20.Spezzato

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Mi ritrovo contro il suo petto, la collana argentata che ricade al suo collo, il sottile luccichìo negli occhi che mi cattura.

È qui. Per davvero.

Sparisco tra la folla e mi rifugio in un angolino tranquillo. Faccio aderire la schiena alla parete che delimita l'ingresso a un'ambiente scarsamente illuminato dal quale spunta una ragazza con uno scatolo sottobraccio. Intravedo Ian avanzare verso di me, il sorriso trionfante di chi ha appena messo alle strette la sua preda.

Mi solleva con facilità, la presa ai miei fianchi scatena risate involontarie.

I contorni del mondo si volatilizzano.

Sono bastati pochi secondi di lui.

Mi mette giù, chiude la porta e ruota il chiavistello, bloccandoci qui.

«Ma non stavi con gli altri?» domando spaesato.

Indietreggio a ogni suo passo fino a scontrarmi contro il bordo di un bancone.

«Ho visto un ragazzo dal sorriso spezzato, ho pensato di venire qui e aggiustarlo.» Punta i pollici agli angoli della mia bocca con l'intenzione di sollevarli. Non ce n'è bisogno, già si sono curvate in alto di loro spontanea volontà.

«Mi uccidi ogni volta che vedo un tuo sorriso» mormora, lascia una carezza lungo la mia guancia, calma la tormenta al cuore e avvolge la mia anima stanca. «Siamo proprio a pochi metri da voi e comunque Alfie mi ha detto tutto di te stasera.»

È illogico prendersela con le strane coincidenze della vita ma con Alfie mi vendicherò il prima possibile.

«E ti è venuto in mente di stalkerarmi» lo prendo in giro.

Basta una lieve increspatura delle sue labbra per scatenare una serie di scariche lungo la mia spina dorsale. Il vuoto che comprime il mio stomaco ogni volta che mi perdo nei suoi occhi sembra farsi più denso e infinito.

Non posso combattere ciò che tenta in tutti i modi di uscire allo scoperto.

Non posso.

Questa è la verità. Come si respinge una sensazione che nemmeno tu conosci?

Ian azzera la distanza, il suo respiro grava su di me, trasmette raffiche elettriche ancora più violente.

«Allora, cosa volevi fare con quello esattamente?» allude a Kyle.

«Non sono problemi tuoi» azzardo, sollevo il mento e accetto implicitamente la sua infida giocata.

«Sì che lo sono.»

«È l'unica persona gentile che aveva voglia di parlare con me. E devo dirti che non è niente male. L'hai visto, no? Puoi unirti a noi se ti va, mi starà cercando...»

Ian ingoia la sottile provocazione nascosta tra le mie parole, lo pungono con insistenza. Incastra il labbro inferiore tra gli incisivi, dissimula la sorpresa al mio attacco. «Io non ti condivido proprio con nessuno. Hai detto eri solo mio, ricordi?»

«Mmm non ricordo.»

Un unico brivido arriccia la pelle alla nuca e si dirama all'inguine, atrofizzando le gambe. Posso anche convincermi di cancellare il ricordo ma il mio corpo no, protesta alla bugia.

Ian mi intrappola tra le sue braccia, i palmi premuti contro il bordo del bancone. Potrebbe rubarmi un bacio in qualunque attimo e il batticuore già bussa al pensiero che le nostre labbra possano incontrarsi ancora.

«Ce le ho stampate bene in mente quelle tre parole e non hanno proprio intenzione di andarsene.»

«Meglio andare via di qui» assumo il tono più duro possibile.

This could be nothingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora