thanks

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L'ultima volta che ero stata ad un concerto neanche me lo ricordavo. Quella serata mi fece rendere conto che avevo fatto bene ad accettare ad andare al concerto di Maluma con Luna l'estate sussessiva. Mi era mancata quella sensazione di cantare canzoni senza pensare a quanto stai  stonando o chi se ne frega. Andare ai concerti ti distrae a prescindere.

 «questa so che la conoscete...» disse Pierre al microfono, il frontman dei Simple Plan. Bridgette iniziò a saltellare mentre aveva un braccio sulla mia spalla e l'altro sulla spalla di Geoff.
«sto per tornare nel duemileundici!» urló Geoff, facendo cadere il sombrero che aveva in testa.
«L'abbiamo messa per ultima perchè, non lo so...invoglia sicuramente di più ad ascoltare il nostro nuovo pezzo, Iconic. Ma ad ogni modo...so che siamo quasi a marzo ma pensatevi un attimo a luglio. Questa è Summer Paradise!» urlò Pierre, e tutti iniziarono ad urlare.

La musica ha davvero il potere di riportarti indietro nel tempo. Basta poco. Quella canzone mi riportò a quando ero solo una ragazzina in pochissimo tempo, anche perché era molto che non ascoltavo Summer Paradise. Nel duemilaundici ancora non avevo conosciuto quegli amici che avevo attorno a me in quel momento. Una canzone che uscì d'estate, e io le estati le passavo tutte dalla nonna, che fosse in Quebec, che fosse in Venezuela a Valencia.
Mi si avvicinò Izzy che iniziò a cantare a squarciagola. Diventai sorda dall'orecchio destro e mentre cercavo di allontanare il più possibile il mio orecchio dalle sue urla, mi misi a cercare Duncan con lo sguardo. Lo feci per qualche secondo per vedere che era lì a parlare con il collega di prima.

«non pensi che il cantante somigli a Trent?» mi disse Izzy, non le diedi retta perché quella fu una delle tante cose che sparava senza pensare, quella sera.
Decisi di fare un video alla canzone e di inviarlo a Noah. E anche a Luna, le mandai lo stesso video.

C'è Izzy ubriaca vicino a me scrissi a Noah.

Noah rispose poco dopo, con una faccina che ride e poi un devo scusarmi con lei al più presto. Sopratutto con lei.

Guardai la rossa di capelli che rideva, purtroppo troppo da ubriaca, anche se riusciva ad essere così frizzante senza bere neanche un sorso di nulla. Izzy era pimpante al naturale.

Quando faceva così, ovvero quando esagerava con l'alcol, voleva dire solo che cercava di non sentire dolore per qualcosa. Quindi non fui proprio contenta di vederla così...finta. E sicuramente non era solo Noah, il problema.
Mi balzò un'idea in mente, ed ero sobria, io.

Aspettai di dirlo a Bridgette una volta che finì il concerto, mentre cercavo di non farmi scappare Izzy di vista, che intanto si scambiava qualche parola con persone che neanche conosceva.

«vuoi invitare Izzy a dormire a casa nostra?» chiese incredula.

«sai perché voglio farlo» risposi.

Annuii, guardò me e poi Geoff «okay, okay...ehm...va bene. Si può fare, assolutamente. Solo che-saremo in quattro.»

Geoff fece un saluto con la mano.

«Duncan rimane da solo un'altra volta?» chiesi
Geoff rise «si, non ha paura del buio, tranquilla.»

Chiesi ad Izzy se volesse venire a casa nostra, prima mi abbracció e poi rispose di sì. Sembró essere veramente se stessa quando decise di accettare.

«sei così carina Isabela...grazie»

Amava chiamarmi con il mio secondo nome solo perché somigliava al suo vero nome, Isabelle. Il mio era semplicemente tradotto in spagnolo.

Isabelle Mona Connelly fu il nome scritto su un foglio che trovai per terra in classe il secondo giorno di liceo. Colloquio per insegnante di sostegno, alunna dislessica.

Midnight Pillow-duncneyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora