•XXII•

109 9 11
                                    

«Mi stupisci, Crowley. Pensavamo che avessi desistito.»

Poi guardò Aziraphale meglio di quanto avesse fatto fino ad allora.
Notò il nero ancora presente sulla sua pelle. Allora era successo.
Il demone ci era riuscito alla fine.
Avrebbe dovuto immaginarlo possibile, anche se avevano dato fuoco ai vecchi volumi e non c'era motivo di pensare che fosse riuscito a ritrovarli.
Tuttavia, si ritrovava lì faccia a faccia con lui. Di nuovo.

Si pizzicò con due dita il ponte del naso.
Che fastidio.

Rivolse loro uno sguardo spazientito.

«Perché in qualche modo c'entrate sempre voi due, mh? Non ce la fate proprio a rimanere separati?»

Crowley gli rivolse un sibilo a denti stretti e alle sue spalle sentì chiaramente Aziraphale deglutire.
Gli si fece più vicino, cercando di infondergli un minimo di sicurezza. Non era il momento di lasciarsi prendere dal panico, ma comprendeva perfettamente la reazione dell'angelo.
Era stato lui a vivere sulla propria pelle i piani di Metatron, oltre al fatto che quello era anche l'angelo per colpa del quale aveva rischiato di discorporare Crowley.

Non era il miglior momento per trovarsi contro di lui.
E il demone, anche se cercava in qualche modo di tranquillizzare Aziraphale, non era realmente certo di cosa stesse per succedere né era sicuro che sarebbero riusciti a fuggire di lì illesi.

«Maledetto sia il giorno in cui voi due siete stati mandati insieme nel giardino dell'Eden. Nessuno avrebbe più avuto problemi se non aveste stretto questa stramba amicizia.»
Metatron scuoteva la testa a destra e sinistra lentamente mentre diceva quelle parole.

In quel momento, Aziraphale allungò la mano fino a sfiorare quella di Crowley.
'Non sei solo, adesso.'

Il demone girò leggermente il capo, in modo da poter guardare Aziraphale mantenendo Metatron nel suo campo visivo. Riusciva ancora a vederlo con la coda dell'occhio.
Crowley non disse niente, si limitò a intrecciare le dita con quelle dell'angelo.
'Neanche tu lo sei.'

Era la prima vera volta che si tenevano per mano in quel modo.
E quanto tempo sprecato a evitare di parlarne, a cercare di negare, a scappare quando le cose si facevano serie, a nascondere sentimenti.
Mai più, si disse Crowley.
Non avrebbe più rinunciato a sentirsi le farfalle nello stomaco come in quel momento.

Tornarono entrambi a puntare lo sguardo negli occhi di Metatron, il quale ora sbuffava.

«Cos'è questa moda di tentare gli arcangeli?»

«Lo fa da prima che prendessi la carica...»

Sussurrò Aziraphale, osservando il pavimento.
Non c'era davvero bisogno di puntualizzare certe cose in quel momento, ma Crowley decise che lo amava anche per quelle sue uscite.

«Ora basta», sbottò Metatron.
«Non siamo qui a ridere e scherzare.»

Fece un rapido movimento con la mano e dopodiché incrociò le braccia al petto.
«È arrivato il momento per gli angeli e i demoni di comportarsi come tali. Non possiamo permettervi di interferire un'altra volta con la resa dei conti finale.»

In quel momento gli altri arcangeli entrarono nella stanza, rimanendo comunque dietro le spalle di Metatron.
A quanto pareva con il miracolo precedente li aveva convocati.
Aveva bisogno di una platea, certo.
Si ritrovarono così sotto gli occhi attenti di Michele, Uriele e Saraqael.

La mente di Crowley iniziò a far girare gli ingranaggi. Era come se una grande scritta di pericolo avesse iniziato a lampeggiare nel suo cervello.
Pensa, pensa, pensa.
Dovevano uscire di lì, al più presto. Anche se probabilmente fuggire non sarebbe stato sufficiente; stavolta non sarebbe stato tanto fortunato da rimanere illeso ritentando la fortuna.
La missione non vedeva più solo il salvataggio di Aziraphale tra gli obiettivi, ma anche della sua stessa pelle.
Inoltre, quello era nell'unico posto dove letteralmente tutti potevano attingere a dell'acqua santa. Poteva andare malissimo in troppi modi diversi.
E nonostante ciò, la cosa che iniziò ad avere più importanza secondo i suoi neuroni, fu comunque riportarsi sulla Terra Aziraphale sano e salvo.
Liquidò velocemente la faccenda, dicendosi semplicemente che quello era l'effetto ottenuto quando per seimila anni cercavi di sopprimere i tuoi sentimenti.

Sentì Aziraphale aumentare la presa sulla sua mano e rispose allo stesso modo.
Potevano farcela. Anche se si erano messi contro l'angelo più potente del paradiso e i suoi sottoposti.

Intanto, una delle guardie fuori dalla porta cominciò a riprendere i sensi e guardandosi intorno spaesata iniziò a recuperare anche gli ultimi sprazzi di ciò che ricordava prima di essersi risvegliata a caso sul pavimento.

Muriel la notò quando, dopo aver percorso correndo metà paradiso, arrivò in quel preciso corridoio. Si limitò a un debole miracolo che fece scomparire le due spade che giacevano a terra, non volendo nuovi guai.
Già aveva paura di sapere cosa stesse succedendo nella stanza, non aveva bisogno anche di quell'angelo.

Si fiondò dentro l'ufficio come un fulmine, circumnavigando intorno agli arcangeli e andando dritta al fianco di Crowley, ovviamente non dal lato dove stava ancora tenendo per mano Aziraphale. Notò la cosa, oltre alla pozza di olio a terra e al fatto che i due sembravano essere abbastanza uniti rispetto a prima.
Trattenne un rapido commento di congratulazioni per i due; non era il momento.

«Questo è quello che hai capito di "nasconditi, non voglio metterti in pericolo"?»
Chiese Crowley leggermente irato.
Già temeva per sé stesso e per il suo angelo, adesso in gioco c'era anche l’amanuense del trentasettesimo livello a cui si era affezionato.
La cosa non lo aiutava a mantenere la calma.

«Muriel, non è un gran momento per trovarsi qui», si aggiunse Aziraphale.

Lei però non fece passi indietro. Rimase lì comunque.
«Non ho intenzione di starmene nelle retrovie sapendo cosa state facendo voi due.»
Aveva camminato per un po', cercando di non pensare ai pericoli che stava passando Crowley mentre lei era lì a non fare nulla. Alla fine ci aveva rinunciato e ben consapevole del fatto che avrebbe ricevuto come minimo una lavata di capo dal demone, aveva deciso di tornare indietro fino all'ufficio. Ci avrebbe pensato più tardi alle sue ramanzine.

Mantenne lo sguardo saldo sui "nemici".
«Anche io sono contraria al secondo avvento.»

Metatron alzò gli occhi al cielo; buffo se si pensa che erano letteralmente in cielo.

«Nulla di tutto questo ha importanza, ora», disse Michele, entrando nella conversazione con un sorrisetto fastidioso.
«L'apocalisse avverrà, che vi piaccia o meno.»

Metatron stava per dire qualcosa, probabilmente a riguardo del loro destino, ma non vi riuscì.
La guardia, ormai completamente sveglia, aveva deciso di intervenire. L'angelo gli aveva confiscato l'arma, ma per sfortuna di Muriel non era tutto ciò che gli era stato dato in dotazione. Aveva afferrato il piccolo pugnale per le emergenze tenuto in un piccolo fodero legato al polpaccio e con quello si era introdotto nella stanza.

Aveva anche lui raggirato il primo gruppo di angeli, cercando invece il suo obiettivo.
Questo si rivelò essere molto facile da individuare, anche se ora sembrava essere diverso rispetto a prima.

«Ti avevo detto di non entrare.»
Disse mentre alzava il braccio, il pugnale stretto tra le sue dita.
Fu tutto talmente veloce per inizialmente nessuno riuscì a metabolizzare l'accaduto, tanto meno il fatto che una minuta lama stava volando per la stanza.

Muriel sobbalzò e Aziraphale si rese conto di cosa fosse successo solo quando sentì la stretta di Crowley nella sua mano farsi più debole, vedendolo poi deglutire e collassare al suolo.
Quasi senza pensarci lo seguì di slancio, inginocchiandosi accanto a lui e prendendogli il capo in grembo mentre quello si appoggiava la mano sull'addome dove ora un piccolo coltello era penetrato nelle membra. Crowley si avvicinò le dita agli occhi, osservando il rosso intenso del suo sangue.
Un'espressione stralunata e spaventata gli si formò in viso mentre la ferita iniziava a bruciare come il fuoco.
Deglutendo realizzò che non sarebbe stato come essere colpiti dalla spada infuocata di Aziraphale, perché l'ultima arma di difesa di una guardia angelica era fatta per uccidere, non per mettere fuori dai giochi temporaneamente.
Era una lama del paradiso, intinta nell'acqua santa.

𝘞𝘪𝘯𝘨𝘴 𝘰𝘧 𝘋𝘢𝘳𝘬𝘯𝘦𝘴𝘴, 𝘏𝘦𝘢𝘳𝘵𝘴 𝘰𝘧 𝘓𝘪𝘨𝘩𝘵  |Good Omens|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora