•III•

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Sorprendentemente, quando Crowley arrivò davanti alla porta della libreria, trovò niente meno che la scritta "chiuso" davanti al suo naso.

Per quanto ne sapesse, Muriel non aveva ancora mai lasciato l'edificio, il che lo incuriosì abbastanza. Che finalmente avesse deciso di testare la vita umana?
A ogni modo, con un piccolo schiocco di dita magicamente la serratura si aprì, rendendogli possibile l'entrata.

Non appena posò i piedi sul tappeto socchiuse gli occhi e si lasciò andare in un lungo respiro.
Lasciò che il profumo dei libri e delle pergamene gli invadesse le narici. Non l'avrebbe mai ammesso in presenza di Aziraphale, ma quel profumo ormai era qualcosa di inebriante.
Non solo perché era anche l'odore caratteristico dell'angelo, appena percettibile al suo olfatto sotto la sua classica colonia; quel miscuglio di pagine, inchiostro e vecchio legno che impregnava il luogo ormai era per lui sinonimo di casa.
Si era sentito più al sicuro in un’ambasciata del paradiso che nel suo stesso appartamento.
Ironia della sorte.

Invece di dirigersi subito verso la sua solita poltrona, decise di fare due passi tra gli scaffali.
Quante volte vi si era addentrato per cercare qualche manuale che Aziraphale gli aveva gentilmente chiesto di portargli? Troppe, davvero troppe.
Afferrò un libro dal titolo strambo, più per annusarlo che per altro.
Aprendo la prima pagina notò anche che la classificazione dei libri non era in ordine alfabetico, bensì era ancora in uso quella caotica ideata da Jim. Beh, Gabriele.
In sostanza comunque non cambiava molto.

Chiuse tale libro di scatto, facendo salire una quantità di polvere che probabilmente gli sarebbe rimasta tra i capelli per i prossimi due secoli.
Tolse gli occhiali e li lasciò scivolare in tasca, guardandosi intorno.
Erano davvero tanti libri.
Ma non poteva lasciarli in quel modo.

Sospirò per l'ennesima volta, ma più per disperazione che per altro.
Gli sarebbe davvero piaciuto tantissimo smettere di pensare al fatto che stava davvero per smuovere centinaia di tomi solo perché sapeva che all'angelo avrebbe fatto piacere.
A dire il vero avrebbe gradito anche avere qualche scusa per la quale dovesse sistemare tutto a mano quando fino a prova contraria era un essere soprannaturale dotato di miracoli illimitati, ma dentro di sé sapeva di avere un disperato bisogno di trovare un passatempo.
Quello, come inizio, sembrava decente.

Preferì iniziare il suo lavoro, piuttosto che continuare a chiedersi perché diamine stesse facendo quella roba per l'uomo che lo aveva tanto ferito.

•••

Muriel in realtà, come prevedibile che fosse, non era esattamente stata in gita per le vie di Londra a farsi una cultura sulla specie umana.
Era stata chiamata urgentemente dal paradiso per conto di alcuni suoi vecchi colleghi del trentasettesimo ordine.
L'arcangelo supremo aveva chiesto loro di riunire i vari documenti in pile più o meno ordinate sulle loro scrivanie per facilitare una corretta classificazione successiva. E Muriel come avrebbe mai potuto andare contro alle richieste di qualcuno così gentile come Aziraphale?

La sua scrivania era un vero disastro, colma di fogli volanti, inchiostro colante e cartacce sparse; il pensiero che gli altri angeli suoi pari avessero chiamato lei solo per evitare di imbrattarsi di nero mentre raccoglievano le cose utili non le passò nemmeno per l'anticamera del cervello, ovviamente. Era troppo pura per pensare a certe cose.
Con un sorriso prese tutto ciò che poteva essere necessario (riempiendo ovunque di ditate nere, accreditando la precedente versione) e lo mise in proda sul lato sinistro della scrivania.

Sorrise guardando il suo lavoro ben fatto e si preparò per tornare sulla Terra, uscendo in pompa magna dalla stanza, quando qualcosa attirò la sua attenzione.
L'ufficio dove lavorava non era così distante dalla sala riunioni degli arcangeli, quindi appena girò l'angolo si ritrovò davanti a essa.
La porta, lasciata socchiusa, rivelò la voce di qualcuno all'interno che sembrava molto fiero di qualcosa.

Ora, Muriel era probabilmente l'angelo più angelico del paradiso; tuttavia, supponeva anche che qualche secondo passato a origliare conversazioni altrui non avrebbe rovinato così tanto il suo curriculum perfetto.
Avvicinò l'orecchio alla fessura e aspettò in religioso silenzio.

«Una delle idee migliori dell'ultimo millennio, davvero.»
La voce di Michele gli arrivò ai timpani per prima.
«Metatron è pieno di sorprese. Ha messo in atto uno dei sortilegi più potenti che abbia mai visto, nessuno riuscirebbe a invertirne gli effetti con i suoi soli miracoli.»
Rispose Uriele.

Muriel sorrise.
Niente di strano, supponeva fossero classiche conversazioni tra arcangeli.
Pensò di andarsene, quando improvvisamente sentì un nome a lei familiare.

«Si è tolto dai piedi Crowley e ha evitato che lui e quell'ingenuo di Aziraphale si inventassero qualcos'altro per fermare di nuovo l'armageddon. Meglio di così non poteva andare.»
Continuò Uriele, lodando ancora.
«Inoltre, il demone ha il cuore spezzato e il nostro nuovo arcangelo supremo ha solo vaghi ricordi di lui. Pensa se si incontrassero ora!», rispose Michele ridacchiando, «Mi piacerebbe vederli uno contro l'altro per una volta.»

Muriel deglutì.
Le suonava tutto abbastanza strano, soprattutto l'idea che i due potessero mai mettersi uno contro l'altro.
Santo cielo, li conosceva davvero da poco ma anche un cieco si sarebbe accorto che c'era qualcosa che li legava.

Iniziò ad allontanarsi pensierosa, e l'ultima cosa che le arrivò alle orecchie fu qualcosa che suonava come "abbiamo finalmente vinto", accompagnato dalla voce di Michele che intimava a Uriele di abbassare la voce.

•••

Crowley nel frattempo aveva già mobilitato un paio di scaffali, svuotandoli e spolverandoli a modo.
In qualche modo fare quel lavoraccio lo stava distraendo abbastanza da rendergli impossibile continuare a struggersi, anche se era letteralmente nel luogo peggiore per evitare di pensare all'angelo.
Non aveva comunque resistito al bisogno di rendere nero lo spolverino con un piccolo miracolo; si rifiutava categoricamente di usare quel coso giallo che tanto era piaciuto a Jim.

A un certo punto a finirgli tra le mani fu un libro non proprio messo bene che aveva tutta l'aria di aver rischiato di finire arrostito.
1941…

Lo riconosceva, ovviamente. Aziraphale lo aveva ringraziato in continuazione per aver salvato quello e gli altri libri, ottanta anni prima. I titoli ancora li conosceva a memoria.

Ne aprì le pagine per il solo piacere di sentire i ricordi passargli tra le dita, quando vide posarsi a terra un piccolo appunto scritto a mano, recitante una sola frase:

Per la raccolta "Crowley non è poi così cattivo come dice di essere"

Non ci poteva credere.
Davvero, esisteva su uno degli scaffali un fottuto scompartimento dedicato in qualche modo a lui?
Poteva giurare di aver sentito il rumore della sua stessa mascella cadere sulle mattonelle.

Dopodiché sorrise quasi impercettibilmente.
Nuovo obiettivo: trovare tutti i libri di quella vecchia raccolta.

𝘞𝘪𝘯𝘨𝘴 𝘰𝘧 𝘋𝘢𝘳𝘬𝘯𝘦𝘴𝘴, 𝘏𝘦𝘢𝘳𝘵𝘴 𝘰𝘧 𝘓𝘪𝘨𝘩𝘵  |Good Omens|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora