26.Andiamo su Saturno

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Non rispondo. Lo fai lui tramite i suoi occhi. Sono riflesso nel desiderio intenso che risplende nelle sue iridi scure. Nessuno mi ha mai guardato come parte di una delle meraviglie del mondo.

Mai provato quella sensazione dilaniante alla bocca dello stomaco da tagliare il respiro.

«Sei ancora arrabbiato con me?» Ian piega leggermente la testa, un angolo della sua bocca puntato in alto. Lo fa quando vuole punzecchiarmi.

«Io sono sempre arrabbiato con te, almeno il novanta per cento del tempo.»

Mi prolungo verso la testiera del letto e incrocio le gambe.

«Ma il restante dieci sei perso di me.»

Si avvicina e io mi scosto per non entrare in contatto col suo corpo.

«No, quel restante è quando ho voglia di ammazzarti tipo come ora.»

«Volevi già farlo stamattina e posso sapere il motivo? Perché ci ho ripensato e non credo a nessuna parola che mi hai detto a scuola.»

Si disfa della giacca, poggia il cellulare sul letto. Il tocco involontario delle sue dita illumina il display e mostra la nostra foto.

Di nuovo quella sensazione allo stomaco, più irruenta.

«Remi mi ha fatto capire che c'era qualcosa con te. Tutto quello che è successo tra di noi è solo un modo per vendicarti di lui perché ti ha rifiutato» inizio.

I suoi muscoli si irrigidiscono, gli occhi divampano fiamme di puro disprezzo.

«E da lì ho iniziato a pensare... dopo gli allenamenti, quando continuo gli esercizi, mi aspetti sempre all' esterno della palestra o te ne vai e anche prima che ci incontrassimo e giocavo a basket ero sempre l'ultimo ad andarmene.»

«Non ti aspetto negli spogliatoi perché so che può darti fastidio.»

Non ho il coraggio di aprire anche questo argomento...

«Allora perché proprio quel lunedì lo hai fatto? Pallavolo finisce anche un po' prima di basket. Oppure quando ti chiedevo consigli su Remi e mi hai sempre detto che lo conoscevi poco. Tutto questo mi ha portato a credere che sono un vostro gioco.»

Le fitte al petto tornano a tormentarmi.

«E tu gli hai creduto subito senza magari parlarne con me... » C'è un velo di delusione nella sua voce.

Ho creduto alle mie paranoie ma mi fido di Alfie, mi fido di quello che vedo negli occhi di Ian ogni volta che mi sta vicino. Per una volta mi fido di quello che sento.

«Allora...cioè, sì tu... allora perché quando stavo con lui capitavi sempre tu intorno?»

Balza dal letto allucinato. «Secondo te? Perché mi piac-» si interrompe, vagabonda per la camera. «Mi piace starti intorno, cioè hai capito! Andiamo, non farmelo dire!»

Non sento più i battiti.

E lui, non so se è più frustrato dalle mie domande stupide o da sé stesso. Ma è carino quando aggrotta la fronte e... arrossisce?

Ok, adoro mandarlo in tilt.

Si ferma davanti al letto. «Ascoltami, stavamo nella stessa classe e il rapporto è sempre stato al minimo. Lui, mesi e mesi fa, agli allenamenti ha iniziato a mostrare un certo interesse e una volta in doccia non ha perso occasione di inginocchiarsi davanti a me.»

«Ah. Bene.»

Bene un cazzo!

Mi alzo e inizio a camminare col nervosismo a fior di pelle. Non è per Remi o per quello che so da due secondi. È il fottuto pensiero di lui che ha toccato Ian.

This could be nothingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora