Capitolo 33- just you

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Le prime luci dell'alba inondano il paesaggio circostante. Un sole pallido provoca un piacere torpore sulla mia pelle accaldata.

Mi passo una mano tra i capelli ed osservo la zattera che con tanta cura stiamo costruendo.

É abbastanza grande per contenere tutti noi ma forse non abbastanza forte per vincere le intemperie del mare.

Osservo Jessica inginocchiarsi davanti ad essa e far scorrere una mano piccola e delicata sul legno.

-Che diavolo é?- domanda, le sopracciglia aggrottate in un'aria confusa. Strofina i polpastrelli l'uno con l'altro.

-Domandalo a Dave.- é la prima volta che lo chiamo in questo modo e credo che anche lei se ne sia accorta, difatti sorride. É ancora un po' pallida ma pian piano le guance stanno assumendo il loro consueto colorino roseo.

-Ha cosparso i tronchi di linfa perché crede in questo modo di renderli impermeabili. Non chiedermi come gli sia venuta in mente un'idea del genere.- la anticipo -Dice di averlo letto da qualche parte.-

Soffoca una risatina divertita, poi raggiunge Selena e Katherine che stanno raccogliendo alcuni pezzi (quelli meno malmessi, naturalmente) appartenuti all'aereo.

Una strana sensazione si impossessa del mio corpo alla vista di quel macchinario ormai ridotto ad un mucchio di pattumiera. Avevo giurato a me stesso che l'avrei respinta, che avrei fatto di tutto pur di non innamorarmi di lei.

Ma l'amore, si sa, é imprevedibile e inarrestabile.

La mia vita non é mai stata semplice, e mai lo sarà. Posso solo sperare che non venga coinvolta e che, soprattutto, non ne resti ferita.

-La rendi felice- sobbalzo alla voce improvvisa di Davide.

Il ragazzo fossa davanti a sé, i capelli dolcemente mossi da un lieve venticello. Mi posa una mano sulla spalla, poi mi fissa dritto negli occhi.

Mi aspetto uno sguardo di sfida e sono pronto a ricambiare, ma lui non sembra avere cattive intenzioni.

-come io non potrei mai fare.- aggiunge, mozzandomi il fiato in gola.

Per una volta nella mia vita, io, l'affascinante e pieno di sarcasmo Harry Styles non so che cosa dire.

Forse questo ragazzo non é così male in fin dei conti, magari sono state le circostanze a renderci l'uno nemico dell'altro.

-Grazie, amico.-

Davide sgrana un po' gli occhi, poi arrossisce imbarazzato.

-Ma ora non fare il prete. Piuttosto, dammi una mano a finire di costruire questa dannata barchetta. Amo la natura selvaggia e tutto ma ho delle questioni da risolvere a casa.-

Lavoriamo tutto il giorno e anche quelli successivi. É tutto estremamente calmo e monotono, come se il mondo stesso fosse in attesa.

Ci alziamo tutti i giorni il più presto possibile, appena il sole inizia a rischiarare l'ambiente, con la minima luce necessaria per riuscire vedere davanti a sé. Leghiamo con cura i pezzi dell'aereo e i tronchi insieme.

Assicuriamo corde improvvisate, iniziamo a mettere da parte le provviste necessarie per un paio do giorni (o forse settimane) in mare aperto.

Tagliamo i tronchi degli alberi finché le nostre maglie si bagnano completamente di sudore sotto il sole cocente, finché non barcolliamo bisognosi di acqua fresca, esausti. E poi mangiamo, lavoriamo e mangiamo di nuovo.

La sera siamo così stanchi che andiamo a letto direttamente, senza dire una parola.

Siamo esausti ma stringiamo i denti e continuiamo senza sosta, forse perché vogliamo semplicemente tornare a casa a vedere le nostre famiglie, eppure una tacita minaccia incombe su di noi: la febbre e le malattie.

Empathy ||Harry Styles||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora