•XIV•

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La scala a chiocciola era, per farla breve, angosciante. Era angusta e contenuta in una sorta di torre che la proteggeva da eventuali fuggitivi. Era la via d'accesso per i demoni, i quali non erano destinati alla sofferenza eterna, non a quella convenzionale perlomeno; prendere gli scivoli dei dannati sarebbe stato molto più veloce, ma a lui di certo non andava di venir catapultato in una palude. Qualche minuto di più andava benissimo.

Gli scalini in pietra erano umidi e scivolosi, ma Crowley decise che avrebbe messo il culo per terra piuttosto di doversi aggrappare all'orrendo corrimano arrugginito.
Arrivato alla fine della scala, si ritrovò i piedi inzuppati nel fango; alla fine quindi era finito lo stesso nella palude. Ottimo.
I mirabolanti progetti architettonici dell'inferno; Crowley di preciso cosa si aspettava se non qualcosa di altrettanto disgustoso?

Uscì dalla torre già infastidito.
Due demoni stavano a guardia della torre, muniti di lance malconce. Non gli servivano davvero, era abbastanza certo che fossero solo di rappresentanza. Crowley sospettava che potessero cadere a pezzi da un momento all'altro.
I due non gli dissero nulla; probabilmente il via vai era costante, almeno per loro che rimanevano immobili senza fare granché. Appurato che fosse l'ennesimo demone a scendere o salire, non aveva senso trattenerlo.

Notò in lontananza delle mura fin troppo riconoscibili in quell'ambiente altrimenti vuoto e scuro. Si inoltrò quindi nel fango, tentando a tutti i costi di scansare pozze troppo profonde. Maledì anche lo stesso inferno per non aver mai pensato di costruire un accesso che desse direttamente dentro le mura.
Stava attraversando a piedi anche il quinto girone, alla fine. E aveva sperato davvero tanto che la palude sarebbe stata meno estesa, ma le mura restavano sempre troppo lontane anche se lui si avvicinava.

Non aveva davvero voglia di bucare i vestiti che indossava, ma visto che l'alternativa era un bagno nei fanghi del fottuto Stige, lasciò perdere.
Con un grugnito soddisfatto spiegò le ali, le quali si allungarono con un fruscìo. Si accarezzò una delle piume nere che si era piegata essendo rimasta in quello spazio stretto troppo a lungo.
Non le tirava fuori dai tempi dell'armageddon.

Con un colpo veloce delle ali si librò in aria e con un breve miracolo si ripulì dal fango.
Molto meglio.
Allo squarcio presente sul retro della camicia e nella giacca ci avrebbe pensato dopo. Ora bisognava che si desse una mossa.

•••


Arrivò davanti alle mura con un leggero fiatone.
Non sapeva quanto ci aveva impiegato, ma sicuramente meno di quanto ci sarebbe voluto a nuoto, facendo a cazzotti con le anime dei dannati.

Tenne le ali accovacciate dietro la schiena, rilassando i muscoli mentre bussava alla grande porta d'entrata. Era di legno e sembrava imponente, quasi alla stregua di quella di un castello.
Gli si aprì davanti non appena spostò la mano. Sarebbe potuto atterrare direttamente dentro le mura, ma anche se odiava ammetterlo non sapeva dove dovesse andare di preciso. Sarebbe stato molto più facile imbattersi nei diavoli a protezione dell'entrata della città e chiedere dove andare piuttosto che piombare lì a caso e dover cercare qualcuno disposto a passargli le giuste informazioni, o ancora peggio fare tutto da solo.

Non gli piaceva l'idea di doversi affidare a coloro che abitavano l'inferno, tanto meno quando si parlava di esseri che non aveva mai visto e che di lavoro torturavano persone. Non fidarsi gli uni degli altri era uno dei grandi fondamenti sui quali in qualche modo tutti i demoni facevano affidamento e Crowley stava per infrangerlo. Causa di forza maggiore, certo, ma non era comunque qualcosa che avrebbe fatto se non in quel caso. Era l'idea meno allettante che esistesse.

Compiuti i primi passi dentro le mura, le porte si chiusero alle sue spalle con un rimbombo.
Si respirava un'atmosfera molto diversa lì dentro; il calore proveniente dai numerosi sepolcri era asfissiante e le urla non erano più solo un sottofondo fastidioso, quanto più una continua e assordante mescolanza di dolore.
Era appena entrato e già voleva uscire.

Un demone, sicuramente quello che aveva provveduto ad aprirgli la porta, lo guardò storto.
«Sei un po' fuori luogo quaggiù.»

Crowley ricambiò lo sguardo e non poté fare a meno di dargli ragione: probabilmente un demone vestito decentemente non si vedeva tutti i giorni all'inferno, e di sicuro non mentre stava per entrare nei gironi. D'altronde, se la moda lì era girare a petto nudo con dei pantaloni sbrindellati come sembrava amare vestirsi l'altro, preferiva di gran lunga sentirsi fuori luogo.
I suoi capezzoli sarebbero rimasti dov'erano senza che nessun altro dovesse vederli, grazie mille.
Per il resto l'altro era abbastanza normale, per quanto i demoni potessero esserlo. Aveva capelli e pelle scura; la sclera dei suoi occhi era nera come il carbone e le iridi rossicce si stagliavano sullo sfondo caliginoso. Comunque meno strano di Hastur e della sua rana portatile.

«Può darsi, ma non mi fermo a lungo.»
Crowley fece un paio di passi in avanti, avvicinandosi all'altro.
«Devo solo recuperare una boccetta di Koreth per conto degli uffici, sai indicarmi la strada?»

Il demone sembrò pensarci su qualche secondo.
«Non so cosa possano mai farsene di quella brodaglia, ma sì. Seguimi.»

Iniziò a condurlo nell'intricato groviglio di sepolcri, a volte salutando altri demoni che Crowley si limitò a ignorare.
Quel posto era semplicemente deprimente, anche se non si aspettava molto altro dall'inferno. Gli faceva effetto vedere e sentire la moltitudine di anime che erano presenti lì per l'eternità.
Viveva a contatto con gli umani da millenni, era abbastanza brutto vederli finire lì. Tuttavia, non gli dispiaceva che assassini o altre categorie di stronzi fossero lì a marcire.
Era contento di non doverci tenere dietro lui, ecco.

«Comunque mi chiamo Phenex.»

Il demone risvegliò Crowley dai suoi pensieri.
«Come dici?»

Quello di bloccò un attimo, voltandosi verso di lui e guardandolo con grandi occhi rossi.
«Il mio nome. Phenex.»

«Oh, sì. Capito.»
Annuì lui.
Era davvero poco interessato a fare amicizia, ma era meglio tenerselo amico piuttosto che nemico. Se voleva arrivare dove doveva e riprendersi Aziraphale, sarebbe stato meglio tenersi pensieri troppo spiacevoli per sé.
Il quasi silenzio era preferibile.

Phenex gli rivolse un sorrisetto e ricominciò a camminare silenziosamente.
Era strano incontrare qualcuno che non avesse voglia di fargli domande sul trucchetto dell'acqua santa. O qualcuno che non gli chiedesse come fosse essere un mezzo serpente in modo canzonatorio. Si chiese se agli addetti ai gironi non interessassero i gossip provenienti dai piani superiori.
A dire il vero, gli piaceva semplicemente il fatto che l'altro demone avesse taciuto per buona parte del percorso. Non nutriva particolare interesse nei confronti di questo, ma almeno non sembrava essere troppo fastidioso.
Ovviamente, non poteva durare a lungo.

𝘞𝘪𝘯𝘨𝘴 𝘰𝘧 𝘋𝘢𝘳𝘬𝘯𝘦𝘴𝘴, 𝘏𝘦𝘢𝘳𝘵𝘴 𝘰𝘧 𝘓𝘪𝘨𝘩𝘵  |Good Omens|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora