24.Ma che diavolo..?

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«Si brucia così.» Chaz si sporge verso la manopola e la ruota, salvando le uova dalla cottura prolungata.

L'odore di sigaretta mescolato a qualche fragranza impregnata nei suoi vestiti mi nausea. Indietreggio.

Il suo amico sprofonda sul divano, allarga le braccia lungo il bordo dello schienale, reclina la testa sui cuscinetti.

Come sono entrati?

Chaz mi legge nel pensiero, fa saltellare un mazzo di chiavi nella sua mano per poi infilarsele in tasca. «Cosa stavi ascoltando che non mi hai sentito entrare?» Non smette di sorridere. «Guarda che non mordo,» aggiunge con tono stucchevole come se si trovasse davanti a un bambino impaurito e forse è proprio l'immagine che gli sto dando.

Trascuro le sue domande. «Tu sei il fratello di Ian?»

Solleva le sopracciglia, dischiude leggermente la bocca. «Sì, ci somigliamo, eh? Sono Chaz e lui dov'è?»

«Torna subito...»

Vorrei chiamarlo ma poi mi ricordo che il suo cellulare ce l'ho io. Cazzo.

Chaz trattiene un'estremità della sigaretta all'angolo della bocca, palpa il suo giaccone in cerca dell'accendino. «E dimmi un po', tu sei...un suo amico?»

Un rapido scatto della serratura. Ian, finalmente!

«Cazzo ci fai qui?» La sua voce cupa si impossessa della stanza. Posa un sacchetto sul tavolo, gli occhi fissi sul fratello.

«Mi aspettavo un'accoglienza più calorosa» ribatte Chaz deluso. «Ci stavamo conoscendo!»

La rabbia trattenuta di Ian riesce a strisciare silenziosa per poi esplodere quando si mette tra di noi e allontana suo fratello con una spinta brusca. «Allontanati da lui, non gli parlare nemmeno!»

«Ma sto bene! Perciò sono tornato prima» Chaz non si scompone, si accende la sigaretta, espira il fumo, avviluppando il viso di Ian.

«Se lo sei davvero non ti portavi quest' altro pezzo di merda alle mie spalle!» Ian alza la voce, ogni parola freme di collera. La sua figura domina interamente il fratello, lo sovrasta almeno di qualche centimetro.

L'amico chiamato in causa brontola versi sconnessi. Ian si volta nella sua direzione, lo sfolgorìo di pura follia si fa largo dalle sue iridi.

Sfioro il suo mignolo col mio. A quel richiamo si aggrappa ai miei occhi e ogni fibra di tensione sembra abbandonare i suoi muscoli. «Andiamo via» conclude freddo.

Lo seguo in camera sua. Non l'ho mai visto così teso e impaziente di andarsene via come se un conto alla rovescia pendesse sulle nostre teste. Indosso velocemente una sua felpa, allaccio le sneakers. Lui si veste con le prime cose che gli capitano a tiro, riempie le tasche con tutto ciò che potrebbe servirgli.

«Ti voglio fuori al mio ritorno» intima al fratello.

Mi prende per mano e l'ultima cosa che scorgo prima che la porta si richiude, è l'amico curvo sul tavolino, che spezzetta col manico di un coltello delle pastiglie.


Indugio in mezzo alla strada, armeggio con mani tremolanti le estremità della zip che non vogliono congiungersi. La frustrazione si concentra in respiri smorzati, mille pensieri galoppano nella mia mente.

«Sei lento fragolina» sostiene con voce rotta Ian. Poggia le sue mani sulle mie, calma le mie dita vacillanti. Con prontezza riesce a far scorrere su la zip e risistema il cappuccio sulle mie spalle.

«Colpa della tua felpa» annuso il braccio, «e sa di te.»

Abbozza un fugace sorriso che già naufraga in un ricordo lontano. Mi fa cenno di incamminarci così da non permettermi di leggere dentro la sua anima. Ma poi ogni suo passo diventa più pesante, gli occhi vacui si dirigono su un punto impreciso all'orizzonte, ingoia lacrime che si obbliga a nascondere, reprime ciò che vorrebbe urlare fino a stracciarsi le corde vocali.

This could be nothingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora