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«come mai questa idea del picnic? Cioè, perchè non un'uscita che ne so, in giro?» chiesi a Bridgette, mentre addentavo un panino allo speck. Non mi entusiasmò l'idea di fare un picnic ad inizio febbraio, ma almeno c'era il sole, anche se l'aria era comunque fredda.

Bridgette mi sorrise «era tutto partito da i miei, dovevano andare ad un pranzo di lavoro ma non potevano portare Lily, il ristorante non ammette l'accesso ai cani, quindi dovevo tenerla io. Alla fine, non ho ben capito il motivo, non ci vanno più. Quindi niente Lily, avevo intenzione, insieme a Geoff, di tenerla tutto il giorno fuori, ma niente» disse con tono dispiaciuto.

«quindi avete deciso di portare me e Courtney in giro» disse Duncan mentre masticava il suo panino, Geoff rise. «come i cani» aggiunse dopo.

«beh? Courtney no, solo tu sei come un cagnolino, ti sei mangiato già due panini, più una ciotolina d'insalata» disse Geoff, gli mandai un bacio volante per essere sempre il migliore nello stare dalla mia parte.

«che doveva essere mia, ma oggi voglio essere buona» aggiunse Bridgette che stava finendo la sua insalata.

Poi sospirò, sorridente «a parte gli scherzi, volevo tirare un po' su di morale Courtney, semplicemente stando un po' insieme, anche perchè so che ti piace stare ad High Park. So che ieri Scott ti è stato vicino ma, niente da fare, oggi volevo stare fuori casa.»

«grazie» dissi, più contenta di prima. Era una cosa così piccola ma apprezzai tanto che volesse vedermi felice, faceva proprio di tutto per me. Decisi di non rimanere troppo fredda e la riabbracciai, dandole un bacio sulla guancia.

«aw, la mia ragazza è troppo dolce e la cosa migliore di tutte è che è solo mia!» esclamò Geoff prendendosi Bridgette, riempiendola di baci, per poi iniziare a dirsi cose troppo dolci e zuccherate, nel mentre io facevo finta di non conoscerli. Probabilmente anche Duncan.

«allora c'era qualcosa che non andava ieri...» mormorò Duncan, mentre cercava di aprire una lattina di pepsi.

Ecco.
Si, era vero che io non volevo che sapesse gli affari miei eccetera eccetera, ormai però lo sapeva e non potevo far finta che non fosse così. Gli importava. Gli importava, punto di domanda?

Non volevo essere acida nel pensarlo che lui non era un mio, come dire, amico. Cioè, non era l'amico con cui avevo delle conversazioni d'amico, o con cui mi ci confidavo. No.

Era difficile definire che cos'era per me Duncan. Conoscente non era una parola adatta. Solitamente quello lo si da a chi si vede ogni tanto, senza appunto nessun legame d'amicizia. Io invece, Duncan lo vedevo due giorni si due giorni no, se non un giorno si e un giorno no, ma non potevamo essere definiti amici. Anche se avevamo deciso di prendere quella tregua che in qualche modo, stava funzionando. Ancora non gli avevo dato un nome. Forse non era nemmeno una tregua.

Quindi a lui importava di come stavo?

«...si» risposi

«avevo ragione quindi, giusto» disse con ghigno

Giusto, mi sarei dovuta sorprendere? Non seppi come rispondergli. Sapevo solo che non mi volevo arrabbiare.

«quindi?» cercai di capire nel modo più tranquillo.

«quindi, mi avevi detto che non avevi nulla.» 

Bene, o dovevo essere onesta o rispondergli male. Decisamente non rispondergli male. A dirla tutta, non mi era nemmeno passato per la testa di rispondergli scortesemente, è che solitamente era così con lui.

Dovevo essere onesta.

«senti, non- non mi va di annoiare la gente con questa storia di mia nonna, lo avevo già detto a Scott, è piuttosto triste, anche se questa volta non è successo nulla di grave, solo-»

Midnight Pillow-duncneyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora