grateful

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«grazie per la chiamata, mi niña. E mi raccomando, chiama anche i tuoi genitori. Me lo dicono spesso che non ti fai sentire»

«si, si nonna, te l'ho detto, lo farò. Devo solo ricordarmelo quando non ho nulla da fare »

«bene. Ci sentiamo allora cara Courtney. Ti voglio bene, ciao»

«anche io nonna. Ciao!»

Misi giù la chiamata.

Parlare con nonna mi era veramente terapeutico.

Le parlai della festa di Noah e della sorpresa e le raccontai anche che, io e Duncan, nonostante non andassimo d'accordo, avemmo la stessa idea per il regalo, ovvero invitare i suoi fratelli. Nonna la trovò una splendida idea e che secondo lei sarebbe stato una vera sorpresa per Noah e che era segno di grande amore da parte mia e che non dovevo stupirmi su Duncan perchè molte volte pensiamo cose che non ci aspettiamo e questo me lo aveva detto molte volte.

Quella domenica feci un po' fatica ad addormentarmi, non seppi capirne il motivo. Qualcosa mi teneva sveglia, più ci pensavo e più passava il tempo e via dicendo avrei avuto meno tempo per dormire. Mi addormentai verso l'una e mezza, fu l'orario in cui diedi l'ultima occhiata al cellulare. Sette ore dopo mi svegliai per andare in università.

Febbraio. Era il primo febbraio. Un nuovo mese era iniziato.

Non seppi nemmeno come feci a prendere l'autobus dato che avevo veramente tanto sonno. Mi misi ad ascoltare la musica con la speranza che mi avrebbe tenuto un po' sveglia. Non aiutava la giornata nebbiosa, ma decisi di concentrarmi su il paesaggio, la strada, le macchine, soprattutto sui colori, tutto per non arrivare completamente stordita a scuola. Almeno non c'era tanta gente sul pullman, sarebbe stato meno stressante.

La mia playlist mi consigliò No Scrubs delle TLC, una delle mie canzoni preferite. Scelsi un colore il rosso. Il rosso attira anche l'attenzione, quindi mi concentrai su tutte le cose rosse che avevo attorno a me. Lo zaino di un ragazzo che era seduto davanti a me. Il maglione della signora accanto, di un bordeaux scuro. Gli orecchini di un'altra signora che stava per scendere dal pullman. I capelli di un ragazzo che stava in piedi. Lo guardai bene. Era Scott quello con i capelli rossi.

Appena mi accorsi della sua presenza automaticamente anche lui si accorse della mia, mi salutò con la mano sorridente.

«ciao!» dissi togliendomi le cuffie dalle orecchie.

«ehylà!» disse «ancora qui sei?» rise, facendo ridere anche me. Era destino che dovevo incontrarlo casualmente.

«stai andando a scuola?» mi chiese

«ah ah» risposi «fino alle due oggi. Tu invece dove vai di bello?»

«devo comprare delle cose per mio padre che servono in birreria.» disse «e sono un po' di fermate» sbuffò. Si accorse che effettivamente vicino a me c'era un posto libero «posso?» mi indicò il sedile.

«oh, certo, come no» risposi

«avrei dovuto usare la macchina. Detesto prendere i mezzi, ma ce l'ha mio fratello. La mia, di macchina» scosse la testa. «la prossima volta lo lascio a piedi io»

Risi «anche io sono stanca di prendere i mezzi. Eppure ce l'ho la patente, ma non ho la macchina e devo sempre chiedere a qualcuno, non mi va affatto di disturbare Bridgette però, soprattutto la mattina» dissi.

«beh, ma non fai tante fermate, no? So che l'università è qualcosa come due kilometri da qui»

«no, no» risposi «non è distante. Almeno quello. Immagina se fosse stata anche distante » dissi.
Rise «hai bisogno di un tassista allora? Guarda, se non fosse per il traffico che c'è la mattina ti verrei anche a prendere a casa» disse, facendomi ridere.
«ti prego, non sfrutterei mai una persona così»

Midnight Pillow-duncneyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora