Crowley si svegliò il giorno seguente con la sensazione di aver appena ricevuto un incudine in testa.
Alzò gli occhi al cielo e uscì da sotto le lenzuola, facendo scomparire il pigiama in seta con un rapido schiocco di dita accompagnato da un altro subito dopo per farsi apparire anche i classici vestiti neri da giorno. Fece un paio di passi intorno a sé cercando gli occhiali, salvo poi ricordarsi di averli lasciati al piano di sotto.
Scosse leggermente la testa, dandosi dell'idiota da solo per non aver pensato che sarebbe stato poco intelligente entrare in un ambiente che poteva essere affollato con i suoi occhi ben visibili. Se qualcuno avesse osato chiedergli qualcosa a riguardo, probabilmente lo avrebbe incenerito.
E niente gli avrebbe davvero impedito di miracolarsene un paio dritto sul naso, ma decise di evitare. Sarebbe stata una breve punizione personale per esserseli scordati in primo luogo.Schioccò nuovamente le dita, facendosi scomparire di dosso il profumo delle coperte.
Aziraphale non era solito dormire, ma a quanto pareva amava leggere sul proprio materasso. Maledizione.Si convinse a scendere le scale, chiudendo la porta della camera alle sue spalle.
Se non altro sembrava che non ci fosse nessuno all'interno della libreria; a quanto pareva avevano fatto davvero un buon lavoro a convincere tutti che nessuno gli avrebbe venduto nessun libro lì dentro.Arrivato alla scrivania, afferrò gli occhiali e se li poggiò sul naso.
Muriel sicuramente stava ancora leggendo, anche se il pendolo affermava che fossero più o meno le nove di mattina.
L'ora del caffè.
Pensò di andare semplicemente in cucina a prepararsene una tazzina o due, salvo poi ricordarsi che odiava mettere le mani ai fornelli e che per una modica cifra poteva ordinarlo e riceverlo nel giro di cinque minuti al bar di fronte.Lasciò la libreria, attraversò la strada e finì davanti alla caffetteria di Nina, entrando con nonchalance. Si appoggiò sul bancone con entrambe le mani.
«Sette espressi in una tazza grande, grazie.»
Nina, che si trovava a dare le spalle al suo cliente mentre preparava l'ennesima tisana della giornata, sussultò leggermente.
«Ti sei evoluto?»
Gli chiese senza nemmeno girarsi.«Sono un uomo impegnato, necessito di caffeina.»
Una leggera risata, abbastanza ironica, gli arrivò alle orecchie.
«Maggie, lo affido a te.»
La bionda, sentendosi chiamare, uscì dalla piccola stanza che era la dispensa e sorrise a Crowley quando lo vide.
«Anthony! Sono felice di vedere che sei ancora vivo e vegeto.»
Il demone le sorrise a sua volta e attese la propria ordinazione con calma.
Sapeva di star perdendo tempo di proposito, ma onestamente più tardi si recava all'inferno meglio era.Quando gli arrivò tra le mani la bevanda, evitò di finirla tutta in una botta sola. Preferì giocare col manico per qualche secondo prima di assaggiarne il contenuto, stavolta un po' slavato. Avevano forse aggiunto dell'acqua per evitare di mandarlo in overdose di caffeina? Astuti, questi umani.
«Fammi indovinare», iniziò Nina tenendo in mano uno strofinaccio, «Se ti chiedessi cosa diamine sei andato a fare ieri, non mi risponderesti. Vero?»
«Affermativo.»
«Se invece ti chiedessi di smetterla per una volta di correre dietro a chi ti ha infranto il cuore, mi daresti retta?»
«Negativo.»
Molto, negativo.Nina annuì e finì di asciugare dove aveva per errore versato del latte.
«Chissà perché ci avrei giurato.»
Crowley la guardò tranquillo mentre sorseggiava il suo caffè.
Maggie intanto, mentre poggiava uno scontrino nelle mani di un cliente, gli rivolse uno sguardo colmo di positività.«Mi sembri comunque stare meglio oggi rispetto agli ultimi mesi. Non sembra nemmeno che tu ti sia ubriacato ieri sera.»
Il che era strano per i suoi standard di allora, dovette ammettere.
Le sorrise leggermente.Il demone riprese in mano la tazza e ne finì il contenuto. Al diavolo il tè, questo era quello di cui aveva bisogno.
Anche se si ripromise di non dirlo mai ad alta voce, perlomeno non a Londra dove una folla inferocita lo avrebbe rincorso per le vie.Si alzò e come ogni altra volta lasciò a Maggie quasi il doppio di ciò che avrebbe dovuto pagare.
«Allora ci si vede.»
E senza aspettare una vera e propria risposta, si rifiondò fuori.
«A volte non lo comprendo e forse è meglio così», disse Nina guardandolo uscire e correre di nuovo dentro la libreria.
Maggie le lasciò un bacio sulla fronte prima di girare i tacchi e andare a prendere una nuova bottiglia di latte di mandorle.«Mi basta vederlo stare meglio.»
•••
Al suo ritorno, Muriel si stava aggirando con calma tra i libri smossi.
Non era stata una sua priorità prima, ma ora che ci faceva caso non poteva lasciare tutto quel ben di dio in quel disordine.Si era rimboccata le maniche e aveva iniziato a risistemare ogni libro, mantenendo la vecchia organizzazione di Jim. Le sembrava davvero comoda in realtà.
Intelligentemente aveva deciso di lasciare al proprio posto almeno la pila di libri presente sulla scrivania. Crowley sembrava particolarmente interessato a quelli.Suddetto Crowley invece aveva deciso di lasciar perdere la cosa nel preciso istante in cui aveva saputo che Aziraphale poteva essere in pericolo. Al diavolo tutti quei libri, anche se ciò significava mandare a rotoli ore passate a cercare invano di sistemarli in maniera decente. Ci avrebbe pensato l'angelo una volta tornato, se e quando avesse voluto.
Estrasse la piccola pergamena dalla tasca della giacca.
Città di Dite.
Sarebbe dovuto fottutamente entrare nei cerchi dei dannati. Odiava quella cosa con tutto se stesso. Si ripeté nella mente un paio di volte il nome dell'olio che cercava e rimise l'appunto nello stesso posto dal quale lo aveva preso.«Cosa prevede oggi il nostro piano per salvare Aziraphale?»
La voce di Muriel gli arrivò allegra.
Crowley si girò a guardarla; era coperta di polvere dalla testa ai piedi.«Non puoi venire con me stavolta.»
L'espressione felice di lei si spense subito.
«Come mai?»
Si rifiutava di portarla con sé. Non perché pensasse che non le sarebbe stata d'aiuto, ma perché l'inferno era il dannato inferno e lei era una creatura sensibile.
Oltre a ciò, non tutti i demoni erano soliti porsi in maniera più o meno amichevole con qualche angelo come invece faceva Crowley, probabilmente nessuno. Un essere del paradiso non avrebbe avuto vita facile in quel luogo e forse non ne sarebbe neanche mai uscito.
Non voleva spaventarla, ma doveva convincerla a lasciar perdere.«L'inferno non è un posto per angeli, Muriel. Non ha grandi aree luminose e pareti bianche, né esseri gentili che ti indicano la strada se ti perdi. È una fossa labirintica e oscura, dove le urla dei dannati riempiono l'aria. E il posto dove devo andare, è peggiore rispetto a quel buco di culo che sono gli uffici amministrativi. Non posso permettere che qualcuno ti ferisca.»
L'angelo deglutì.
Okay, forse l'intento non era stato spaventarla, ma di sicuro era successo comunque.«Non mi venire a cercare se ci metto molto a rifarmi vivo, intesi?»
Le chiese lui, avvicinandosi.
Non avrebbe rischiato di metterla nei guai.
«Il tempo scorre diversamente all'inferno più di quanto lo faccia in paradiso, quindi non preoccuparti se non mi vedi tornare oggi.»«Va bene. Però cerca di ritornare.»
Crowley non riuscì a soffocare il sorrisetto che gli stava nascendo sulle labbra.
Annuì una volta e uscì dalla porta, camminando fino all'ascensore pensando a dove stava per mettere piede."Giuro che quando ti farò riacquistare la memoria dovrai passare un anno intero a esibirti nella danza del perdono, Aziraphale.
Anche se non è del tutto colpa tua."
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𝘞𝘪𝘯𝘨𝘴 𝘰𝘧 𝘋𝘢𝘳𝘬𝘯𝘦𝘴𝘴, 𝘏𝘦𝘢𝘳𝘵𝘴 𝘰𝘧 𝘓𝘪𝘨𝘩𝘵 |Good Omens|
FanficAziraphale è tornato in paradiso, lasciandosi alle spalle la vita che aveva condotto fino ad allora e Crowley, il quale non riesce a voltare pagina (e forse non vuole nemmeno). A causa di questo, sono innumerevoli le giornate che trascorre nella lib...