse. Perché, per anni, Jimin aveva sperato e sperato e sapeva che, se lo avesse fatto, se Yoongi fosse tornato e gli avesse spiegato, avrebbe ceduto e lo avrebbe tenuto stretto a sé per sempre, come quando se n'era andato la prima volta. Ma quel dolore aveva fatto radici e la mancanza si era trasformata in rabbia e risentimento. E alla fine, Jimin aveva smesso di chiedere, smesso di sperare e smesso di aspettare.
Quindi, la prospettiva era fuori discussione. Anche perché, in fondo alla sua mente, restava quella gioia, quei ricordi felici e quei giorni passati a ridere che facevano solo più male, accompagnati dalla paura. Mettendo in conto di fare finta di niente e di ritornare amici, metteva in conto anche la paura di un'altra volta. Di un altro abbandono e di altro silenzio e di altri giorni passati a piangere sulla spalla di Taehyung.
E Jimin non voleva farlo.
«Non è facile. Siamo adulti, oramai.»
Taehyung gli rivolse un sorrisetto triste, alzando leggermente le spalle con uno sbuffo divertito.
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heartthrob
Fanfiction𝖒𝖎𝖓 𝖞𝖔𝖔𝖓𝖌𝖎 + 𝖕𝖆𝖗𝖐 𝖏𝖎𝖒𝖎𝖓 Non ci vuole un genio a capire perché l'intera scuola sbavi dietro Min Yoongi, a questo arriva anche Jimin. Sarà lo stile da fuckboy, il fatto che abbia quei piercings agganciati alla pelle, i capelli sbara...
