song 10: cowardice

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Se c'era una persona di cui Jimin si fidava, quella doveva essere per forza di cose Kim Taehyung. Jimin ricordava il momento in cui per prima cosa, appena messo piede nell'asilo in cui non voleva andare, un bambinetto tutto capelli e sorriso lo aveva approcciato. Si era avvicinato a lui, che se ne stava ancora piangente in un angoletto, e gli aveva detto che tutto sarebbe andato bene. Jimin, ancora arrabbiato perché sua madre lo aveva abbandonato lì, in mezzo a sconosciuti che correvano e urlavano e saltavano, non aveva prestato molto attenzione alla cosa. Ma giorno dopo giorno, Taehyung aveva deciso di non desistere. Si era imposto nella sua vita e Jimin aveva realizzato che non c'era modo di scrollarselo di dosso. In più, Taehyung aveva sempre i colori più belli sotto mano, un vantaggio unico che Jimin non avrebbe dato via per nulla al mondo.

Avere Taehyung attorno gli aveva risparmiato molto del bullismo che probabilmente avrebbe ricevuto negli anni a seguire. Taehyung era amico di praticamente ogni persona vivente sul pianeta. Riusciva ad avere in comune con tutti qualcosa, una canzone, una frase, una passione, anche il minimo dettaglio poteva essere l'inizio di una sua nuova amicizia. Era per quel motivo che andare con Taehyung in giro era facile. Non era facile essere costretto a vedere ogni suo amico essere visibilmente a disagio con una figura più bassina, più timida e silenziosa alle spalle di Taehyung. Portarselo dietro era carino, da parte sua, davvero. Jimin non poteva ringraziarlo abbastanza. Ma Jimin era, suo malgrado, l'opposto di Taehyung. Era taciturno, scortese alle volte se messo sotto la lente d'ingrandimento, sotto i riflettori. Un po' rude, un po' schivo, e sicuramente non era la persona che invece era Taehyung. Senza la sua spontanea voglia di fare amicizia, d'altronde, non sarebbero stati amici.

«Ma chi è quello che ti porti dietro? Mi inquieta un po'.»

Jimin aveva sentito un amico di Taehyung dirgli questa cosa, un giorno, un normale giorno di novembre a scuola, forse in prima elementare. Jimin era rimasto fermo, dietro l'angolo, come congelato. Non aveva voluto sentire la risposta di quello che era quasi il suo unico amico. Era corso via, scappato a gambe levate. Ricordava che Yoongi gli aveva aperto la porta di casa ancora mezzo addormentato. Non era andato a scuola. Jimin gli si era fiondato addosso e aveva pianto fino a che non si era addormentato, le loro braccia e gambe intrecciate sul letto del maggiore, che non aveva smesso di accarezzargli i capelli neanche quando il proprio braccio sembrava abitato dalle formiche. Lo aveva fatto sfogare e poi lo aveva calmato. Jimin non aveva problemi a mostrarsi in tutto e per tutto se stesso, nelle sue braccia. Se Taehyung era il suo migliore amico e sempre lo sarebbe stato, Yoongi era qualcosa in più. Jimin era convinto che era solo il fatto che entrambi erano ricoperti di pelle che li divideva da essere una sola ed unica cosa. Poi aveva saputo che Taehyung era quasi finito in presidenza per aver tentato di prendere a pugni quel ragazzino e avevano riso della cosa, passandoci su.

Affrontare il fatto che Yoongi non c'era più era stato un duro colpo per Jimin. Era come se non avesse più una parte di sé, un'estensione del suo braccio dove di solito Yoongi gli prendeva la mano per portarlo in giro con sé. Gli mancava tutto di Yoongi, dalle sue battute cattive ma divertenti ai suoi sorrisi caldi e rassicuranti. E Taehyung lo aveva cresciuto al suo fianco, rimettendolo in sella alla giostra quando Jimin non sapeva più che fare. Era una sensazione rassicurante, sapere di avere una sottospecie di rete di sicurezza, una mano sempre pronta a prenderti nel caso di una caduta.

Perciò, seduto sullo sgabello alto della cucina di Taehyung con una cioccolata calda in mano, Jimin rifletteva su come affrontare l'argomento. Per fortuna, sapeva che Yoongi non c'era. Si chiese se era colpa del fatto che lui era lì e si rispose che molto probabilmente era così.

«Minnie, cosa devi dirmi?»

«Come? Nulla.»

«Cioccolata calda e la gamba che fa su e giù così? Sei nei guai seri. Dai, dimmi tutto.»

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