•XIII•

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L'aria iniziò a sembrargli fastidiosa metà percorso.
Più scendeva, più si impregnava di un odore di sottofondo spiacevole. Stava diventando pesante, opprimente e già si iniziava a notare che non sembrava più limpida come prima.
Crowley voleva ritornare sulla Terra e non aveva ancora messo piede nell'inferno vero e proprio.

Il tintinnio di una campanella inquietamente simile a quella sentita il giorno precedente rimbombò nell'abitacolo e le due porte si schiusero, dandogli piena visione del deprimente ambiente esterno.
La visuale gli risultò subito annebbiata; il vapore costante che riempiva l'ambiente gli arrivò dritto in faccia facendogli arricciare il naso e la luce verdognola proveniente dai neon malandati non lo aiutò.

Fece un paio di passi in avanti e si ritrovò in mezzo al costante flusso di demoni che camminavano da una parte all'altra apparentemente molto indaffarati.
Non era cambiato niente in quei mesi. Non che si aspettasse qualche novità in fatto di organizzazione, comunque.

Se non altro, sarebbe stata un'impresa abbastanza diversa da quella precedente, perché stavolta non ci sarebbero state grandi incognite: sapeva di poter raggiungere i gironi dell'inferno. Tutti i demoni potevano farlo di norma, tranne forse quelli di rango più basso perché era più semplice tenerli a impilare fogli inutili sapendo che non avrebbero potuto lamentarsi granché.
Sorvegliare i gironi era una cosa abbastanza semplice e non ci volevano grandi capacità per farlo. Era un mestiere abbastanza noioso pure quello, anche se necessitava di un grado di sadismo abbastanza elevato.
Doveva solo capire quale scalinata prendere per raggiungere presto la destinazione e passare alla parte successiva.

Il che significava dirigersi verso l'ufficio di smistamento dei dannati.

Si fece spazio tra la folla, beccandosi anche una linguata in faccia da un diavolo particolarmente disgustoso, ma alla fine raggiunse il posto giusto.
E per sua grandissima sfortuna, alla scrivania in quel momento c'era Furfur.

«Ancora tu?»
Gli chiese alzando gli occhi su di lui.
Aveva un'espressione abbastanza infastidita.

«Già, ancora io», rispose Crowley.
Aveva davvero poca voglia di star lì a discutere con l'altro demone, più riusciva a tagliare la discussione meglio era.
«Per non rubarti troppo del tuo prezioso tempo, che strada si prende per il sesto girone?»
Si sentiva troppo che era ironico fino al midollo? Sperava davvero di no.

Furfur si limitò a tornare al suo lavoro, timbrando vari fogli uno dopo l'altro.
«Non so perché mai dovresti andarci, ma non ho neanche l'intenzione di dirti come fare.»
La forza che usava per premere il timbro stava crescendo.
«Se sono qui da secoli a smistare dannati senza una pausa degna del suo nome, è anche colpa tua.»

Crowley alzò gli occhi al cielo.
Non adesso, ti prego.
«Cosa c'entro io se tu sei così idiota da presentarti davanti al Consiglio oscuro senza controllare di avere ancora le fottute prove nella busta?»

«E io come potevo immaginare che quell'angelo fosse davvero capace di mettere in atto un trucco di magia terrestre?»

Crowley si posò indice e pollice sul ponte del naso, respirando lentamente; nella sua mente risuonò un “Satana, dammi la forza”.
Stava davvero litigando con Furfur perché lui stesso non era stato in grado di tener traccia di ciò che gli serviva?

«Okay senti, non ho davvero intenzione di stare qui un solo secondo di più a parlare con te di questa storia, voglio solo sapere dove diavolo dovrei andare.»

«La vera domanda è perché mai dovresti voler andare laggiù. Non sei mai stato affascinato dalle fosse dei dannati.»
La voce di Shax arrivò ferma e chiara alle sue spalle.
Crowley iniziò a domandarsi chi glielo avesse fatto fare di chiedere aiuto.

Si voltò, puntando gli occhi su di lei.
«Affari personali. Molto personali. A dire il vero voglio solo scendere, farmi i fatti miei, tornare su e, possibilmente, non rimettere mai più piede all'inferno.»
Fece anche caso al nuovo look di Shax: aveva abbandonato quell'orrendo completo bordeaux con fiocco.
Il senso estetico di Crowley gioì.
Ora semplicemente teneva un completo nero con cravatta rossa, i capelli legati in uno chignon. Si intravedeva qualche squama sul lato destro del suo collo, ma non volle investigare oltre.

«Sono quasi certa che ormai tutti qui dentro si augurino che tu non faccia ritorno, porti solo guai il più delle volte.»
I tacchi della donna ticchettarono sul pavimento lercio e lei si avvicinò a una porta alla sinistra della scrivania di Furfur.

«Quinta scalinata. Fai veloce e vedi di toglierti. Tengo abbastanza al mio grado di Duca per desiderare solo di vederti sparire al più presto, finché non fai troppo casino non mi interessa nemmeno quale stramba idea tu possa aver avuto.»

Crowley fece un sorrisetto e si avviò per la sua strada, sentendo in sottofondo la voce del demone dai capelli grigi che continuava a blaterare indignato contro Shax.
Non avrebbe mai pensato di dirlo, ma avrebbe quasi dovuto ringraziarla.

•••

Metatron non riusciva a smettere di pensare che nonostante le parole di Saraqael sulla questione, non fosse saggio dimenticare il problema.

Andare a controllare di persona era fuori discussione; meno frequentava la Terra e le sue disgustose creature, meglio era. D'altra parte, non aveva molto senso sottovalutare di nuovo il demone.
Non conoscere le sue vere intenzioni lo stava facendo impazzire.

Mettere ai ripari Aziraphale sarebbe stata la cosa migliore per tutti.
Deciso ciò, lasciò la sala riunioni degli arcangeli dove era solito chiudersi per pensare e andò alla ricerca di qualche guardia angelica ben addestrata.

Il secondo avvento ci sarebbe stato e nessuno l'avrebbe contrastato questa volta.

𝘞𝘪𝘯𝘨𝘴 𝘰𝘧 𝘋𝘢𝘳𝘬𝘯𝘦𝘴𝘴, 𝘏𝘦𝘢𝘳𝘵𝘴 𝘰𝘧 𝘓𝘪𝘨𝘩𝘵  |Good Omens|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora