8.Bad boy

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Mi sveglio di soprassalto. Aguzzo la vista nella penombra. Forse, quel colpo sulla porta, me lo sono sognato. Stringo tra le mani il lenzuolo di un letto sconosciuto, in una camera non mia. L'unica fonte di luce proviene da una lampada sul comodino spoglio.

«Chi nascondi qui?»

«Devi andartene!»

«Una ragazza, vero?»

La maniglia si piega in giù, la lama di luce si infila nella stanza. La porta viene richiusa con impeto.

«Non c'è nessuno! Non ci deve entrare qui!»

È Ian. Gli trema la voce.

«Allora dammi quello che ti ho chiesto e vado via, promesso» strascica uno sconosciuto, sembra giovane a giudicare dal timbro di voce.

La maniglia scatta ancora.

«Finiscila!» tuona Ian, «Andiamo di là!»

I passi si attutiscono fino a che non sento più nulla. Mi trascino con fatica fuori dal letto, la testa pulsa senza sosta, ho la bocca asciutta.

Ian mi ha portato a casa sua?

Schiudo la porta, mi ritrovo in un lungo corridoio. Una luce soffusa giunge alla mia destra.

Un peso grava sullo stomaco e serra la gola.

I calzini slittano sul freddo parquet, sento le assi scricchiolare sotto la mia goffa cadenza. Vetri si frantumano, mi appiattisco contro la parete in preda al panico. Un bel respiro e mi allungo verso la nuova stanza.

La faccia cadaverica di un ragazzo spunta dal cappuccio, dei vestiti consumati e larghi ricadono sul suo corpo smagrito, ha una mano stretta attorno al collo di Ian, trattenuto contro un tavolino.

Ai loro piedi, mille schegge di vetro sfavillano, fluttuano in uno specchio d'acqua, tra petali di rose spente sul pavimento.

Ian è impassibile, non reagisce. I suoi occhi lo conoscono, celano una rassegnazione sconosciuta, la stessa che tiene fermo pure me. Il tizio fruga nella sua tasca dei pantaloni con l'altra mano libera, estrae un portafoglio e con un abile slancio ne prendi i contanti.

«Non tutti» Le parole di Ian sono mozzate dalla mano che serra con più forza la gola.

«Lo sai che ti voglio sempre bene? Sei il mio fratellino» dichiara lui, dolce. Sposta rapido le dita dal collo alla guancia.

Ian distoglie lo sguardo, rabbrividisce sotto quella carezza gelida.
Resta lì, perfino quando "suo fratello" sparisce oltre la soglia d'ingresso. Si sostiene coi palmi contro il bordo del tavolino per non vacillare. I suoi occhi ricolmi di collera. 

Lucidi. 

Posso sentire i suoi denti digrignare.

 Dissemina il suo veleno in tutta la stanza, fa appassire anche le rose superstiti prima del tempo. La sua aura oscura percorre la mia spina dorsale in un brivido freddo.

Un sospiro si sprigiona dal corpo fremente di rabbia. Sgattaiolo nel mio letto prima che possa accorgersi di me.

Richiudo la porta e mi butto sul materasso, chiudo gli occhi, regolarizzo il mio respiro.

Eccoli i suoi passi, sempre più nitidi.

La porta cigola, sta fermo sulla soglia. Sento la sua presenza farsi più vicina al letto. Lo scricchiolo delle sue ginocchia che si piegano, il respiro che soffia sul mio viso. Non è stata una bella idea fingere di dormire su un fianco. Ho paura che possa scoprirmi. Lo avverto. Sarei in grado di disegnarlo, saper dire ogni minuzia delle voragini neri che mi stanno studiando, delle ciglia lunghe e perfette.

This could be nothingDove le storie prendono vita. Scoprilo ora