•VII•

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La voce di Metatron riempì la sala con una fermezza inaudita.
Non sembrava nemmeno la stessa che aveva sentito qualche mese prima; non assomigliava più molto a quella dell'anziano innocente che era entrato nella libreria di Aziraphale.

Crowley si girò di scatto, intrecciando lo sguardo con quello dell'uomo.
Sprezzante, si tolse gli occhiali da sole e se li cacciò in tasca. Forse sarebbe sembrato più minaccioso del normale.
«Noto che per te il mio nome risulta ancora troppo difficile da pronunciare.»

Una smorfia divertita ma decisamente tagliente si stagliò sul viso di Metatron.
«Non importa in questo momento. Sono più interessato a capire perché mai un demone come te sia qui e non dove gli compete.»
Sentì Muriel deglutire a pochi metri da lui.

«Tanto quanto a me piacerebbe sapere chi diavolo ti credi di essere per cancellare la memoria a un angelo pensando di farla franca.»
Crowley ricambiò il sorriso, assottigliando gli occhi gialli. Si stava davvero sforzando molto per evitare di sibilare pericolosamente. Non gli piaceva lasciar uscire così tanto certe emozioni, per di più davanti a quell'angelo.
«Anche il vero motivo per il quale hai avuto questa fantastica idea mi farebbe piacere.»
Non che non si fidasse di Muriel, ma una conferma gli avrebbe fatto bene.

Metatron ridacchiò.
«Sono in qualche modo sicuro che conosci la risposta.»
Detto ciò, si voltò verso l'altro angelo: «Non è vero, Muriel cara?»

Il demone non riuscì a evitare di cancellare la distanza che lo divideva da lei, così le si mise davanti.
Sarebbe dovuto passare sul suo corpo anche solo per torcerle un capello.

«Lascia degli angeli innocenti fuori dalle tue malefatte, Metatron», disse quindi Crowley, mostrando i canini affilati.
«Non sono qui per riprendermi Aziraphale, almeno non ora.»

Il vecchio alzò un sopracciglio, sembrando quasi stupito per un attimo.
Lo considerava davvero così stupido?
Purtroppo per il demone, Metatron capì le sue intenzioni poco dopo.

«Oh, Crowley, non mi dire che stai pensando di cercare le biblioteche angeliche. Devo davvero essere io a ricordarti che non hai più questi diritti da quando sei caduto?»
Sembrò sottolinearne il nome come per prenderlo in giro.

Crowley digrignò i denti.
Se il suo solo sguardo avesse potuto incenerire, dell'altro angelo non sarebbe rimasto che una piccola montagnola di polvere grigia.
Tuttavia, fece anche presto a rigirare la cosa a suo favore.

«Se ne sei convinto, perché non mi lasci provare?»
La sua espressione non lasciava dubbi; quella era una sfida.

Metatron si limitò a sorridere, indicando la parete in fondo alla sala. Precisamente, il suo dito puntava leggermente a sinistra.
«Quello è il posto che stai cercando. Sai cosa fare, a quanto pare»

Crowley seguì con lo sguardo il punto indicato dall'uomo, ma non si mosse subito.
Solo quando notò che quello non sembrava intenzionato a fare null'altro che rimanere a guardarlo, rilassò le spalle. Sussurrò qualcosa di incoraggiante a Muriel e si avvicinò lentamente al muro immacolato.

Chiuse gli occhi.
Se non avesse funzionato avrebbe dovuto trovare un modo per uscire da lì in tempo record, ma preferì non pensarci neanche.
Doveva funzionare.

Alzò la mano destra ed esitò per qualche secondo prima di prendere coraggio e lasciare che la superficie liscia entrasse a contatto col suo palmo.

Inizialmente non successe nulla, il che fece battere il cuore del demone a velocità disumane.
Poi, però, uscirono dalla parete raggi luminosi, i quali andarono a formare lentamente un'immagine inconfondibile.

Crowley indietreggiò, come scottato da quella visione. Spalancò gli occhi mentre qualcosa prendeva vita davanti a sé, dorato e colmo di intagli preziosi e perlacei. Il rilievo si stava formando sotto i suoi occhi e dove poco prima si vedeva solo una parete, ora un'imponente porta a doppia anta gli si stagliava davanti.
Muriel lasciò andare un suono meravigliato alle sue spalle.

𝘞𝘪𝘯𝘨𝘴 𝘰𝘧 𝘋𝘢𝘳𝘬𝘯𝘦𝘴𝘴, 𝘏𝘦𝘢𝘳𝘵𝘴 𝘰𝘧 𝘓𝘪𝘨𝘩𝘵  |Good Omens|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora