song 20: going undercover

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Siwoo rispose la sera stessa al messaggio di Jimin e i due si diedero appuntamento per il giorno dopo. Jimin conosceva il bar dove Siwoo voleva andare, era un cafè carino all'angolo di una strada poco trafficata, che spesso ospitava universitari intenti allo studio disperato dell'ultimo minuto, troppi caffè in corpo e lo sguardo in pena. Jimin stava aspettando quel pomeriggio da tutta la mattinata. Era impaziente e si sentiva già in colpa per quello che avrebbe dovuto dire a Siwoo. Se fosse stato meno gentile, sarebbe stato molto più facile dirgli che non era interessato. In fondo, il problema non era Siwoo, era Yoongi, e Jimin si ritrovò a dirglielo quando lo chiamò, indeciso su cosa mettersi e impossibilitato dal chiedere a Taehyung, a cui tentava di evitare di pensare per non trovarsi un intero pomeriggio a singhiozzare sotto le coperte, chiuso a riccio su se stesso.

«Davvero hai bisogno di essere vestito in maniera carina per lui?»

Jimin alzò gli occhi al cielo, fissando le lancette del suo orologio da parete. Era in ritardo e neanche aveva iniziato. E Yoongi era più inutile del previsto.

«Sappi che questo non è il modo giusto di aiutarmi. Ho bisogno di mettere qualcosa di carino ma non di troppo carino. Cioè, socialmente accettabile ma senza essere elegante.»

«Jimin, staresti bene anche con un sacco della spazzatura addosso.»

«Non mi sei utile. Per niente.»

Yoongi sospirò dall'altro capo del telefono e Jimin lo sentì da attraverso le cuffiette. Si augurò che nessuno avesse la strana idea di entrare proprio in quel momento in camera sua, fra la sua parlata solitaria e il fatto che sembrava esserci esplosa dentro una bomba di vestiti. Jimin si girò di spalle al suo armadio per studiare la situazione del suo letto, ma non era rimasto neanche uno spazio vuoto dove poter immaginare di sedersi.

«Jiminie, davvero. Metti quello che vuoi. Non mi andrebbe bene nulla, a dire la verità. Quel tipo tocca troppo.»

Jimin ridacchiò, spostando le maglie accatastate su un angolo del letto sulla scrivania, sedendosi con uno sbuffo sulla parte della coperta ora libera.

«Smettila. È simpatico e carino.»

Yoongi gli fece il verso e Jimin rise, tenendosi la pancia mentre si piegava in avanti.

«Idiota.»

«Hai fatto di meglio.»

«Vuoi che ti chiami coglione?»

«Come faccio ad aiutarti senza vedere cosa hai nell'armadio? A parte quello che metti a scuola, non so cosa indossi.»

Alzandosi, Jimin cominciò a camminare nella stanza, prendendo e spostando cose che sicuramente non avrebbe indossato. Lasciò sul letto solo quello che reputò adeguato e poi avviò una videochiamata con Yoongi. Il suo volto comparve pochi secondi dopo, mentre Yoongi sistemava il telefono su quella che Jimin immaginò essere una scrivania e poi si allontanava per poggiare i gomiti sulla sedia. Il suo sorriso timido fece sorridere leggermente anche Jimin.

«Hey, tu.»

«Hey, tu.»

«Dai, fai vedere questi vestiti.»

Sorridendogli, Jimin girò la telecamera, facendo il possibile perché il suo letto fosse ripreso per la maggior parte. Guardò Yoongi avvicinarsi di nuovo al telefono e strizzare gli occhi, esaminando i suoi vestiti.

«Quella beige?»

Jimin guardò il suo letto, individuando la maglia con un motivo intrecciato sopra e a collo alto, beige proprio come Yoongi diceva. Abbassò il telefono e girò di nuovo la camera, il suo volto che veniva di nuovo inquadrato.

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