«Ian...non lo so...non riesco, scusami.»
«Fermati. Fai un bel respiro. Cosa non riesci?»
«Ho voglia di mangiare tutto...»
«Arrivo subito, ok? Dimmi che è successo.»
E parlo, o almeno ci provo. Quando sto per perdere il controllo ho bisogno di chiamarlo e sentire la sua voce. Grazie a lui ho imparato a dare parole alle sensazioni confuse che mi attraversano in questi minuti di delirio.
Triste e in colpa per papà, invisibile per mamma, arrabbiato per le occhiate a scuola, per dover fingere a casa, per avere poca stima di me e aver accettato di farmi svalutare da Remi.
Ci riesco, ma a volte è così maledettamente difficile e ci ricado. Cerco per casa qualunque cosa da divorare pur di anestetizzare questa sofferenza che mi trascina in alto mare.
Un' illusione. Sprofondo nei pensieri caotici della mia mente e nelle cattive abitudini.
Mi odio.
Debole. Patetico.
Un fallimento, ho rovinato tutto.
Stai aumentando di peso, toccati, si sente. Guarda qui.
Schifo.
E Mi odio. Mi odio e mi odio.
Ian assiste a tutto questo, nonostante ferite del genere non hanno mai sfiorato la sua pelle. I suoi occhi mi guardano sempre come parte di una meravigliosa perfezione anche se appaio spento.
Col cuore stanco.
Pronto a sgretolarmi.
È qui, per dirmi che non sono solo.
Seduto con me sul pavimento del bagno della scuola dove poco fa ho vomitato la colazione. In camera mia, la notte, quando mi ritrova stanco morto e sudato a letto per aver portato il mio corpo al limite degli esercizi. Quando cambio vestiti su vestiti perché non mi ci vedo bene allo specchio.
Dovrei smettere ma lo voglio.
È un dolore familiare, quasi mi culla tra le sue braccia, mi ci arrendo tra le lacrime.
Sono le premure di Ian che mi spaventano, il modo che ha di capirmi. Mi fanno sentire bene, non ci sono abituato. Passi così tanto tempo a sopravvivere al buio nella speranza di una luce che spesso ti dimentichi che con quello che hai tra le mani puoi crearti la tua di luce e vivere. Respirare.
Lui propone sempre nuove distrazioni.
Passeggiate, giri infiniti in macchina, argomenti buffi in mensa, pranzo in giardino, in classe da soli, in terrazza quando c'è il sole. Un volo sulle altalene, le albe, le stelle.
Lascia dei post-it attaccati allo specchio della mia camera ogni mattina. E funziona! Leggo quelli col cuore in tumulto piuttosto che criticarmi al mio riflesso.
Si cucina accompagnati dalla musica, dai balli. Mi mostra il bello delle cose più semplici anche quando non riesco a vederlo. Ha guardato ricette su ricette per prepararmi gli spaghetti quando io li avrei spezzati, buttati nell'acqua bollente e conditi col ketchup, causando un arresto cardiaco alla maggior degli chef italiani.
Mmh dovrei fare un corso di cucina, essere amico del cibo.
Mi rialzo, consapevole che cadrò altre volte ma voglio andare avanti.
E mentre le sue attenzioni carezzano la mia anima, i suoi lividi sbiadiscono e li dimentica.
Spesso, lo abbraccio senza motivo, trattenendo le lacrime. Vedermi piangere lo addolora.
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This could be nothing
Romance"Si volta verso di me. Incessanti lampi illuminano il suo viso, ma è lo sguardo che mi rapisce. La luce ha abbandonato i suoi occhi ormai oscurati da rabbia, tormento e follia. Emozioni talmente intense da non poter essere trattenute, scivolano via...