5.Cookie Dough

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Non devo concentrarmi sulla piccola goccia che ha fatto traboccare il vaso, ma sull'oceano che ho preferito ignorare. Speravo che qualsiasi azione, parola, assenza potesse marcire negli abissi.

Faccio così per non perdere le persone che amo. Per non ferirle, preferisco andare io in frantumi. Mi ritrovo coi pezzi tra le mani, tento di rimetterli insieme, talvolta incastrando frammenti che non mi appartengono solo per essere qualcuno che vogliono gli altri.

Ora so che perdi un po' te stesso, poco alla volta.

Ha senso fingere? Tra me e te non va bene nulla.

«E cosa vorresti fare? Solo perché si è interessato a come stavi, vi siete tenuti per mano e ti ha invitato alla festa?» Theo troneggia davanti a me, io sto seduto sul davanzale della finestra che affaccia nel cortile della scuola. «Posso farle anche io queste cose, sono gesti gentili, nulla di più.»

«Ti sbagli.» Distolgo lo sguardo, una mosca è intrappolata dentro la plafoniera di questo bagno in disuso. «Preferisco dirgli che mi piace piuttosto che tenermelo dentro. Mal che vada non avrò rimpianti.»

«E non tieni conto delle conseguenze? Di cosa succede se si viene sapere? Ad alcuni è andata bene, ad Axel no.»

Axel, ragazzo di seconda, spocchioso, naso perfetto. È preso di mira dai bulletti perché il suo ragazzo lo aspettava fuori scuola. Si è sparsa la voce, come fosse cosa anomala. A lui è andata male perché è solo, nessun amico. Una preda facile.

«Io lo faccio, tu da che parte stai?» Ecco, ho fatto la domanda.

Ci fissiamo, consapevoli che qualunque parola uscita allo scoperto, avrebbe posto fine a un'amicizia che dura dall'infanzia. I secondi scorrono spietati, aumentano la pesantezza del macigno che fatico a buttare giù, fa salire le lacrime, rende chiari i battiti.

Theo fa un passo indietro. Due. Aggrotta la fronte. «Non dalla tua.»

Vorrebbe aggiungere altro, ma fermo le sue parole sulla punta della lingua.

«Ho dovuto fare prima i conti me stesso, capire... Sei stato il primo con cui ho fatto coming out e mi sarei aspettato una reazione più intelligente. Ma cosa pretendo da te? Mi facevi pesare che non ero come gli altri perché sono rimasto bloccato un anno dopo l'incidente con mio padre, quando non sapevo se era meglio continuare a vivere o farla finita.»

Theo accenna un sorriso sfrontato. Per lui sono discorsi divertenti.

«Pensi che non mi sia accorto delle tue scuse patetiche per evitarmi? Lo so che ti vergogni di me e che se si viene a sapere dopo non puoi più invitarmi con gli altri del basket, giusto?»

«Bravo, aspettavo che ci arrivassi.»

Il cigolio della porta distoglie la mia attenzione da lui.

Nikki è così bella, indossa il maglioncino violetto, quello con le ciliegine sparse dappertutto. È una rosa, delicata ed eterea solo che i suoi occhi sono bui, il gloss fa brillare ancora di più le labbra tremolanti.

«Che ci fai qui?» sussurro in preda al panico.

«Vai fallo! Magari mi crederai!» Theo si fa da parte.

Nikki si precipita su di me, preme le labbra sulle mie, cogliendomi del tutto impreparato. Prova a esplorare quel bacio senza ottenere lo stesso riscontro da parte mia.

Sento il cuore strapparsi, urlare come un sordo, abbracciare i cocci del suo sanguinante.

Si allontana, gli occhi coperti da una patina di lacrime che trattiene con tutte le sue forze per non farle scappare via.

This could be nothingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora