who likes who

397 14 21
                                    

Quando parlai la prima volta con Noah in prima liceo fu solamente per chiedergli se avesse una gomma da cancellare.

che strano che una come te non ce l'abbia, una gomma.

Stava sempre da solo, almeno, solo il primo anno. Era un po' un Sheldon Cooper ma meno robotico. Piano piano diventò amico di Geoff, di DJ e Owen, fino ad andare d'accordo con chiunque. Era solitario perchè non si fidava dei ragazzini. Tradotto, alle medie alcuni ragazzini con cui era amico lo iniziarono a prendere in giro e quindi era meglio farsi gli affari propri, secondo lui.

Il bar dell'università è vuoto. Come l'ultima volta in cui ci avevo messo piede.
Questa volta sono io che aspetto Noah.
Intanto continuavo ad aggiornare il sito dell'università per vedere se avessero messo i risultati degli esami. Niente.
Alzai lo sguardo e vidi Noah fermo, con lo zaino su una spalla. Saltai dalla sedia e corsi ad abbracciarlo come se non lo vedessi da anni.
Mi venne quasi da piangere e Noah se ne accorse, non poté non prendermi in giro per questo.

«non farlo mai più» gli dissi quando ci sedemmo a bere un the.
«cosa?»
«a non parlarmi»

Non vedevo l'ora di dirlo alla nonna.

Noah bevve un sorso di the «ne ho parlato con Lea, sai... è stato umiliante»
«che cosa non è umiliante, per te?» risi
«mi sono reso conto di aver combinato un disastro.»
«vedi, a furia di fare tutte le cose perfettamente ne hai fatta una grossa, tra virgolette»
«Court...» sbuffò «ho anche detto una cosa che non avrei mai voluto dirti ma che allo stesso tempo vorrei chiarire»

Avevo già capito quale fosse quella cosa e avevo un tantino paura.

Ogni tanto, anche io detesto accettare la realtà.

Noah si sistemò sulla sedia «ho detto che non sono tenuto a dirti tutto e mi vergogno ad avertelo detto. Profondamente. Ho esagerato. Scusami, Courtney» aveva il viso triste e questo mi fece pensare che ci stava pensando fin troppo a quelle parole. Uno dei tanti motivi per cui mi chiamò sabato.

Gli sorrisi, anche su lui non riusciva. Era davvero dispiaciuto. Gli presi le mani.

«Quella sera ero nervoso. Izzy era alla festa e avrei voluto parlarle ma avevo un senso di vergogna esagerato addosso e poi sei arrivata tu...ed è andato tutto male. Mi dispiace. »

«ti ho già perdonato, te l'ho detto» dissi

Sforzò un sorriso. Sospirò

«però è vero che a volte mi vergogno a parlare con te»

Ci misi qualche secondo per digerire quello che aveva detto, ma era tutto a posto. Lo sapevo, era vero. Lo avevo realizzato dal momento in cui me lo aveva ripetuto Duncan l'ultima volta. Sono troppo giudiziosa. Non ci posso fare niente, sono così, non si può solo che migliorare.

«capisco. Veramente, sono-» dissi
«è che a volte...mi sento un bambino, quando si parla di queste cose. Non mi sono mai innamorato, Courtney. Quindi non so com'è. E forse ora ho realizzato che effettivamente , non lo sono davvero.»

Mi venne da sorridere perché non è che io fossi la persona più adatta per capire se si fosse innamorati di qualcuno.
Nemmeno io lo ero mai stata.

«beh...» mormorai «hai davanti la persona meno adatta per capirlo, allora»
«okay, ma tu hai più testa di me. Sei più sveglia, in un certo senso»

Decidemmo di andare in centro. Era un bel po' che non andavamo solo io e lui in centro.

Gli parlai del pranzo con la mia famiglia e che avevo invitato Duncan al suo posto, di cui ne fu sorpresissimo, dopo vari tentativi nel farglielo credere perché pensava lo stessi prendendo in giro. Gli dissi che avevo rivisto la nonna. Inaspettatamente. Della serata al cinema a vedere il film horror con Gwen e Duncan, il concerto dei Simple Plans.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Jan 25 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

Midnight Pillow-duncneyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora