song 2: night changes

74 10 19
                                    

Quando Jimin aveva incontrato per la prima volta Min Yoongi, erano entrambi bambini. Il moro era uno degli invitati alla festa di compleanno del suo migliore amico, e Jimin pensò subito che era fantastico avere un altro bambino con cui giocare. Aveva approcciato il moro con un sorriso a 32 denti (non ne aveva neanche venti, in verità, ma il succo rimane) e gli aveva teso una mano per presentarsi.

Nascosto dietro la gamba di sua madre, le mani aggrappate con decisione al tessuto della sua maglia, Yoongi lo guardava con un misto di diffidenza, paura e curiosità. Jimin avanzò un altro passo e fece muovere la mano su e giù, sperando che il bambino davanti a lui la accettasse.

«Ciao, io sono Jimin. Sono il migliore amico di Taehyung. Chi sei tu?»

«Yoongi.»

Guardando il suo viso tondeggiante e gli occhi timidi, Jimin pensò che poteva solo essere uno Yoongi.

«Vieni a giocare con noi, Yoongi? Stiamo facendo una casetta per gli uccellini!»

Yoongi si nascose un po' meglio dietro la gamba di sua madre, che sorrise dolcemente a Jimin. Il castano non poté evitare il leggero broncio che gli curvò verso il basso le labbra, ma lasciò stare il bambino, uscendo per raggiungere Taehyung.

«Penso ci servano più legnetti. Non so come legare insieme questi due, comunque.»

«Non so, Taehyungie. Chi è Yoongi?»

Taehyung alzò la testa, scrutandolo sotto la zazzera di capelli scuri che gli copriva gli occhi.

«Mio cugino. Non lo vedo spesso. Abita a Daegu, tipo. La città della mamma.»

Jimin annuì, raccogliendo qualche rametto e dondolando sui talloni.

«Non l'ho mai visto prima.»

Un rumore di passetti dietro di loro li fece girare. Yoongi, le mani che si torturavano l'un l'altra, li fissava al limite della pietra del pianerottolo, quasi avesse paura a passare dal terreno stabile all'erbetta del giardino.

«Ciao, Yoongi! Sei venuto!»

Jimin si pulì le mani sporche di terra strofinandole l'una contro l'altra e si lanciò verso Yoongi, abbracciandolo. Sentì il moro irrigidirsi sotto la stretta ma durò solo poco secondi e non ci fece caso. Lo lasciò andare dopo poco e gli sorrise, afferrandogli la mano e trascinandolo verso Taehyung.

«Ciao, Yoongi hyung. Sai come far tenere in piedi due rametti? Non sappiamo fare il tetto.»

«Se usi dei fili d'erba resistenti, puoi.»

Entrambi i bambini guardarono il moro come avesse rivelato loro che si trovavano su un'enorme miniera d'oro.

«Sei un genio, Yoongi hyung!»

Jimin gli sorrise, le guance che tirarono ancora di più quando Yoongi rispose al suo con un sorriso timido.

Per un po' erano stati amici, tutti e tre. Inseparabili alle feste, combinavano guai ovunque andassero ed erano tre pesti. Yoongi era stato con loro quasi ogni giorno per una manciata di anni e poi si era trasferito di nuovo a Daegu. Jimin era così triste che lo aveva abbracciato un intero giorno, rifiutandosi di lasciarlo andare anche durante il pranzo. Yoongi gli aveva detto che non sarebbe cambiato nulla fra loro e sarebbero rimasti comunque tutti amici, ma dai suoi nove anni Jimin non lo aveva più sentito.

Si era consolato rifugiandosi in Taehyung, che come lui aveva accusato duramente il colpo. Erano passati oramai così tanti anni che Jimin quasi (quasi) si era scordato di Yoongi e poi se lo era ritrovato alla festa dei sedici anni di Taehyung.

La sua reazione forse era stata un po' influenzata dal fatto che ce l'aveva un po' con Yoongi. Forse si aspettava da cinque anni qualcosa, qualsiasi contatto, un messaggio, una lettera, una visita. Anche solo un ciao tramite Taehyung (e Jimin sapeva che si parlavano, anche se Taehyung tentava in tutti i modi di non farglielo sapere per paura di ferirlo). E invece, dato che dentro covava la rabbia, il risentimento, il dolore e il disappunto di cinque anni di silenzio, alla vista di Yoongi Jimin si era congelato sul posto.

heartthrobDove le storie prendono vita. Scoprilo ora