27.Blu

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«Beau»

Delle dita scivolano tra i miei capelli, un brivido scorre dietro la nuca.

Ian.

La prima cosa che vedo è la luce bianca di una lampada. Sono steso sul letto dell'infermeria, non so come ci sono arrivato. Spilli di inquietudine iniziano a pungermi, mi sento perso. La nuova carezza ai capelli mi indica la strada.

Mi volto verso quella fonte di calore. Le labbra di Ian si distendono in un sorriso rassicurante e mi sento di nuovo a casa.

Alfie tira un sospiro di sollievo. «Menomale che ti sei svegliato subito, Dion voleva usare un suo calzino.»

«Guarda che ha sempre funzionato in passato» fa lui, chiudendo la porta e avvicinandosi al letto. Stringe tra le mani una bibita energetica blu che adagia sul tavolino al capezzale.

«I tuoi calzini possono resuscitare pure i morti!» commenta Alfie con una smorfia.

«Perché sono qui?» chiedo con un filo di voce.

«Sei svenuto per pochi secondi. Ian ti ha preso in tempo prima che cadessi a terra. Come ti senti?» Alfie cade nuovamente in apprensione.

Ho ancora il braccialetto verde al polso. «Bene credo. Ma che ci fate qua...la partita?»

«Quella partita contro gli avversari più scarsi del mondo? Noi stiamo qui, vero?» Dion si sostiene contro la sbarra del letto e mi sorride.

«Ovvio» Alfie annuisce.

Ian resta in silenzio, seduto al mio fianco, mi sfiora il braccio con le dita, lascia brividi persistenti.

«No, dovete andare! Vi squalificano dal campionato!» insisto.

Colpa mia. Ancora. Per quale motivo si ostinano a rimanere? L'agitazione pulsa nelle vene e le lacrime già sono pronte.

La porta si sblocca improvvisamente, Chase dà una rapida occhiata a tutti per poi concentrarsi su di me. «Come stai biondino?» mi scompiglia i capelli. «I cinque minuti di pausa sono passati, ci vogliono in campo altrimenti siamo fuori.»

Insisto ancora, prossimo alla disperazione. Mi tiro sui coi gomiti, poggio la schiena contro lo schienale. Il mio fintissimo sorriso li convince che ormai sono fuori pericolo.

«Ian?» Chase lo richiama con un sottile fastidio nella voce.

«Io resto qui» dice inamovibile, senza abbandonare i miei occhi.

Chase assume un'espressione che non riesco a decifrare, scuote percettibilmente la testa in segno di arresa. Sbatte la porta alle sue spalle con un tonfo secco, lasciando me e Ian in un silenzio surreale.

C'è un altro letto vuoto vicino, gocce di condensa filano a rilento lungo il profilo della bibita. Ci sono anche delle barrette ripiene di zuccheri.

Non mi va proprio nulla.

«Dion sostiene che se la bevi poi il tuo sangue cambia colore per un po'» ride ma non ho il coraggio di guardarlo. «Magari la provi dopo quando torniamo a casa, sarà stato un calo di zuccheri.»

«Dovresti andare alla partita» mi impunto.

«Secondo te mi importa di una partita...»

«Sì che ti importa, ti prego vai via.» Mi incateno ai suoi occhi e già mi sento vacillare.

«Come ti senti?» L'infermiera della scuola ci interrompe. «Devi mangiare di più e meglio. E bere anche»raccomanda, strofina le lenti sul lembo del suo camice usurato.

Sì, ok. Già lo so, tranquilla!

«È stato solo un periodo stressante a scuola» mi giustifico.

«Me ne occupo io» la rassicura Ian.

This could be nothingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora