Capitolo 7

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"Come i lupi, siamo più forti in branco"


<Canzone per il capitolo: Cristina Grimmie and Mike Tompkins- fall out boy and Aicia Keys

link: https://www.youtube.com/watch?v=KZXRgRkwkIQ >



Resto ore a fissarla mentre dorme, il volto angelico contornato dai capelli biondi leggermente mossi.

Non riesco a fare altro, solo fissarla e lasciare i miei occhi vagare sul suo volto, sulle sue ciglia lunghe, sugli zigomi e le guance rosee, sul collo delicato. Mi sorprendo a fissare il suo corpo snello, ben formato, si potrebbe dire da modella.
Bellissima é troppo poco per lei.

Si agita nel sonno inquieto, vorrei abbracciarla e sussurrarle che va tutto bene ma non posso farlo per tutto quello che mi sono prefissato, per il quale ho lottato così duramente pur di non infrangerlo.

Muove le labbra nel sonno, parole sussurrate che non riesco a captare. Le sue labbra rosee sembrano così morbide...
Scuoto determinato la testa, lei non fa per me. Ritorno ad osservare il cielo, conto le stelle finché scompaiono all'orizzonte, lasciando libero spazio alle luci dell'alba.

Ricordo ancora quel giorno, quando mi sono alzato alle cinque di mattina, in montagna, perché volevo vedere l'alba. Avevo poco più di cinque anni ma come bambino ero molto sveglio e vivace.

Sono scappato di casa senza dire nulla a mia zia, diretto a quel fiume che tanto mi affascinava. Mi sono soffermato a guardare il sole fare capolino dalle montagne con le cime piene di neve riflesse sull'acqua fredda.

Avevo allungato una mano, sicuro che avrei afferrato il sole. L'avevo osservato tra le mie mani a coppa, riflesso nell'acqua che piano piano iniziava a colarmi dalle dita.
Per quei pochi secondi mi ero sentito il re dell'universo, con il sole tra le dita. Quando poi ero tornato a casa mia zia mi aveva picchiato e urlato contro, tanto che ricordo ancora adesso la sua faccia rossa, le vene del suo collo in rilievo e gli occhi spalancati dalla rabbia.
Appena ho potuto, a quindici anni, sono scappato di casa.

Scuoto la testa, ora devo pensare al presente ed assicurarmi che nella giungla buia non ci siano pericoli.

Annoiato, passeggio in avanti e in dietro sulla sabbia ancora tiepida, piccoli granuli scorrono tra le mie dita, alcuni si incastrano sotto le mie unghie quando mi chino per prenderli tra le mani.

Fa molto caldo, sento il sudore bagnarmi la pelle, così mi siedo sul bagnasciuga, con il volto diretto alle due figure addormentate e lascio che le onde mi lambiscano le gambe e la vita, rinfrescandomi.
Il sale mi penetra dolorosamente nella ferita presente sul mio ginocchio, sfrutto a mio favore il dolore per restare sveglio.

Per passare il tempo, decido di disegnare e scrivere piccole frasi sulla sabbia, come ho visto fare tante volte dai bambini. Non lo faccio perché voglio ritornare infantile, non sono mai stato il tipo da scrivere il nome della sua amata sulla spiaggia, lo faccio perché sento l'assurdo bisogno di esprimermi, di lasciare la mente vagare, alla ricerca di frasi belle che ho sentito dire nei film oppure che ho letto.

Una di loro mi é rimasta incisa nella memoria: "segui il tuo cuore quando il mare prende fuoco e vivi per amore anche se le stelle corrono all'indietro".

Quando ero triste e mi sembra che tutto bruci attorno a me, ripeto più volte la stessa frase; questo mi aiutava le prime volte, ma poi come tutte le cose, anche le parole se ripetute troppe volte perdono significato.

-Sei stanco?-

Sono così assorto nei miei pensieri che non mi sono accorto che Ty mi sta raggiungendo.
Volto la testa verso il punto in cui ho scritto quella frase, trovando con mio sollievo solo piccoli solchi irriconoscibili.

Empathy ||Harry Styles||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora